In Italia quasi 4 lavoratori su 10 temono di perdere il lavoro per colpa dell’intelligenza artificiale. Perché sono proprio i nativi digitali a diffidare delle nuove tecnologie? Come raggiungere il giusto equilibrio tra capitale umano e AI? Ne parliamo con Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia
Se per la maggior parte delle imprese l’avvento dell’AI generativa rappresenta una chiara possibilità di guadagno, il probabile impatto di questa tecnologia sui lavoratori è meno evidente e più confuso. Una nuova indagine condotta da LinkedIn infatti, fa il punto sulla percezione dell’AI in ambito professionale, facendo luce su alcuni aspetti cruciali come le differenze generazionali e di genere nella visione dell’intelligenza artificiale. Dati alla mano, infatti, dalla survey, emerge che, in Italia, quasi 4 lavoratori su 10 si sentono sopraffatti dal possibile impatto dell’Intelligenza Artificiale sul proprio lavoro. Più di 7 dipendenti su 10 (73%), a livello globale, vedono nell’AI un alleato sul lavoro, convinzione condivisa dal 65% della controparte femminile. Se si guarda invece alle preoccupazioni più diffuse nei confronti dell’AI in Italia, quasi 2 intervistati su 10 (19%) si sentono in difficoltà a causa della barriera linguistica, visto che gli strumenti a disposizione sinora sono in larga parte più efficienti e fruibili se utilizzati in lingua inglese. Ed è forse per via di una maggiore consapevolezza della vastità delle possibili applicazioni dell’AI, dei suoi pro e contro, che la GenZ teme maggiormente – rispetto a tutte le altre generazioni – di rimanere indietro rispetto ai colleghi nell’apprendimento delle skill necessarie per utilizzare questa tecnologia al meglio: il 29% degli intervistati nella fascia di età 16-26 anni si dichiara preoccupata, mentre solo il 22% dei millenials, il 16% della GenY e il 15% dei baby boomers afferma lo stesso. Ma da dove nascono questi trend e perchè proprio i nativi digitali ne temono principalmente lo sviluppo? Come raggiungere il giusto equilibrio tra capitale umano e Intelligenza Artificiale? Quale sarà il futuro del lavoro e perchè sarà fondamentale puntare sulle competenze umane? L’ultimo studio condotto sempre da LinkedIn, il Global Talent Trends Report, rivela che il rapido evolversi dell’Intelligenza Artificiale che accelera la trasformazione del mercato del lavoro, le skill richieste ai lavoratori cambieranno di almeno il 65% entro il 2030 a livello globale. Ne abbiamo parlato con Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia.
Perché proprio i nativi digitali risultano più preoccupati dell’impatto e sviluppo dell’AI?
In Italia, i giovanissimi sono i più preoccupati, e non a torto: solo il 31% degli intervistati ha dichiarato di aver ricevuto dal proprio datore di lavoro un insieme di linee guida sull’utilizzo dell’AI e di aver avuto accesso a un percorso formativo in merito. Ed è forse per via di una maggiore consapevolezza della vastità delle possibili applicazioni dell’AI, dei suoi pro e contro, che la GenZ teme maggiormente – rispetto a tutte le altre generazioni – di rimanere indietro rispetto ai colleghi nell’apprendimento delle skill necessarie per utilizzare questa tecnologia al meglio: il 29% degli intervistati nella fascia di età 16-26 anni si dichiara preoccupata, mentre solo il 22% dei millenials, il 16% della GenY e il 15% dei baby boomers afferma lo stesso. Eppure, è proprio alle esigenze e bisogni dei giovani talenti che le aziende devono guardare, mettendoli in condizione di coltivare le skill necessarie nel mondo del lavoro e di ampliare le strategie digitali delle organizzazioni. I dati che abbiamo raccolto evidenziano inoltre il valore incomparabile che le soft skills mantengono in uno scenario in cui gli esseri umani stanno imparando a collaborare sinergicamente con l’AI: ed è proprio questa collaborazione che sta plasmando il futuro del lavoro.
E riguardo alla GenZ?
Nello specifico, la GenZ risulta essere la più preoccupata del possibile impatto dell’AI sul proprio lavoro mostrando, allo stesso momento, curiosità e desiderio di imparare a utilizzare al meglio l’AI sul lavoro, ma non sa come accedere a questo know-how. Meno allarmati i baby boomers e la GenY.
L’AI ci ruberà davvero il lavoro?
È ancora presto per dire quale sarà l’impatto, ma attualmente solo il 2% dei dirigenti italiani prevede di riconsiderare i ruoli e ridurre l’organico come impatto dell’AI sulla propria forza lavoro, secondo il nostro Executive Confidence Index di giugno 2023. Anche se alcuni posti di lavoro saranno eliminati a causa dell’IA, riteniamo che la maggior parte dei posti di lavoro e le competenze richieste per tali posti di lavoro cambieranno, anziché scomparire del tutto, e che le competenze personali diventeranno ancora più preziose.
Insomma è ottimista…
Anziché preoccuparci che l’intelligenza artificiale si sostituisca al nostro lavoro, pensiamo a come sfruttare l’AI nella nostra quotidianità. Liberando un pò di tempo, potremo concentrarci sulle competenze che ci contraddistinguono.
L’AI modificherà quindi molte attività lavorative?
Si, le professioni sono in continua evoluzione. Infatti, la maggior parte dei membri di LinkedIn ha visto il proprio lavoro cambiare del 25% negli ultimi otto anni e, con l’intelligenza artificiale che accelera questi cambiamenti, ci si può aspettare che il proprio lavoro cambi ancora più rapidamente, raggiungendo almeno il 65% entro il 2030.
Bisognerà puntare sulle competenze di ciascuno?
Allo stesso tempo le competenze umane, ovvero le capacità uniche che solo gli esseri umani possiedono, diventeranno ancora più preziose (infatti, il 93% dei dirigenti italiani concorda che le competenze umane siano più importanti che mai, secondo il nostro ultimo Executive Confidence Index, giugno 2023). Sebbene la situazione vari da lavoro a lavoro e da settore a settore, noi di LinkedIn crediamo che l’IA non sostituirà il nostro lavoro, ma contribuirà a eliminare molti dei nostri compiti quotidiani per consentirci di svolgere il lavoro che siamo in grado di fare in modo unico.
Capitale umano vs Intelligenza artificiale. Come raggiungere il giusto equilibrio?
Visti i recenti progressi tecnologici, l’innovazione e la tecnologia sono oggi improcrastinabili. Oggi il dibattito sul rapporto tra virtuale/reale, tra digitale/umano è sempre più attuale e sentito. La nostra ricerca ci ha permesso di raccogliere alcuni interessanti dati sulla percezione dell’AI sia da parte dei lavoratori sia da parte degli executive. Se lavoratori e lavoratrici in Italia sembrano oscillare tra timori ed entusiasmi, gli executive italiani sembrano decisamente meno allarmati per il possibile impatto dell’AI sul mondo del lavoro. Il 93% degli intervistati tra i C-Level, infatti, pensa che le soft skills diventeranno sempre più importanti e il 72% le considera più rilevanti per la propria organizzazione rispetto a capacità più specifiche legate all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Il peso delle skills specifiche legate all’AI nei processi di selezione del personale, in Italia, resta tuttavia ambiguo: il 50% degli intervistati C-Level si dichiara entusiasta dei possibili sviluppi legati all’introduzione dell’AI, ma ancora non ha chiaro come attingere appieno a questo potenziale. Il 40%, invece, dichiara di avere in programma di erogare corsi di formazione o di voler assumere nuovi talenti con un set particolare di conoscenze nell’ambito dell’AI.
Tutto ruota attorno alle skills…
Il futuro del lavoro è rappresentato dall’acquisizione di competenze. La forza lavoro deve essere qualificata sia sulle soft skills (competenze che solo gli esseri umani possono acquisire), sia sulle competenze legate all’AI (come utilizzare efficacemente l’intelligenza artificiale). Avrà la meglio chi migliorerà le competenze di entrambi.
Cosa dovrebbero fare le aziende per affrontare al meglio le sfide future del mondo del lavoro?
Stiamo entrando nell’era dell’IA ed è quindi arrivato il momento di prepararsi. Per le aziende sarà fondamentale qualificare la forza lavoro, non solo sull’intelligenza artificiale con corsi di formazione specifici, ma anche sulle competenze trasversali che l’intelligenza artificiale può supportare o aiutare a sviluppare. Adottare un approccio alle assunzioni basato sulle competenze, selezionando ruoli con competenze specifiche che potrebbero essere in linea con questi cambiamenti, e ascoltare i dipendenti considerando l’impatto che hanno oggi, come avvenuto dopo la pandemia o il great reshuffle.
Qualche dritta?
Per tutti, che siate esperti o curiosi di IA, ecco alcuni consigli per iniziare. Imparare il gergo: Possedere il linguaggio per parlare e capire l’IA vi metterà un passo avanti agli altri. Studiate le competenze più diffuse in materia di IA con risorse come LinkedIn Learning, dove potete trovare i corsi di IA più popolari. Un buon punto di partenza è How to Research and Write using generative AI e What is generative AI (qui). Affidatevi agli esperti e attingete dal vostro network: I dati mostrano che la maggior parte dei professionisti non sa da dove iniziare per apprendere sull’IA, quindi non siete certo soli. Rivolgetevi alla vostra rete per scambiare e condividere le conoscenze e rimanete aggiornati sull’IA seguendo i leader d’opinione e gli esperti in materia su LinkedIn, tra cui Emmanuel Acheampong, Allie Miller e Greg Coquillo. Mettete in mostra le vostre competenze: Non sottovalutate l’importanza di valorizzare le vostre competenze. I dati di LinkedIn mostrano che le competenze richieste per molti lavori a livello globale sono incredibilmente cambiate per il 25% dal 2015.
Altri consigli?
Sfruttate LinkedIn Learning per rispolverare e approfondire queste skills, così come le competenze relazionali. Sfruttare gli strumenti disponibili: Utilizzate gli strumenti di intelligenza artificiale già disponibili su LinkedIn, come i “collaborative articles” – articoli pubblicati da LinkedIn con approfondimenti e punti di vista aggiunti dalla comunità di LinkedIn. Questi articoli nascono come spunti di conversazione alimentati dall’intelligenza artificiale, sviluppati con il nostro team editoriale. Successivamente, con l’aiuto dello Skills Graph di LinkedIn, il team connette ogni articolo con esperti del settore che vi contribuiscono con i loro consigli e approfondimenti.
E sull’AI?
Confrontatevi con le vostre perplessità in materia di AI: È normale sentirsi un po’ nervosi o sopraffatti dalla nuova tecnologia! Le persone si sono sentite allo stesso modo quando è stato introdotto Internet ed è importante ricordare che questi cambiamenti non avvengono da un giorno all’altro. Si tratta di processi a lungo termine e voi potete impegnarvi per essere parte del cambiamento, non solo per subire l’impatto dell’IA. Per concludere, anche questa dell’AI si presenta come una vera e propria rivoluzione tecnologica. Credo che, come per quelle che abbiamo già vissuto, anche questa porterà con sé una serie di vantaggi dirompenti. Potrà diventare, ad esempio, un importante alleato per svolgere – al meglio – il nostro lavoro, permettendoci così di concentrarci sui nostri migliori talenti.