firma email wapp 3

«Nel mio ruolo una cosa importante è saper dare feedback e coordinare le persone, motivandole nel tempo. Quando ho cominciato a lavorare avevo figure più grandi di me da dover gestire. È la parte di leadership manageriale che ho dovuto imparare». Livia Viganò, Co-founder di Factanza Media, ci ha risposto così alla domanda su quale fosse la competenza che si è resa conto di dover sviluppare quando si è confrontata con il mondo del lavoro. Di questo si parlerà al prossimo appuntamento di TheWaveProgram, in programma giovedì 11 luglio alle 17.

Registrati al webinar “Generazione Next Workers: prepararsi alle sfide del futuro”

Vigano Livia
Livia Viganò, Co-founder di Factanza Media

TheWaveProgram, il progetto

A “Generazione Next Workers: prepararsi alle sfide del futuro“ insieme a lei ci sarà anche Francesca Passudetti, Co-chair del gruppo di lavoro New Skills, Entrepreneurship & Future of Work al Y7 2024. StartupItalia sta seguendo fin dagli esordi il programma di young empowerment voluto da illimity, e rivolto ai giovani affinché possano ascoltare storie di talenti in Italia e all’estero in grado di ispirare. Le ultime puntate di TheWaveProgram hanno avuto come ospiti Alberta Pelino (fondatrice e presidente della Young Ambassadors Society), Andrea Gori (fondatore di illuminem.com), Ileana Pirozzi (Exor Ventures) e Fabio Boniolo (Dana Farber Cancer Institute).

IMG 5556
Francesca Passudetti, Co-chair del gruppo di lavoro New Skills, Entrepreneurship & Future of Work al Y7 2024

Con questa iniziativa illimity supporta il progetto Y7 Italia 2024, l’engagement group ufficiale del Vertice G7 dedicato ai giovani tra i 20 e i 30 anni, gestito dalla Young Ambassadors Society.​ Ed è proprio in occasione dell’ultimo G7 giovani che i delegati hanno messo insieme alcune linee guida da proporre ai leader per assecondare un percorso formativo adeguato ai tempi. «Una delle proposte del Y7 2024 è di creare certificazioni nazionali sulle soft skill, green skill e digital skill, con programmi e fondi dedicati – ha commentato Passudetti –. Con l’introduzione dell’intelligenza artificiale e dei chatbot come ChatGPT al lavoro, diventa molto importante come la persona formula la domanda, come agisce il suo pensiero critico».

A che età è meglio fondare una startup?

Come a ogni appuntamento di TheWaveProgram ci sarà spazio per ascoltare i protagonisti ospiti al webinar. Da una parte, Livia Viganò che ha dato vita a una pagina social divenuta progetto editoriale rivolto in particolare ai giovanissimi; dall’altra Francesca Passudetti, con una ricca esperienza all’estero nel campo della farmaceutica (ha lavorato a Novo Nordisk, la multinazionale danese che è la società più capitalizzata a livello europeo) e oggi di stanza a Toronto.

ArrighiniViganoCC801 min
Bianca Arrighini e Livia Viganò, Co-founder di Factanza Media

I loro percorsi sono preziosi soprattutto per chi ha ambizioni di studi e lavoro all’estero o di lancio di un’idea imprenditoriale. «Io ho fondato la startup quando stavo facendo ancora l’università – ci ha raccontato Viganò – e l’ho vissuta come un’opportunità per plasmare il mio futuro. Se avessi avuto 30 anni e già un lavoro in consulenza avrei fatto più fatica a dedicarmici». Segno che non c’è un’età minima per sperimentare e testare un progetto in cui si crede.

Cosa cercano i giovani dal lavoro

In vista del webinar dell’11 luglio abbiamo chiesto a entrambe qual è il consiglio che si sentono di dare ai giovani: fare quello che piace o fare quello in cui si è bravi? «In Italia – ha risposto Passudetti – i giovani vogliono rispecchiarsi nel lavoro che fanno. Se riesci a trovare qualcosa in cui sei bravo e che ti piace è ottimo, ma anche mantenere le passioni al di fuori può essere una fonte di energia. A livello scolastico bisognerebbe fare di più per aiutare i giovani a capire questi aspetti».

Una frase lapalissiana, ma che deve essere sempre considerata anche quando si fa qualcosa che si ama, è che pure le cose belle nascondono difficoltà. «In una cosa che ti piace fare, per forza ci saranno momenti di frustrazione», ha aggiunto Viganò.

Francesca Passudetti

Se si parla di lavoro bisogna poi discutere di salute mentale. Dallo scoppio della pandemia il tabù sul malessere psicologico, al lavoro e non solo, è stato in parte abbattuto. Dopo il burnout ultimamente si sente parlare anche di sindrome da boreout, ossia la situazione di noia cronica che non fa crescere e che rende faticoso per giovani e non andare al lavoro. «Le nuove generazioni – ha concluso Viganò – chiedono una maggiore equilibrio vita-lavoro e poi cercano stimoli, una mission interna allineata a loro stessi».

Molto è cambiato rispetto al passato, quando il lavoro si riduceva forse troppo spesso al concetto di stabilità, come condizione sufficiente. «La generazione dei miei genitori – ha detto Passudetti – parlava di stabilità e sicurezza economica. Oggi, nonostante stabilità e sicurezza economica siano comunque molto importanti, il lavoro è più fonte di energia, di ispirazione per impattare il mondo. Già dal 2021 il tema del mental health è stato centrale nelle discussioni al Y7».