Sorare, la scaleup francese attiva nel settore degli NFT e delle carte collezionabili digitali in ambito sportivo, è l’ultima azienda in ordine di tempo a comunicare licenziamenti. Come si legge su TechCrunch, il taglio ha colpito 22 figure attive nell’ufficio di New York. Stando a fonti informate, l’unicorno avrebbe chiesto inoltre a 11 dipendenti la disponibilità a trasferirsi a Parigi, dove l’azienda ha il proprio quartier generale. Finora Sorare contava su 160 dipendenti tra Francia e USA.
Sorare: cosa significano questi licenziamenti?
Sorare rimarrà comunque attiva negli Stati Uniti, in una forma più snella, dal momento che ha ancora contratti con MLB e NBA. Sembrerebbe che la decisione di questi licenziamenti non sia dovuta a problemi finanziari, bensì al fatto che il business degli NFT, del web3 e di quella galassia che fino a pochi anni pareva sulla cresta dell’onda sta rallentando.
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Fondata nel 2018, Sorare è stata raccontata anche su StartupItalia, con un’intervista al Ceo Nicolas Julia. «Vogliamo diventare il numero uno nel fantasy sport, rendere il sistema più semplice e incrementare la nostra community», ci raccontava nell’estate 2023 l’ad. Con una sorta di fantacalcio digitale, con carte collezionabili a pagamento o gratuite, il sistema punta molto sull’intrattenimento legato agli eventi sportivi.
Il web3 alla prova dopo l’hype
Sorare si trova dunque in un segmento tech – quello del web3 – su cui l’interesse da parte degli investitori è sceso. dati alla mano. Se i capitali immessi nelle startup e scale aveva raggiunto i 26 miliardi di dollari nel 2022, l’anno scorso la cifra è crollata a 7 miliardi. L’ultimo round di Sorare risale al 2021, il Serie B da 680 milioni di dollari con valutazione superiore ai 4 miliardi.
I licenziamenti annunciati da Sorare si vanno comunque a inserire in un fenomeno che è tornato a emergere nei primi mesi del 2024: le Big Tech, soprattutto negli USA, hanno scelto ancora di licenziare migliaia di persone. Per ora le cifre restano più contenute rispetto al 2023, definito da Zuckerberg l’anno dell’efficienza.