Orari flessibili, operatività da remoto, meno controllo e più fiducia. Tre mamme che lavorano in Copernico raccontano come lo smart working ha migliorato la gestione famigliare
Sembra impossibile, ma ancora oggi una donna è costretta a confrontarsi con il terribile interrogativo: famiglia o carriera? Nonostante la tecnologia necessaria a creare smart working, esista, non tutti vogliono applicarla.
Secondo la ricerca 2018 dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, l’introduzione dei modelli di lavoro smart è diventata una scelta strategica dettata dalla volontà delle aziende di incrementare il livello di soddisfazione delle proprie risorse. Perché i primi a beneficiare di questo sono gli affari.
Rispetto alla media degli altri lavoratori, gli smart worker sono più soddisfatti dell’organizzazione del lavoro (39%, contro il 18%) e del rapporto con i colleghi (40% contro il 23%). Ma non solo, lo smart working fa crescere anche la produttività di circa il 15% e riduce del 20% l’assenteismo.
In occasione della Festa della Mamma, che in Italia si celebra il 12 maggio, Copernico, rete di uffici flessibili e servizi di smart working ha voluto raccontare tre storie di famiglia e smart working.
Smart Working Mama: la storia di Valeria
Ad esempio, c’è Valeria Fassio. Donna e mamma, è anche consulente legale di Lavoix. Dopo la terza maternità in tre anni ha deciso di mettersi alla ricerca di un lavoro che conciliasse quello di mamma con quello in azienda.
“Era il 2014 – racconta – e sono andata alla ricerca di un capo che concepisse questo metodo: l’ho trovato solo negli stranieri. Oggi però le cose sono cambiate anche in Italia e le aziende cominciano ad aprirsi a questa metodologia lavorativa che è il massimo per una mamma”.
Oggi Valeria ha strutturato la giornata in modo da poter lavorare prima che i bambini vadano a scuola, accompagnarli e poi tornare al lavoro. Il pomeriggio invece è tutto per la famiglia. Il suo “orario d’ufficio” ricomincia alla sei, quando torna a casa suo marito, ma anche dopo cena. Due giorni a settimana è presente negli uffici di Copernico, a Milano.
“Una delle condizioni chieste al mio datore di lavoro, in fase di assunzione, era un ufficio vicino alla stazione e all’interno di una struttura funzionale con segreteria e reception che potessero raccogliere posta e comunicazioni da consegnarmi i giorni che ero lì”.
Quando è a Milano, Valeria fa vita d’azienda: incontra clienti, si confronta con i suoi colleghi. Non ha rinunciato a niente e ha arricchito la sua vita con l’essere madre.
Smart Working Mama: la storia di Sabrina
Sabrina Ronca, è responsabile delle risorse umane per Alphaomega. Ha lasciato Milano per andare a vivere a Pescara, città del suo compagno, quando è nato il suo primo figlio. Prima di partire, in tasca aveva solo la certezza che avrebbe dovuto lasciare il lavoro.
“Invece la mia azienda mi ha offerto la possibilità di lavorare 3 giorni da Milano e 2 da casa – racconta Valeria -. Sono riuscita a gestire il periodo dell’allattamento e oggi riesco a dedicare le giuste attenzioni a mio figlio. Certo, non è semplice, ma per noi donne è la soluzione per poter passare il tempo con i nostri bambini”.
Meglio guadagnare meno, ma avere un buon equilibrio tra vita privata e lavorativa: è questo l’obiettivo, soprattutto delle generazioni più giovani. Perché sacrificare anche parte dello stipendio significa prima di tutto avere più tempo, il bene primario che le mamme smart preferiscono e che lo smart working gli concede.
Smart Working Mama: la storia di Elisa
Elisa Boccaccini, responsabile comunicazione di Machiavelli Music, lavora nella sede Copernico di Torino e apprezza le possibilità di networking degli uffici smart, soprattutto perché – dopo pappe e pannolini – le restituiscono il contatto con la gente.
“Una mamma che lavora passa la maggior parte del suo tempo a casa o in ufficio; spazi come questi di Copernico ti permettono di incontrare gente, fare nuove conoscenze: è un luogo stimolante”.
L’Italia che lavora, ma smart
Sempre più imprese, anche in Italia, sia grandi che piccole stanno virando verso iniziative, organizzazione degli spazi e mentalità tipiche dello smart working. Nel 2018 gli smart worker erano ormai 480mila, in crescita del 20%, inoltre più della metà delle grandi imprese e l’8% delle Pmi ha intrapreso iniziative concrete di smart working, grazie anche alla legge sul Lavoro Agile, varata lo scorso anno.
Smart working: i casi Phillips, Ubi Banca e Mars
Nel 2018 Phillips ha inaugurato una nuova sede a Milano. Gli spazi erano pensati attraverso working corner, in cui ciascun dipendente aveva la sua isola lavorativa libera. Tuttavia c’erano anche più luoghi lavorativi aperti, che favoriscono la concentrazione, la creatività e la collaborazione.
Tra i cambiamenti smart nella routine lavorativa Phillips ha eliminato il sistema di timbratura dell’orario. Ma soprattutto ha introdotto il programma Women@Work per lo sviluppo della leadership al femminile. Inoltre, grazie allo sviluppo del progetto “Io lavoro Smart”, le persone possono lavorare da remoto un giorno alla settimana.
Ubi Banca ha trasformato completamente la sua vita aziendale, offrendo la possibilità ai suoi dipendenti di lavorare cinque giorni al mese da casa (o da remoto). Si possono concentrare anche tutti in una sola settimana. L’importante è garantire gli orari d’ufficio.
Mars sta lavorando sul work-life balance dei suoi dipendenti. Ha già eliminato i sistemi di timbratura, ha inserito l’orario flessibile e ha dotato tutto il personale di laptop e iPhone di ultima generazione, con accesso a qualcune sistema aziendale.
Lo smart working è donna
Le donne sfruttano molto volentieri le possibilità e i benefici dello smart working. Un’indagine su oltre 1.000 lavoratori in Australia ha rilevato che le donne sono più inclini del 10% agli orari di lavoro flessibili perché le aiutano concretamente a destreggiarsi tra obblighi professionali e personali.
Gli uomini invece hanno manifestato ripercussioni negative sul proprio lavoro. Secondo Valeria “per gli uomini è una modalità di lavoro più difficile, ma non tanto perché non sappiano gestirsi: forse non saprebbero mettere un freno, inizierebbero a lavorare prima e finirebbero dopo”.
Intanto anche il governo ha mostrato di credere nello smart working e in un migliore work-life balance. La Legge di Bilancio 2019 ha stabilito che le donne lavoratrici nei tre anni dopo il congedo di maternità e i lavoratori con figli disabili dovranno avere la priorità nell’accesso allo smart working.