Da anni il dibattito sul mondo del lavoro si sofferma sull’urgenza di garantire un work-life balance che tuteli le persone dal rischio di inutile e dannoso stress in ufficio (o in smart working). Unobravo, il servizio di psicologia online, ha inquadrato il fenomeno fornendo una serie di dati utili a comprendere quanto lo stress lavoro-correlato sia un problema collettivo, che riguarda aziende, manager e professionisti. Nel primo quadrimestre 2024 le persone che hanno manifestato una qualche forma di disagio in merito al proprio lavoro sono aumentate del 109,7% rispetto allo stesso periodo del 2023.
I dati sul burnout elaborati da Unobravo
Dai dati raccolti da Unobravo – la ricerca è stata condotta su un campione di utenti dell’azienda – è emerso che il 28,3% riscontra difficoltà riguardo alla propria occupazione da un punto di vista psicologico. Tra questi, quasi il 60% manifesta una sofferenza generata dal lavoro e il 10% attribuisce all’ambito lavorativo insicurezze, paure e ansie che vive nel quotidiano.
I numeri vanno a fondo nel delineare il profilo delle persone che si rivolgono a servizi di psicologia in questo periodo storico. Sono soprattutto le donne a cercare supporto psicologico per problematiche connesse al lavoro (66,3%, contro il 33,7% di uomini); il 62,9% ha tra i 25 e i 34 anni, mentre il 22,8% è compreso nella fascia che va dai 35 ai 44 anni.
Tra coloro che temono di soffrire di sindrome da burnout in Italia e che si sono sottoposti al test di screening gratuito messo a disposizione dall’azienda, l’82,9% potrebbe essere a rischio: il 61,6% a rischio elevato, mentre il 21,3% a rischio moderato.
«Se non trattato, il malessere psicologico legato al lavoro può portare a sintomi fisici e a condizioni gravi che impattano e interferiscono negativamente sulla vita delle persone, come la sindrome di burnout – ha commentato Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e Clinical Director di Unobravo -. La sindrome si sviluppa in quattro fasi: entusiasmo e aspettative irrealistiche, stagnazione, frustrazione e apatia. Riconoscerle quanto prima è fondamentale per richiedere, per tempo e prima che la sindrome abbia un grave impatto sulla propria vita, l’intervento e il supporto di uno psicologo o di uno psicoterapeuta».
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Una mappa del malessere lavorativo
Il fenomeno può essere letto anche da un punto di vista geografico: dall’analisi di Unobravo i problemi legati al benessere lavorativo sono avvertiti soprattutto in Lombardia (27%) e Lazio (10,6%). Seguono Emilia-Romagna (9,4%), Veneto (8,9%) e Piemonte (8,6%). Quest’ultima, in particolare, è la regione che, mettendo a paragone i dati relativi allo stesso periodo del 2023, mostra il maggiore incremento (+146,7%) rispetto alla media italiana, al 109,7%. I problemi sembrano attenuarsi al Sud, dove le percentuali più alte si riscontrano in Campania (5,6%), Sicilia (4,3%) e Puglia (4,2%).
Dalla pandemia in poi, il dibattito sulla salute mentale si è allargato, cominciando a interessare sempre più persone. Dalla loro, le piattaforme di psicologia online come Unobravo hanno contribuito a fornire servizi da remoto e a prezzi accessibili, soprattutto per i giovani.