Il quinto round di licenziamenti in tempi recenti e, a distanza di due anni, l’azienda cambia di nuovo il Ceo. Stiamo parlando di Peloton, società tecnologica americana attiva nella produzione e vendita di cyclette e tapis roulant smart. L’amministratore delegato Barry McCarthy, già CFO di Spotify, ha annunciato le dimissioni, poco dopo aver comunicato che la società avrebbe tagliato nuovamente le risorse: 400 persone a livello globale perderanno il lavoro, vale a dire il 15% del personale.
La parabola di Peloton
Subentrato nel 2022 a John Foley, che aveva ricoperto l’incarico di Ceo per 10 anni, McCarthy aveva rassicurato nel primo trimestre 2023 investitori e dipendenti rispetto alla chiusura del capitolo licenziamenti, poiché l’azienda sembrava aver cambiato rotta. I tagli non saranno immediati ma implementati nel corso dei prossimi 12 mesi con un risparmio annuale stimato di 200 milioni di dollari.
Karen Boone e Chris Bruzzo, attuali membri del board, svolgeranno l’incarico di co-Ceo ad interim fino a quando non si troverà una nuova figura per traghettare la società fuori da un periodo di crisi che dura da diversi anni. La sua storia è legata a quanto accaduto durante la pandemia, a partire dal 2020 quando mezzo mondo è stato costretto a chiudersi in casa durante i lockdown.
Quanto ha licenziato Peloton?
Se in un primo momento gli affari per Peloton hanno prosperato, con il trend degli allenamenti in casa – tra live Instagram e altri metodi spesso improvvisati -, presto la situazione è cambiata. Nel 2021, alla vigilia della crisi, l’azienda dava lavoro a più di 8.600 persone a livello globale, mentre a seguito di numerosi tagli degli ultimi anni i dipendenti sono scesi a circa 3mila (cifra aggiornata all’ultimo layoff). Rispetto al tema licenziamenti la situazione 2024 è ancora diversa rispetto al 2023, anche se negli ultimi mesi i numeri son tornati a salire: dopo i cali di febbraio e marzo, aprile ha chiuso con oltre 34mila persone licenziate in ambito tech.
Come hanno commentato gli analisti sembra che Peloton abbia fatto male i propri calcoli, immaginandosi uno scenario di crescita costante del proprio mercato. Hanno pesato anche i ritardi nelle consegne – dovuti agli enormi problemi della supply chain – e I richiami di alcuni macchinari per problemi di sicurezza. E siccome piove sempre sul bagnato ci si è messo anche il terzo film di Sex and the City (per saperne di più cliccate qui, con pericolo spoiler).