Per Ryanair gli aiuti alle compagnie di bandiera “sono regressivi, ingiusti e illegali” e “minacciano il futuro dell’aviazione europea quanto la stessa pandemia”
Il mondo torna lentamente alla normalità. Lo si capisce anche osservando il cielo: con un po’ di attenzione può nuovamente capitare di vederlo solcato da un aereo, o rigato dalle scie (no, non scie chimiche) che questi giganti dei cieli lasciano per qualche istante al loro passaggio. Siamo ancora molto lontani dal traffico aereo dei periodi normali. Si calcola che l’offerta delle compagnie attualmente sia solo il 44% rispetto al 2019. E poi c’è il tema dei salvataggi di Stato. Dopo che l’Unione europea ha consentito ai Paesi membri di correre in soccorso delle aziende in difficoltà, molti governi – tra cui il nostro, con la nuova nazionalizzazione di Alitalia – hanno iniziato a staccare assegni a profusione alle loro compagnie di bandiera, ma questa pratica rischia di essere foriera di una concorrenza sleale verso le aziende low cost, che devono arrangiarsi attingendo ai soli aiuti alle imprese, che di norma prendono la forma di prestiti e non di finanziamenti a fondo perduto. Ecco perché Ryanair è tornata a tuonare contro gli aiuti di Stato.
Le low cost non ci stanno
“I salvataggi” dedicati esclusivamente alle compagnie di bandiera “sono regressivi, ingiusti e illegali” e “minacciano il futuro dell’aviazione europea quanto la stessa pandemia”. Lo scrive, dalle colonne del Financial Times, il ceo di Ryanair, Michael O’Leary, che chiede alla Commissione europea di “difendere” il mercato dalle distorsioni degli aiuti di Stato ai vettori nazionali da parte degli Stati membri più ricchi.
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“Chiediamo parità di trattamento”
“Ryanair non ha ricevuto gli aiuti concessi alle compagnie di bandiera. Non stiamo chiedendo questo”, sottolinea O’Leary. “Ma vogliamo condizioni di parità”, attacca il manager irlandese di una delle low cost più note, sottolineando la natura “europea, non nazionale” della sua compagnia. “Il sostegno statale deve essere consentito solo a condizioni rigorose: non deve essere riservato alle compagnie di bandiera, ma accessibile a tutti, limitato nel tempo e mirato” a questioni come “il sostegno del personale e la sospensione o il differimento delle tasse aeroportuali”, sostiene il numero 1 di Ryanair , che si scaglia in particolar modo contro l’Italia: “Il fondo Covid-19 da 500 milioni di euro limitato alle compagnie aeree con una licenza rilasciata dall’Italia viola le norme comunitarie”.
Contro il decreto Rilancio anche AICALF
Contro la decisione dell’esecutivo di Giuseppe Conte si schiera anche la neonata AICALF, l’Associazione Italiana Compagnie Aeree Low Fares che rappresenta le low cost Blue Air, easyJet, Norwegian, Ryanair, Volotea e Vueling: “Occorre estendere la possibilità di accedere al Fondo di ristoro per il trasporto aereo a tutti i vettori con licenza europea stabiliti in Italia. Serve inoltre, il pieno riconoscimento della validità dei contratti aziendali già stipulati dai vettori aerei con le organizzazioni sindacali più rappresentative”.
“Le nostre richieste poggiano solidamente sulle indicazioni della Commissione Europea che, in più occasioni in merito all’emergenza Covid 19, ha ribadito come eventuali aiuti statali dovessero essere applicabili a tutte le imprese con sede nel territorio dell’Unione, senza alcun tipo di discriminazione”, spiega l’associazione, “come ribadito nei giorni scorsi anche da Assoaeroporti e dall’Associazione Nazionali Piloti, Aicalf auspica che il governo italiano possa continuare a stimolare la ripartenza del turismo nel nostro Paese, ma tutelando il settore del trasporto aereo nel suo insieme e non una singola compagnia, evitando di adottare misure protezionistiche con il rischio di determinare una distorsione della concorrenza tra vettori e il ritorno a un contesto di mercato di venti-trent’anni fa, con inimmaginabili perdite per il sistema-Italia nei confronti degli altri Paesi europei”.