Nel mondo delle tech company certe storie si meritano una serie. Quella di WeWork, ad esempio, ha ispirato una delle produzioni di Apple Tv più belle (WeCrashed). Ma a giudicare da quel che sta accadendo potrebbe esserci materiale a sufficienza per una seconda stagione. Adam Neumann, ex Ceo e Founder della società che ha attivato il Chapter 11 negli USA per evitare il fallimento, ha infatti avanzato un’offerta preliminare per acquisire l’intera azienda per una cifra superiore ai 500 milioni di dollari.
WeWork: a volte ritornano
Su StartupItalia abbiamo pubblicato l’indiscrezione a inizio febbraio: il ritorno di Adam Neumann sarebbe senz’altro una delle notizie più rilevanti dell’anno. Tra le più divisive, peraltro. La storia è quella di un coworking cresciuto con sedi in tutto il mondo, ottenendo finanziamenti da giganti come SoftBank. Tutto grazie alla visione e alla straordinaria capacità oratoria del suo founder.
WeWork per anni ha cercato di trasmettere un messaggio di rivoluzione in corso, creando una community entusiasta di aziende e investitori. Nel 2019 la società ha raggiunto l’apice della propria valutazione toccando i 47 miliardi di dollari di valutazione. Tuttavia i dissidi con il cda e le resistenze di Neumann rispetto ai rischi di perdere il controllo sul proprio progetto hanno portato alla separazione.
L’altra startup di Adam Neumann
Al momento Neumann sarebbe riuscito a riunire una cordata di investitori per supportare l’offerta da oltre mezzo miliardo per acquisire la sua creatura. La società non ha commentato nello specifico, ma ha riferito di aver ricevuto manifestazioni di interesse da diversi soggetti. Come si legge su Cnbc, la strada non è in discesa: va ancora chiarita la fattibilità del piano. Adam Neumann è intanto già impegnato con Flow, un’impresa attiva nel real estate e finanziata da Andreessen Horowitz con 350 milioni di dollari.
SoftBank, che aveva spinto per allontanare Neumann dalla carica di Ceo nel 2019, è uno dei principali creditori di WeWork e dunque ha voce in capitolo nell’eventuale acquisizione. La fallita IPO nel 2019 è stata una tegola per il business e la credibilità del founder. Fondata nel 2010, l’ex startup ha scritto una delle pagine più importanti e istruttive dell’ecosistema dell’innovazione USA: preso per anni come modello, l’unicorno è entrato in crisi per scontri tra il board e il Ceo, a cui poi sono seguiti i durissimi anni della pandemia e dei lockdown che hanno spopolato i coworking.