Il tangping in Cina, le grandi dimissioni in Occidente… cosa sta succedendo? I giovani hanno deciso di ribellarsi? Cosa vuole la “couch generation” e quali saranno i trend del mondo del lavoro per questo 2023? Per il nostro longform domenicale proviamo a capirlo col professore di antropologia sociale all’Università di Oxford autore di un libro sulle trasformazioni nel Paese asiatico
Dopo il Covid registriamo cambiamenti sociali in tutto il mondo. Le grandi dimissioni negli Stati Uniti ed in Europa, molti paesi hanno introdotto lo smart working, sempre più aziende sperimentano la settimana corta ed in Cina si diffonde a macchia d’olio la “generazione di sdraiati”. Che impatto hanno questi cambiamenti sociali sul futuro della Cina e del mondo?
Nascita della couch generation
Può un post su un blog cinese cambiare potenzialmente il futuro del mondo? Sicuramente non lo avrebbe immaginato Luo Hauzhong, il trentunenne cinese che un bel giorno decide di lasciare il suo lavoro di operaio per viaggiare in bicicletta per la Cina. E’ la fine del 2021 e Lou butta giù un intervento sul suo blog dal titolo “lying flat justice” (sdraiarsi è giustizia) che diventa in poco tempo virale tanto da coniare un neologismo, “tangping” ovvero stare sdraiati. In altre parti del mondo è stato tradotto con la “couch generation” ma il significato è il medesimo.
“Quando dico sdraiato, non intendo non fare nulla ogni giorno. Stare sdraiati è uno stato mentale, sentire che alla fine molte cose che facciamo non sono degne della nostra attenzione ed energia”
Contrariamente a quanto il termine possa far pensare, il tangping non è sinonimo di pigrizia quando un vero e proprio movimento contro la cultura dominante in Cina basata sul superlavoro, competizione e sacrificio personale. Il post è stato rimosso dalle autorità cinesi ma quando Luo Hauzhong è stato contattato dal New York Times, ha avuto modo di precisare il suo pensiero. “Quando dico sdraiato, non intendo non fare nulla ogni giorno. Stare sdraiati è uno stato mentale, sentire che alla fine molte cose che facciamo non sono degne della nostra attenzione ed energia”. Il professor Biao Xiang ha studiato sociologia all’Università di Pechino e dopo un Phd all’Università di Oxford è rimasto alla facoltà inglese per insegnare antropologia sociale. Il suo ultimo libro “Self as method. Thinking Through China and the World” ci aiuta ad interpretare le trasformazioni della Cina.
Professor Xiang, che impatto avrà il tangping sul futuro della Cina?
Gli sdraiati hanno molte sfaccettature. È quella generazione che ha partecipato attivamente a una competizione infinita e spietata che si è sentita poi svuotata e disillusa. Ma è anche vero che la stessa persona può “sdraiarsi” per due mesi, per poi tornare a competere attivamente e rientrare nel “sistema”. La parola “sdraiato” indica un profondo risentimento e disillusione ma non si tratta ancora di un movimento sociale. Non si tratta di un cambiamento di comportamento su larga scala. Finora significa essenzialmente che i giovani smettono di essere eccessivamente competitivi e imparano a essere realistici.
“Gli sdraiati non rappresentano ancora un movimento sociale, per ora è un profondo risentimento e disillusione”
Cosa significa nel concreto?
Ad esempio, una persona potrebbe ottenere un lavoro retribuito da 2000 euro al mese a fronte di un impegno orario notevole invece si accontenta di 1000 euro ed avere il tempo di “sdraiarsi” ma ricordiamoci che poche persone possono permettersi di smettere di lavorare o di compiere queste scelte.
Stiamo assistendo al Grande rifiuto vissuto nel sessantotto?
E’ molto diverso dal Grande Rifiuto ma anche dalla “grande rassegnazione” di cui siamo testimoni negli Stati Uniti da un paio di anni a questa parte. La differenza principale è che quello che sta vivendo la società cinese è ancora più un sentimento che un’azione.
Però le statistiche sembrano dire altro. Undici milioni di laureati cinesi sono disoccupati. Si tratta di mancanza di lavoro o rifiuto di entrare nel “sistema” produttivo cinese?
La disoccupazione è sempre una combinazione tra domanda-offerta e volontà delle persone. In Europa, anche quando c’è un alto tasso di disoccupazione, gli immigrati arrivano e trovano lavoro. I datori di lavoro si lamentano della difficoltà di trovare mano d’opera per determinati impieghi. Il dato sulla disoccupazione in Cina è più una questione di tendenza, di speranza e di aspettative. I giovani cinesi possono ancora trovare lavori che paghino le bollette, ma è sempre più difficile trovare lavori che possano promettere un futuro migliore.
“I giovani cinesi non riescono più ad immaginare un futuro con ottimismo così come i giovani in occidente, è un sentimento che può unire i popoli”
A proposito di grande rifiuto, il filosofo Herbert Marcuse diceva che il successo di quel movimento nel sessantotto era legato alla capacità d’immaginare un futuro diverso…
Esatto. Manca proprio questo. I giovani sono abituati a pensare al futuro in modo roseo e si sentono in difficoltà ad accettare lavori che consentono solo la sopravvivenza. Preferiscono contare sui genitori in attesa di tempi migliori. Anche i genitori capiscono la situazione e sono proprio loro che chiedono ai figli di non “abbassare” le loro aspettative e quindi abbassare il loro status accettando lavori meno soddisfacenti. Il rallentamento dell’economia e l’offerta di lavoro sono tutti fattori importanti, ma ciò che è particolarmente significativo in Cina, è il venir meno dell’ottimismo.
“Gli sdraiati” in Cina non rappresenteranno un movimento ma in ogni parte del mondo stiamo assistendo ad un “downshifting globale” come hanno dimostrato le grandi dimissioni negli Stati Uniti ma anche in Italia. E’ un’opportunità o un problema per il mondo?
Dal punto di vista dei governi e dei datori di lavoro, si tratta di una cattiva notizia ma io credo sia un’opportunità. Significa che un numero sufficiente di persone sta ripensando cosa significa o dovrebbe significare l’economia, cosa significa un lavoro e cosa significa una buona vita. Sembra esserci una chiara correlazione tra la ribellione morbida, come lei ha osservato, e la mancanza di sindacati e di protezione dei diritti. Più il sindacato è debole, più la “ribellione” è attiva. Cina, Stati Uniti e Italia ne sono la prova. Vediamo molto meno fenomeni simili nei Paesi nordici o in Paesi come la Germania. Questa è un’opportunità per ripensare a come procedere. È possibile riportare in auge il movimento sindacale? Lo Stato dovrebbe svolgere un ruolo importante e introdurre più welfare? Oppure dovremmo optare per una strategia di “ampia politicizzazione”, in cui le persone non lottano come dipendenti, ma come cittadini e come esseri umani che hanno bisogno di rispetto, di equilibrio tra lavoro e vita privata, di un senso di autonomia, di relazioni sociali, ecc. La ribellione morbida sembra indicare l’ultima possibilità, a mio avviso.
La Cina sta diventando un osservatorio interessante dal punto di vista sociale. Il suo Paese sta testando da diversi anni un sistema basato sui “crediti sociali”, premiare chi si comporta bene. Nei Paesi Occidentali i buoni comportamenti non vengono premiati, si punisce solo chi trasgredisce la legge.
Al giorno d’oggi è comune pensare che i cittadini si comportano bene perché vogliono ricevere ricompense e al contrario non saranno buoni cittadini in assenza di ricompense. Questa è una visione molto recente, cinica e semplicemente sbagliata. Nel pensiero di Confucio, l’accento è sempre posto sulla virtù, essere una persona rispettabile per il proprio bene e per il bene dei propri familiari e della comunità. Molti studi psicologici e sociologici hanno dimostrato che nella maggior parte delle circostanze gli esseri umani si comportano bene solo perché questo li rende felici, li fa dormire bene la notte. Se si introducono ricompense materiali, spesso si ottengono risultati molto negativi.
Mi può fare un esempio?
Prendiamo le scuole. I bambini vanno a scuola per socializzare, imparare cose nuove, giocare a calcio, cantare una canzone, raccontare una storia, risolvere un puzzle matematico ecc. Quando introduciamo un sistema di ricompensa e diciamo, “se ottieni un punteggio alto in un esame ti darò una ricompensa”, alcuni studenti lavoreranno davvero duramente per ottenere la ricompensa, ma cosa succede all’istruzione, alla loro vita scolastica, alla loro amicizia? Alla fine, nessuno sarà felice. Invertire un sistema di questo tipo è difficile. Una volta che le persone sono abituate a ricevere ricompense per i loro sforzi, non agiranno più solo per il proprio bene. L’intera vita sociale sarà distorta.
Però i crediti sociali potrebbero favorire la virtuosità dei comportamenti dei cittadini
Ah, sì? Quali? Non si tratta di virtù o di genuino sviluppo umano. Il buon comportamento è premiato per non sconvolgere l’attuale ordine sociale. Con questo non voglio dire che il buon comportamento non dovrebbe essere apprezzato ma se trasformiamo l’apprezzamento in una relazione uno a uno, meccanica, simile a una contrattazione, allora non è più una relazione umana.
Sta dicendo che sarebbe come retribuire il volontariato, una contraddizione
Il peggior risultato del sistema di credito sociale è proprio la rottura della solidarietà sociale, non si sarà più spontaneità e fiducia tra le parti, ci sarà sempre sospetto. Se ognuno agirà come un minicomputer guidato da un algoritmo che ti porta a compiere azioni a fronte di una ricompensa, beh allora saremo in un futuro distopico degno di 1984. Pochissime persone vorrebbero vivere questo tipo di vita.
“Il governo cinese è più preoccupato dal rifiuto della riproduzione dei giovani piuttosto che della riduzione della produzione”
Tornando sul futuro della Cina. Oltre agli sdraiati, esiste il problema dell’invecchiamento della popolazione causata dalla politica del figlio unico adottata in passato. Rischiamo che la “fabbrica del mondo” si fermi?
Come dicevo prima, gli sdraiati al momento stanno contribuendo al sistema economico sia come dipendenti sia come consumatori ma c’è una cosa che stanno davvero smettendo di fare, il matrimonio e la genitorialità. Molti giovani sono riluttanti a sposarsi ed avere figli. Il calo del tasso di natalità in Cina è assolutamente scioccante. Penso che questo sia il vero problema. La preoccupazione del governo cinese riguarda più il rifiuto della riproduzione piuttosto che della produzione di beni materiali.
Sta dicendo che i giovani cinesi pensano troppo al presente e poco al futuro?
Al contrario, pensano molto al futuro. Proprio perché pensano seriamente al futuro, si chiedono: che senso ha portare più vite in questo mondo che è già rovinato dal punto di vista ecologico, un mondo senza speranze? I giovani in Cina così come in altre parti del mondo, sono veramente offuscati da un profondo senso di pessimismo per il futuro. Questo è un fenomeno globale.
Abbiamo assistito alle proteste della fabbrica Foxconn che produce Iphone per il mondo a seguito delle restrizioni Covid. Sono segnali che anche la “fabbrica del mondo” potrebbe fermarsi se i lavoratori non accettano più le regole del sistema.
Ciò che sta accadendo in Cina avrà sicuramente un profondo impatto sulla globalizzazione. In primo luogo, penso che la globalizzazione sia diventata così profonda e complicata, che è impossibile tornare davvero al tempo pre-globale in cui ognuno considera la propria comunità locale o stato-nazione come l’universo. In secondo luogo, si verificherà un certo grado di disaccoppiamento economico tra la Cina e l’Occidente e forse anche in altre parti del mondo. In terzo luogo, l’integrazione economica in altre parti del mondo diventa più complessa. Molti capitali vanno in Vietnam, India e paesi dell’America Latina. Ma chi gestisce la fabbrica? Come è organizzata la logistica? In che misura il mondo non cinese è ancora legato alla Cina? Non lo sappiamo. In quarto luogo, la contestazione politica e persino lo stallo nelle relazioni tra Cina e Occidente potrebbero durare ancora a lungo.
“E’ possibile creare una società civile transnazionale che unisca i giovani che condividono le stesse preoccupazioni verso il futuro”
Ha perso anche lei l’ottimismo verso il futuro?
No, il contrario. Quello che è più interessante per me, è che oggi possiamo avere una comunicazione interpersonale più attiva e più profonda tra i paesi. Scommetto che molti cittadini in Cina, negli Stati Uniti, in Italia condividono le stesse preoccupazioni globali e questo è un bene. Vedo già che molti giovani cinesi, dopo il Covid, sono diventati molto più empatici nei confronti delle preoccupazioni di persone in diverse parti del mondo. Se i cittadini che la pensano allo stesso modo iniziassero a parlarsi, potremmo assistere a una sorta di vera società civile transnazionale, o almeno creare uno spazio per una nuova democrazia. Questo tipo di spazio globale diventerà sempre più forte se la politica tradizionale non alimenterà più speranze verso il futuro.