700 milioni dal Governo per formare gli studenti e gli universitari alle professioni del futuro. Ecco gli istituti, le università e i politecnici coinvolti
Nelle scorse settimane è stato presentato il piano del governo per l’industria 4.0: 13 miliardi di euro per mobilitare gli investimenti e l’economia grazie all’innovazione. Nel progetto illustrato dal ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda e dal presidente del Consiglio Matteo Renzi una pagina a parte viene dedicata alla scuola.
Sono infatti gli otto milioni di ragazzi degli istituti secondari e delle università a occupare un ruolo di rilievo nella trasformazione immaginata dal governo per il triennio 2017-2020. In realtà si tratta di un’implementazione del Piano per la scuola digitale già contenuto nella riforma “La Buona Scuola“. Andiamo a vedere nel dettaglio di cosa si tratta.
Le 4 direttrici chiave per la scuola 4.0
Innanzitutto le direttrici del piano Italia 4.0 per quanto riguarda il settore dell’istruzione. Sono quattro e per ognuna di esse è stato stanziato o è in approvazione un budget specifico.
- Competenze per la manifattura 4.0. L’obiettivo è la realizzazione di atelier creativi, corsi di tecnologia e laboratori che possano avvicinare i ragazzi all’industria 4.0;
- Laboratori territoriali. L’attenzione del governo è per l’incontro tra le imprese locali, dei distretti di eccellenza del Made in Italy con le scuole presenti sul territorio allo scopo di diffondere delle competenze artigianali e allo stesso tempo sempre più digitali;
- Curricoli digitali. Saranno 25 e avranno come scopo un focus sulla quarta rivoluzione industriale;
- Pensiero computazionale. I destinatari sono i più piccoli: già dalla scuola primaria, i bambini avranno la possibilità di mettersi alla prova nelle teorie e nelle tecniche di programmazione, il cosiddetto coding.
In linea con questi presupposti, anche l’alternanza scuola-lavoro sarà concentrata tutta sul nuovo processo produttivo della moderna industria robotizzata e iperconnessa. Il provvedimento riguarderà 250mila studenti. Per questi obiettivi, il governo ha già messo a disposizione 355 milioni di euro.
Focus su istituti tecnici
Gli istituti tecnici superiori avranno un’offerta formativa allargata per permettere l’ingresso nei programmi di quello che significa produrre oggi in Italia con le nuove tecnologie: come funziona una smart factory, come si fa a controllare macchine sempre più sofisticate, quali caratteristiche deve avere l’operaio del futuro.
Il nuovo ruolo delle università e dei politecnici
Impegno congiunto di pubblico e privato per finanziare questa iniziativa. E vale anche per l’università: il sistema di istruzione avrà a disposizione 100 milioni di euro in tutto per avviare dei corsi specializzati e dei master dedicati alle tematiche dell’industria 4.0 che potranno formare 200mila studenti e 3mila futuri manager.
Leggi anche: Di cosa parliamo quando parliamo di Industria 4.0 (20 cose da sapere)
Fondamentale in questo senso sarà la collaborazione dei player industriali e tecnologici che permetteranno agli studenti di sperimentare sul campo le competenze apprese nelle aule universitarie e riuscire a completare la propria formazione con capacità subito spendibili sul lavoro.
Cosa sono i cluster tecnologici (e perché è importante)
Nel progetto Italia 4.0 c’è anche l’intenzione di potenziare i due cluster tecnologici Fabbrica Intelligente e Agrifood. Il ministero dell’Istruzione definisce i cluster come «aggregazioni organizzate di imprese, università, altre istituzioni pubbliche o private di ricerca, altri soggetti anche finanziari attivi nel campo dell’innovazione».
- Fabbrica Intelligente si dedica alla trasformazione del sistema manifatturiero italiano.
- Agrifood si concentra sul cibo, sulle moderne tecniche produttive con tecnologia di precisione.
I 170 milioni di euro destinati a questo ambito serviranno anche a incentivare la creazione di dottorati di ricerca sull’industria 4.0, 900 in tutto di cui 100 con focus particolare sui big data.
I “competence center” con le migliori università
Veniamo ora ai competence center. Cento i milioni di euro stanziati anche per questa iniziativa che mira a raccogliere sotto l’ombrello dell’innovazione le principali istituzioni universitarie italiane. Il primo competence center è già nato e ha sede nel Nord-Est. A firmare il protocollo di intesa per il Veneto l’università di Padova, l’università Ca’ Foscari, l’università Iuav e l’università di Verona. Nel Trentino Alto Adige le università di Trento e Bolzano. In Friuli Venezia Giulia gli atenei di Udine e Trieste e la Scuola internazionale superiore di studi avanzati.
La Ca’ Foscari metterà a disposizione un settore del Parco scientifico tecnologico Vega di Porto Marghera, a Venezia. Servirà da incubatore per idee di sviluppo digitale e analisi dei big data. Nel 2017 si apriranno altri competence center a Milano e Torino, sedi di due importanti Politecnici. E poi la Scuola speciale Sant’Anna di Pisa, l’Università Federico II di Napoli e il Politecnico di Bari.