Vincitore del primo premio “Accesso Remoto- Lavorare, formarsi e connettersi oltre la presenza fisica”, SOON fa matching tra chi lavora al Sud
Un’app per southworkers fatta da southworkers. “SOON – South Opportunity, Open Network” è il progetto ideato da Luisa Zedda, Maurizio Orgiana, Francesca Usai, Marta Lodi e Elide Sandrin vincitore del primo premio dell’hackathon “Accesso Remoto – Lavorare, formarsi e connettersi oltre la presenza fisica”, promosso da Innois e organizzato da Open Campus. “Siamo andati alla ricerca di quei progetti che contribuissero a migliorare il lavoro a distanza e colmassero la mancanza di relazioni umane che in questo periodo si sta manifestando, premiandone la portata innovativa e la fattibilità – afferma Alice Soru, CEO di Open Campus – In questo senso, SOON si inserisce perfettamente all’interno dell’ecosistema sardo, che può trarre vantaggio da questa app rivolta non solo alla Sardegna ma anche a territori simili e può essere facilmente replicabile“. Il progetto SOON, ideato da giovani sardi e da una toscana “sarda di adozione”, si è aggiudicato il primo posto dell’hackathon con un premio in denaro di 5.000 euro.
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Southworking e lavoro da remoto
“Oggi la digitalizzazione, che si rincorre da anni, è divenuta un fenomeno di massa da cui non si può più prescindere. La remotizzazione del lavoro in Sardegna offre, da una parte, ai giovani un mercato del lavoro più ampio, con nuove opportunità, e, dall’altra, la possibilità di attrarre capitale umano che sceglie di venire a lavorare in Sardegna anche a fronte di una qualità della vita migliore rispetto ad altre zone d’Italia – afferma la CEO – In questo modo, tanti giovani che sono andati a formarsi fuori possono tornare nelle propria terra e, allo stesso tempo, la Sardegna può attrarne di nuovi. La possibilità di potere scegliere dove lavorare rappresenta un grande cambiamento che è stato dettato dalla pandemia ma che sempre di più andrà affermandosi in futuro e il tema della digitalizzazione e del lavoro da remoto è da tempo al centro delle attività di Open Campus, che offre percorsi di formazione e di gestione del lavoro in team“.
Non solo la Sardegna ha oggi l’opportunità di sfruttare a proprio vantaggio le conseguenze positive che il Covid ha fatto emergere. Se, infatti, di south working un anno fa se ne iniziava a parlare sui media, oggi questo fenomeno è divenuto realtà per molti. E SOON rappresenta, in questo contesto, un importante strumento che può agevolare tutti coloro che lavorano da remoto. “La nostra è una soluzione e una sfida per il remote working collegata al south working – spiega Luisa Zedda, ideatrice dell’app SOON – L’idea è nata in Sardegna da un team di sardi e da una nostra collega toscana che da anni vive e lavora in questa Regione, ma sarebbe replicabile in tantissime zone d’Italia“.
SOON, l’app che connette i remote workers
SOON è progetto partito proprio dall’esigenza di questi giovani imprenditori che hanno studiato e lavorato fuori e, per diverse ragioni, hanno scelto la Sardegna dove lavorare e investire. “Uno dei componenti del nostro team, che lavora nel settore del turismo e del managment, non riusciva più a piazzare le case che aveva in gestione in varie località della Sardegna. Messi di fronte a questa sfida della pandemia, abbiamo pensato che il nostro target principale, almeno in questa fase, non sarebbe stato il turista, ma colui che, per lungo periodo, debba lavorare da casa e voglia vivere in un ambiente sostenibile – spiega Luisa – È in questo contesto che abbiamo deciso di sviluppare SOON, una piattaforma di servizi integrati che aiuta i remote workers in questa scelta di vita“. SOON è un luogo di incontro virtuale tra domanda e offerta di lavoro e tra futuri southworkers e le comunità di accoglienza che mettono a disposizione i propri servizi.
Se i cosiddetti “nomadi digitali” il più delle volte sono autonomi nella ricerca di case, servizi e spazi di lavoro, lo stesso non può dirsi per coloro che, per la prima volta, devono trasferirsi. “Sulla nostra app rendiamo visibili i servizi che offre la comunità di accoglienza – spiega Luisa – In questo senso, non si intendono soltanto località costiere o turistiche, ma SOON vuole essere presente anche nei piccoli borghi dell’entroterra che hanno tanto da offrire e si affacciano al mercato del turismo”. Oltre a servizi di alloggio, luoghi dove poter lavorare, dove consumare la pausa pranzo e passare il proprio tempo libero, l’intento di SOON è quello di creare relazioni tra futuri south worker e coloro che al Sud lavorano già. “Una persona che sceglie di trasferirsi vuole avere informazioni sugli alloggi, magari anche essere consigliata sul trasporto di animali domestici, sul dove e come potere svolgere la sua professione in tranquillità – afferma l’ideatrice – Il remote working è bello ma, in particolar modo di questi tempi, anche la parte sociale è essenziale. Per questo, il team di SOON, attraverso il matching, facilita la conoscenza tra persone che già lavorano in south working e coloro che vorrebbero farlo secondo interessi, lavoro, hobby, al fine di creare una community che condividerà esperienze di vita”. Un progetto di networking per attrarre i remote workers che possono decidere, così, di trasferire il proprio ufficio virtuale in una delle località della Regione che aderiscono all’iniziativa.
Il premio dell’hackathon
SOON, che, per adesso è un prototipo, investirà il compenso ricevuto dall’hackathon “Accesso Remoto – Lavorare, formarsi e connettersi oltre la presenza fisica” per la concretizzazione del progetto. “Contemporaneamente stiamo anche cercando altri finanziamenti su scala regionale e nazionale che ci possano aiutare nello sviluppo dell’app, che sarà disponibile su iOS e Android, e nella fruibilità all’utente – dichiara Luisa – In questo senso, siamo già in contatto con diverse comunità fisiche e amministrazioni locali che vogliono far parte della nostra rete. Da quando abbiamo vinto il premio sono diverse le amministrazioni che si sono dette interessate e portare SOON nei loro territori e noi ci auguriamo di potere rendere fruibile la nostra soluzione in un paio di mesi e di poterla replicare anche in altre zone d’Italia”.
La “chiamata alle armi” di SOON è rivolta a quelle comunità e a quelle strutture che offrono servizi e vogliono renderli visibili all’interno dell’app. “Se, inizialmente, questa idea era stata pensata per aziende che già lavorano nel settore turistico, partecipando all’hackathon abbiamo avuto la possibilità di allargare il nostro raggio di azione – conclude Luisa – Se non ci fosse capitata questa opportunità, probabilmente avremmo ceduto l’idea. Nel futuro, vorremmo lanciare una challenge per un southworker che abbia voglia di testare SOON e fornirci feedback e nuove soluzioni che, magari, noi stessi non stiamo, al momento, prendendo in considerazione”.