Come machine learning e tecnologia cambiano il lavoro del giornalista. Se ne è parlato al convegno organizzato da ANSA a Roma
“L’Intelligenza Artificiale è uno strumento per rendere le macchine più simili all’uomo?”: apre così il presidente dell‘Ansa, Giulio Anselmi, il primo appuntamento sul tema “Giornalismo Aumentato” organizzato da ANSA con main partner Google News Initiative e dedicato alle tecnologie e alle trasformazioni del settore editoriale.
La conferenza è stata preceduta da un Hackathon, durato più di 20 ore, realizzato in collaborazione con Talent Garden e che ha chiamato sei team a misurarsi sui seguenti temi: una app a garanzia dell’affidabilità delle notizie, un’informazione più ricca e completa grazie all’aiuto dell’intelligenza artificiale, un’assistente vocale che spinge a chiedersi il perché di alcuni fatti che si trasformano in notizie da prima pagina.
Il giornalismo e la modernità
“C’era una volta il giornalismo cartaceo, degli inviati dei cronisti tradizionali, oggi ci sono realtà molto diverse, si moltiplicano figure inimmaginabili fino a qualche anno fa come i citizen journalist, come i blogger, come gli youtuber, tutte figure ibride. I modelli di produzione non sono più le aziende ma la rete. Cambia il business, cambia il modello organizzativo dell’impresa” spiega nel suo discorso introduttivo Anselmi. Che continua: “Andiamo, complice l’intelligenza artificiale, verso nuovi modelli di giornalismo. Aumentato, vuol dire più ricco e in parte diverso ma non vuol dire tradito. L’informazione al tempo dell’oggi e dei social network è una post-verità e non è più quello a cui eravamo abituati: ma la cosa fondamentale è la verifica delle notizie e delle fonti per riuscire a conciliare la velocità (che è la vera novità dei nostri tempi) con l’attendibilità. In questo contesto, il ruolo dell’agenzia di stampa è ancora più fondamentale”.
Cosa può fare l’AI per il giornalismo? È la seconda domanda che lancia il presidente in conclusione al suo discorso introduttivo, “L’AI non deve sostituire le persone in redazione ma deve servire a migliorare l’efficienza e la produttività, relegare alle macchine i compiti più ripetitivi e noiosi e dare tempo ai giornalisti per costruire cose, dedicarsi alla parte più creativa del lavoro. Tra giornalisti e tecnologie ci deve essere un rapporto di collaborazione”.
Il motivo per cui oggi si parla molto di più di AI, rispetto al tema protagonista negli anni passati delle fake news, lo spiega l’Amministratore dell’Ansa, Stefano D’Alessandri. “L’AI è la quarta rivoluzione industriale e da una ricerca di McKinsey, che attribuisce all’applicazione dell’AI all’industria italiana la possibilità dell’incremento del PIL del 13% nei prossimi dieci anni. Da qui nasce anche il quesito: “Cosa è davvero e cosa può fare allo stato attuale e con quali strumenti per le redazioni e modelli di business, quali minacce e opportunità derivano dall’AI nella creazione e nella lotta alle fake news”.
I limiti dell’AI per il giornalismo
Fino a che punto l’AI possa sostituire il lavoro intellettuale dell’essere umano e del giornalista? A commentare i limiti e le opportunità dell’AI applicata al mondo dell’informazione è il direttore dell’Ansa, Luigi Contu: “Noi raccontiamo e cerchiamo notizie e che interessano il pubblico e si presuppone che i giornalisti sappiano capire cosa sia importante per l’opinione pubblica per la sua formazione e cultura civile, per i suoi divertimenti e i suoi svaghi” afferma Contu. Che specifica anche cosa l’AI non sia in grado di fare per cui non può sostituire il lavoro dell’essere umano: “Comprensione di un fatto complesso, gerarchia, etica, narrazione con l’emozione e il pathos, la verifica dell’affidabilità delle fonti, la assunzione di responsabilità dei contenuti prodotti e pubblicati. Queste sono cose che l’AI non può fare: se non c’è qualità non c’è (in)formazione indipendente, pluralista, completa che dia un ventaglio ai cittadini e non vi è cultura ed è difficile immaginare un mondo che vada avanti”.
Google Initiative supporta l’editoria
“Abbiamo pensato di proporre dei fondi per investire sul futuro dell’editoria, per far sì che si possa pensare a più lungo termine. Al momento, sono 200 milioni e 660 progetti tra cui analisi dei dati, lotta alle fake news, comprendere meglio i lettori e proporre formule di abbonamento o comprendere i temi interessanti per essere più letti, estrapolazione contenuti dannosi” racconta Carlo D’Asaro Biondo, responsabile a livello europeo delle partnership di Google. E continua: “Abbiamo iniziato a finanziare questi progetti nel 2012-2013 in Francia, è chiaro che i risultati si vedranno in avvenire. Al temine AI, che genera confusioni, in Google, preferiamo il termine di machine learning: la macchina che impara, i dati e la capacità di calcolo e l’operazione sui processi di analisi che migliorano nel tempo e sono potenti mezzi a disposizione che permettono di andare molto più veloce e a costi molto inferiori perché il lavoro giornalistico costerà di meno in termini di tempo al giornalista, permetterà di fare più cose e di rendere più efficienti le operazioni e di comprendere meglio su quali temi lavorare. Cambiano le equazioni economiche: siamo convinti che il ruolo del giornalismo, a lungo termine, nel sostegno alla democrazia rimanga fondamentale: ma è importante in paesi come l’Italia, utilizzare queste tecnologie ed investirci e contribuire a facilitare il ruolo e l’attività del giornalista”.
Le tre app finaliste per il giornalismo del futuro
Hi ANSA
Di Carlo Ardito, Sara Napoleone e Coraline Gangai, è l’upgrade dell’app di ANSA: un servizio in abbonamento che fornisce notizie affidabili e tematizzate attraverso canali personalizzati per ottimizzare l’esperienza dell’utente.
Nova
Di Davide Scalera, Paolo Ferrara e Claudio Salvadori, è una piattaforma digitale che mette l’intelligenza artificiale al servizio del giornalismo arricchendo le fonti primarie con dati secondari autorevoli, contestuali e di approfondimento_ lasciando maggior tempo al giornalista per concentrarsi sulla creazione di contenuti di qualità.
Aiuto da ANSA
Di Anna Giova, Gabriele Aluigi e Vincenzo Giuseppe Perricone, ribalta il paradigma della lotta alle fake news che spesso nascono e si alimentano da lacune di conoscenza, informazione e formazione: propone un sistema di Vocal Assistant e Open Graph per fornire un’informazione rapida, semplice e verificata grazie alle mappe concettuali generate con l’intelligenza artificiale, così chi legge si sente spinto a chiedersi non solo il “che cosa” ma il “perché”. E ANSA risponde.