Saranno 1 miliardo i nomadi digitali nel 2035. Ecco come l’Italia può attrarli ripopolando i suoi borghi
Il nomadismo digitale è uno dei temi “caldi” di Next Generation, la rassegna dedicata all’innovazione di Giffoni Hub. La sfida della tavola rotonda – che si è tenuta stamattina alle 11 all’Antica Ramiera – è affascinante: favorire il nomadismo digitale in e verso l’Italia per ripopolare i tanti borghi del nostro Paese che i giovani hanno da tempo abbandonato.
«Il nomadismo digitale è diventato ormai un fenomeno globale. Basta studiare le sue dimensioni per capire quali opportunità di crescita ha per i territori italiani, che possiedono tutte le carte in regola per diventare poli attrattori per i tanti talenti intorno al mondo», spiega a Startupitalia! il moderatore dell’evento, Alberto Mattei, consulente di comunicazione online. Alberto è fondatore di nomadidigitali.it, la piattaforma che da otto anni racconta storie di nomadi digitali e offre loro strumenti utili.
1 miliardo di nomadi digitali nel 2035
I numeri svelati durante la tavola rotonda fanno riflettere: 1 miliardo saranno i nomadi digitali nel 2035. Stanno già generando un nuovo tipo di turismo che favorisce la destagionalizzazione e l’Italia, e soprattutto il Mezzogiorno, devono sfruttare questo fenomeno. La mission è quella di attrarre talenti digitali dall’estero, valorizzare le risorse ed incrementare gli investimenti in aree considerate oggi improduttive, come racconta Alberto: «Diventare poli attrattivi significa soprattutto creare strutture. Spazi di coliving, coworking, sono necessari per portare in Italia i talenti e farli anche restare. Sono luoghi in cui c’è la possibilità di far relazionare le persone e vincere l’isolamento che si rischia quando si lavora da soli».
Il modello Automattic e l’Estonia
Automattic è l’azienda fondata da Matt Mullenweg, nota per essere la holding che ha dato vita a WordPress. Quasi 600 dipendenti sparsi per il mondo, 49 lingue diverse. Ognuno lavora dove vuole, non esiste un ufficio: «Un monolocale a San Francisco, come a New York può costare fino a 2.800 dollari. Mullenweg è stato uno dei primi a capire che con il remoto era possibile collaborare con i migliori talenti nel mondo».
Oltre e Automattic ci sono modelli europei all’avanguardia, come l’Estonia che con la residenza digitale, ha messo le basi per attrarre professionisti digitali: «In Italia manca ancora consapevolezza per chi lavora nell’information technology. Le grandi aziende si stanno muovendo nel campo dello smart working, mentre le piccole e le medie hanno più difficoltà. C’è un passaggio culturale da fare che serve a modificare poi i modelli organizzativi: passare, cioè, dal controllo alla fiducia».
Fiducia parola chiave del nomadismo digitale
Il tema del nomadismo digitale e la fiducia vanno di pari passo. Ne è convinto Luca Tesauro di Giffoni Innovation Hub: «Sono i dati che parlano. Lo smart working aumenta l’indice di produttività in azienda e la felicità dei dipendenti. Le aziende che si sono aperte e hanno dato fiducia sono state ampiamente ripagate nei numeri», spiega Tesauro a Startupitalia!
Il nomadismo digitale diventa un modo per creare tante piccole “Giffoni” in giro per l’Italia: «Giffoni è un modello di borgo rinato, come potrebbero essere tanti qui in Campania. I turisti lavoratori potranno godere delle bellezze dei territori e allo stesso tempo vivere nei pressi di hub che offrono loro opportunità, Giffoni Innovation Hub, la Apple Academy e la Città della Scienza, sono solo alcuni esempi delle possibilità che la Regione offre ai nuovi lavoratori della Rete».
Luca ci racconta che è il momento giusto per legare il nomadismo digitale alla riqualificazione dei borghi, “visto che l’Europa sta investendo molto nelle aree marginali”: «Il 5G, la nascita di coliving e esperienze come la Giffoni Experience daranno un vantaggio competitivo al Sud del Paese, che può storicamente contare sulla creatività dei suoi abitanti e sulla loro capacità di mettersi in gioco, e diventare un vero polo attrattivo, portando nei borghi, ma anche nelle mete classiche, come Capri, Ischia e Procida, un turismo diverso. Esperti del digitale che sapranno trovare anche nuovi modi di raccontare il territorio e promuoverlo all’estero».
C’è chi crea la prima città per nomadi digitali in Sardegna
Tanti gli ospiti della tavola rotonda. Come Christine Michaelis, scrittice e vicepresidente della European Start-Up Association, che lavora a Ditigal Nomad Town, la prima città per nomadi digitali al mondo, a Martis, un piccolo centro della provincia di Sassari.
Oltre a lei sono intervenuti, Fabiola Mancinelli, dottoressa ed esperta di turismo e cultura del viaggio, Roberta Caruso che ha raccontato il suo Home for Creativity, un progetto di coliving diffuso, che vuole riconventire case private e strutture ricettive tradizionale in zone periferiche in residenza per nomadi digitali. Mentre Giovanni Battista Pozza, imprenditore, nomade digitale, ha illustrato Happy Remotely, una piattaforma che offre strumenti agli smart worker.
Tra gli ospiti anche Guido Zaccarelli, docente e autore di libri, che ha messo al centro dei suoi studi il tema della felicità sul lavoro nei testi “La Conoscenza Condivisa,“ e “dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda”. Daniele Berti, coach della felicità, autore del libro “Da homo sapiens a Homo Felix: l’evoluzione della specie. Marcello Mari, nomade digitale, giornalista freelance, esperto di blockchain e criptovalute e Francesco Biacca, sviluppatore e fondatore di Evermind ed Home for Creativity. Azienda fondata sullo smart working e su un’organizzazione liquida ed orizzontale del lavoro, incentrata su tre valori: fiducia, trasparenza e responsabilità.