Bruno Le Maire: “La Casa automobilistica della Losanga sta giocando una partita decisiva per la sua sopravvivenza. Aiuti in cambio di decarbonizzazione”
Si aggrava la situazione per gli operai di Renault che, dopo le voci di chiusura di 4 impianti sul territorio francese avevano già proclamato agitazioni e scioperi e, almeno in un primo momento, avevano trovato conforto nelle parole del Primo ministro Édouard Philippe, il quale aveva imposto alla società lo stop a qualsiasi provvedimento in tal senso. Ma adesso a rischio sarebbe la sopravvivenza del Gruppo stesso, secondo le parole, mai così drammatiche, del ministro delle Finanze Bruno Le Maire.
Le Maire: “Renault potrebbe non sopravvivere”
Non ha usato mezzi termini il titolare del dicastero dell’economia per spiegare la situazione economica francese: “Molti settori sono stati duramente colpiti” dalla crisi e “anche se l’economia si sta riprendendo, non tutti i comparti lo stanno facendo allo stesso ritmo”. E sicuramente il settore dell’automotive è quello in maggior sofferenza. “Renault potrebbe addirittura scomparire se non riesce a riadattarsi dopo la crisi del Coronavirus”, ha ammesso Le Maire. Per salvarla servono ben più dei cinque miliardi che la Losanga chiede in prestito e che la Repubblica francese si appresta a garantire. Ovviamente i sindacati guardano al governo, dato che lo Stato, con il 15%, è il principale azionista della Casa automobilistica. Ma sarebbe già il terzo salvataggio in 75 anni.
Né Philippe né il presidente Emmanuel Macron intendono però passare alla storia come i politici che hanno lasciato morire uno dei simboli dell’industria automobilistica francese, quindi difficilmente Parigi non compirà l’impossibile pur di salvare Renault. Semplicemente, vuole garanzie dalla Casa della Losanga circa i suoi piani economici venturi e rassicurazioni sul fatto che continuerà a mantenere il core della produzione nei confini nazionali. A questo proposito rischia di finire sotto la lente di ingrandimento del Governo d’oltralpe la mai digerita alleanza con i giapponesi di Nissan (la vicenda di Carlos Ghosn è emblematica di come sia andata a finire).
“Aiuti in cambio di decarbonizzazione”
“Tutti gli aiuti che forniamo alle imprese devono andare nella direzione della decarbonizzazione dell’economia francese” ha ribadito il titolare del dicastero di Bercy. “Chiediamo ai produttori di assumere impegni in tre direzioni: veicoli elettrici, ubicazione in Francia delle loro attività tecnologicamente più avanzate e rispetto dei fornitori”. Quanto all’economia francese, Le Maire si è impegnato a muoversi “in modo da incoraggiare il ritorno all’attività, poiché questo è ciò che in definitiva ci permetterà di creare posti di lavoro e di creare prosperità”, ma con paletti rigorosi sull’assistenzialismo: “Non è una situazione normale che lo Stato si faccia carico del 100% degli stipendi”.
Un piano di rientro lacrime e sangue
Da quanto si apprende, il piano di maxi risparmi da 2 miliardi di euro messo a punto da Renault consisterebbe nel chiudere 4 stabilimenti in Francia. Il piano, anticipato dalla testata Le Canard Enchainé, sarà rivelato il 29 maggio e prevede una lunga serie di misure che in un primo momento sembravano legate alla necessità di ridurre l’impatto del Coronavirus sull’andamento della casa automobilistica francese, ma adesso paiono più indispensabili per la sopravvivenza del marchio stesso.
La partita di Flins
Secondo il settimanale, i primi a essere chiusi sarebbero gli stabilimenti di Choisy-le-Roi, Dieppe e delle Fonderies de Bretagne, mentre la misura verrebbe estesa successivamente all’impianto di Flins. Per un’altra testata d’Oltralpe, Les Echos, Renault intenderebbe in effetti fermare la produzione auto a Flins dove sono assemblate l’auto elettrica Zoe e Nissan Micra, ma solo con lo scopo di convertirle. Di recente, Renault aveva annunciato che a Flins sarebbero state prodotte mascherine anti-contagio per fare fronte ai bisogni del Gruppo a partire da luglio con una produzione prevista di 1,5 milioni di pezzi a settimana. Se confermate, queste misure lascerebbero a casa 3.600 posti dipendenti, 2.600 dei quali solo a Flins. E il Governo francese non vuole certo veder chiudere lo stabilimento alle porte di Parigi, il più grande e anche quello storico. Però per questo gli altri potrebbero diventare sacrificabili…