E’ chiaro che i “green job” saranno una consistente fetta del futuro occupazionale del nostro Paese e non solo: abbiamo l’urgenza di preparare i nostri studenti
Nel settore del biogas, in Italia, entro il 2020, avremo la necessità di avere 25 mila addetti specializzati ma nel nostro Paese la scuola non e’ preparata ad affrontare la nuova frontiera della green economy. Lo ha dichiarato al “Corriere della Sera”, Stefano Scarpetta, direttore del dipartimento Affari sociali dell’Ocse: “Il passaggio all’economia verde ha creato nuova occupazione legata per lo più alle fonti rinnovabili, ma, dall’altro lato, ha anche determinato la perdita di lavoro in settori più tradizionali. C’è bisogno di riqualificare i lavoratori per usare le nuove tecnologie”. Secondo l’Ocse gli studenti italiani sanno poco o niente di temi ambientali. Arrivano ultimi in classifica dopo messicani e turchi. Il 60% dei laureati in materie ambientali, per lo più maschi, provengono dalla Francia, dalla Germania, dalla Corea, dal Regno Unito e dagli USA.
Eppure il mercato del metano biologico negli ultimi cinque anni ha mobilitato investimenti per 4,5 miliardi creando nuovi posti di lavoro e producendo circa 2 miliardi di metri cubi di metano, un quinto della produzione nazionale di gas naturale.
Anche in questo caso ci troviamo di fronte a due binari che camminano in maniera parallela senza mai incontrarsi: da una parte il mercato, l’economia che guarda con distrazione al mondo della scuola senza accorgersi che tra qualche anno si troverà senza risorse umane; dall’altra il pianeta istruzione che sembra voler continuare a perseguire la consueta strada senza osservare i cambiamenti della società e soprattutto dell’economia. Nelle scuole americane i temi ambientali sono materia di studio. Ai bambini più piccoli si insegna a comprendere l’importanza di ciò che ci circonda, si sensibilizzano all’uso consapevole delle materie prime, si crea un’educazione green. In Italia basta prendere in mano un libro di scienze della scuola primaria per comprendere quanta poca attenzione venga dedicata all’ecologia, all’ambiente.
Qualche sforzo in più viene fatto alla secondaria di secondo grado ma avremmo bisogno di pensare alla preparazione di persone capaci di entrare in un mercato in espansione. La scuola ha il compito di essere profetica, di proporre indirizzi che rispondano alle esigenze della società, che sappiano interpretare i tempi. L’industria italiana del biogas – sostiene Piero Gattoni, presidente del CIB – è già per dimensioni la seconda in Europa, dopo la Germania. Facendo ricorso ad effluenti zootecnici, prodotti agricoli e sottoprodotti agroindustriali, secondo i principi del “biogas che fa bene al Paese”, con 400 mila ettari di terreno agricolo e l’utilizzo di biomasse residuali il nostro settore è in grado di soddisfare almeno il 10% del consumo attuale di gas naturale in Italia. Si tratta di una grande opportunità, a cui fino a questo momento non è stata data la giusta attenzione”.
E’ chiaro che i “green job” saranno una consistente fetta del futuro occupazionale del nostro Paese e non solo: abbiamo l’urgenza di preparare i nostri ragazzi ad affrontare non solo la necessità dell’industria italiana ma di essere capaci di competere sul mercato mondiale. Solo negli USA, nel 2014, il 22% delle offerte in più e’ stato registrato in questo settore ma in questo caso hanno risposto giovani ingegneri all’altezza del compito. Alla scuola italiana, a partire dalla primaria, serve captare questa situazione. Peccato che nelle pagine del piano “La Buona scuola” , l’educazione ambientale non sia stata presa in considerazione più di tanto dal ministero dell’Istruzione.