Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio sul Venture Capital in Italia realizzato da Growth Capital in collaborazione con Italian Tech Alliance, il 2024 per il VC italiano è iniziato segnando numeri da record. Nel primo trimestre sono stati investiti 443 milioni contro i 389 del quarto trimestre del 2023, mentre i round sono passati da 88 a 108, segnando un nuovo record per il venture capital italiano con cinque trimestri di crescita continua nell’investito e il miglior trimestre di sempre in termini di numero di round. In crescita anche il numero delle exit: 12 nel primo trimestre del 2024 contro le 8 del quarto trimestre del 2023. Il settore delle Smart City si conferma quello con il maggior numero di round mentre il Software è quello che ha totalizzato la raccolta più alta. A seguire: Lifestyle, Life Sciences e Food & Agricolture. Ma come stanno andando gli investimenti nel settore della sostenibilità? E che tipo di startup innovative si vanno cercando in questo campo? Lo abbiamo chiesto al CEO di a|impact, Matteo Bartolomeo, che tramite il fondo di investimento alternativo rivolto a investitori istituzionali supporta lo sviluppo e la crescita di startup e PMI innovative che puntano a generare un impatto sociale, ambientale e culturale positivo sulla collettività.
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Quanto investe a|impact in sostenibilità?
I temi ambientali per il nostro fondo sono cruciali e circa metà del nostro portafoglio è composto da realtà che si occupano di economia circolare e ambientale. In alcune realtà che si occupano di impatto ambientale e sociale abbiamo recentemente investito. Adesso all’attivo ne abbiamo 4, di cui 3 incentrate sull’economia circolare e una sull’impatto ambientale.
In particolare su quali realtà vi state concentrando?
Tra i progetti che seguiamo da vicino ci sono: Naturasì, che attraverso una rete di aziende agricole socie o partecipate porta avanti progetti olistici che seguono ogni fase: dall’allevamento alla produzione dei mangimi, dal macello al selezionamento e al confezionamento; Rifò, che si occupa di reimpiegare gli scarti tessili per una produzione senza sprechi e su cui abbiamo puntato già un paio di anni fa; Rice House, che realizza progetti e materiali in ambito edilizio dagli scarti di riso per una casa sana e salubre, in cui abbiamo investito 3 anni fa; IDLAB, che si occupa della produzione di sneakers sostenibili vegane da scarti alimentari e prodotti riciclati; Test1, PMI innovativa che attraverso programmi di ricerca scientifica e tecnologica opera nell’ambito del risanamento ambientale e, in particolare, ha brevettato FoamFlex, una spugna capace di assorbire idrocarburi come il petrolio e i suoi derivati.
Quanto investite, in media, in queste realtà?
La forbice è molto ampia, passando dal milione di euro a 150mila euro di investimenti. Per fare qualche esempio: in Rifò abbiamo investito 500mila euro, in IDLAB 250mila euro, in Test1 un milione di euro. Il follow-on è il nostro obiettivo anche perché il fondo ha concluso gli investimenti iniziali e sta procedendo soltanto con i follow-on.
Quali requisiti delle startup sono da voi ritenuti premianti?
In a|impact c’è una forte focalizzazione sui temi ambientali in termini di intenzionalità e misurabilità anche tramite test di laboratorio. Ci concentriamo su modelli di business avanzati che da un punto di vista di innovazione fanno la differenza. I nostri focus principali sfociano nel Cleantech, in quelle realtà che con prodotti e servizi creano innovazione da un punto di vista ambientale, e nelle scienze che mirano a sovvertire il paradigma economico prevalente. Per esempio, IDLAB ripensa la manifattura con un business model che interessa tutta la filiera produttiva attraverso un impatto ambientale/sociale molto forte, rendendo anche il consumatore più responsabile e attento, così come Rifò verso l’upcycling.
Quali sono i vostri prossimi progetti?
Stiamo ragionando su un secondo fondo e abbiamo costituito una società che si concentrerà sui temi verticali dell’ambiente, dell’economia circolare, del cleantech, del welfare e della cura della persona. Altri settori per noi interessanti sono quelli dell’education, della formazione e dell’inserimento lavorativo. Siamo alla ricerca di startup italiane su cui investire che beneficeranno anche dei forti legami che abbiamo con alcuni partner e collaboratori in tutta Europa. In futuro ci piacerebbe anche supportare queste realtà creando un ecosistema ancora più stretto con alcuni Paesi come la Francia, la Germania, la Spagna e il Portogallo, verso la creazione di sinergie ancora più dinamiche.