Quattro date per ripartire, in attesa della Fase 3. Sono quelle su cui si cerca l’accordo tra Governo, esperti e parti sociali
Scalpita il mondo produttivo, rimasto troppo a lungo fermo, congelato dalla quarantena. Scalpita non solo per gli affari andati in fumo, ma perché diversi Paesi in Europa hanno iniziato a riaprire e quindi si rischia di perdere quote nei mercati stranieri. In molti casi, poi, l’interconnessione è tale che senza l’apporto delle aziende italiane quelle austriache o tedesche che hanno già potuto tornare a produrre non riescono comunque a completare il ciclo. E scalpitano pure le Regioni. Per questo il Governo e le parti sociali (rappresentanti degli industriali da un lato, dei lavoratori dall’altro) starebbero consultando la task force sulla Fase 2 di Vittorio Colao per elaborare un calendario sulla ripartenza, riassumibile in quattro date principali.
27 aprile – Industrie a basso rischio INAIL
Alcune, come FCA, hanno deciso di riaprire senza aspettare il Governo e passando per la via dell’informativa alla prefettura competente. Sulle altre si sta lavorando al tavolo tra esecutivo, scienziati, tecniche e parti sociali. L’idea è far ripartire i settori dell’automotive, della moda e della componentistica, come peraltro chiesto dagli industriali veneti e, oggi, dall’Emilia Romagna.
4 maggio, inizio Fase 2 – Cantieri, servizi, fabbriche
Il 4 maggio dovrebbe segnare ufficialmente lo spartiacque tra la Fase 1, della quarantena e la Fase 2, di convivenza con il Coronavirus. Si tornerà perciò ad aprire un maggior numero di attività, sempre nel rispetto delle indicazioni individuate oggi nel Protocollo di intesa sulla sicurezza sul lavoro siglato tra le parti sociali e l’esecutivo. Via libera da quella data ai cantieri, all’industria tessile e ad altre attività di servizi. Si vedrà inoltre se il trasporto pubblico locale reggerà le nuove norme che paiono assai restrittive, almeno dalle bozze circolate finora. Ma non sarà un “liberi tutti” visto che la task force sulla Fase 2 stima un ritorno del 15% dell’utenza sui bus rispetto ai valori pre pandemia.
© Regione Lombardia
11 maggio – negozi al dettaglio
L’11 maggio dovrebbero poter tornare ad alzare le serrande i negozi al dettaglio, mentre non ci sarebbero accordi sui centri commerciali: troppo alto il rischio di assembramento, soprattutto nei week end. I negozianti avranno l’obbligo, laddove possibile, di sanificare le merci esposte prima di venderle.
18 maggio – Barbieri, bar, ristoranti
Barbieri e parrucchieri ancora in forse: secondo alcune versioni del documento potrebbero ottenere il via libera già l’11 maggio, a patto di osservare rigide misure sanitarie e di sterilizzazione degli strumenti di lavoro, secondo altre avranno il via libera il 18 maggio mentre c’è chi sostiene sarebbe meglio farli aprire solo a fine mese almeno, ma gli interessi economici in ballo non sono certo secondari. L’ipotesi più probabile, quindi, è che tornino a riaprire quando riapriranno bar e ristoranti, che al momento sono dati al 18 maggio. Le attività dovranno osservare norme assai rigide di distanziamento sociale, dimezzando i coperti.
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Cinema, spiagge, teatri, concerti solo nella Fase 3?
Resta poi il nodo di tutte quelle attività che comportano aggregazione e che vedono aumentare il rischio di diffusione virus. In quel caso, in estate si darà probabilmente il via a proiezioni e spettacoli all’aperto, nella formula del drive in o comunque in grado di assicurare il distanziamento sociale. Ancora allo studio misure per i bagnanti, dato che alcune strambe idee ventilate nei giorni scorsi hanno suscitato l’ira dei gestori degli stabilimenti balneari.
Fase 2, le regole da rispettare al lavoro
Queste le principali regole che i lavoratori e i datori di lavoro dovranno rispettare per riaprire nella Fase 2 secondo il Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro (qui il documento):
- La certificazione medica di “avvenuta negativizzazione” per il rientro dei lavoratori già risultati positivi al Covid-19;
- l’utilizzo delle mascherine chirurgiche per tutti i lavoratori che condividono spazi comuni;
- la sanificazione straordinaria degli ambienti alla riapertura nelle situazioni più a rischio;
- la rimodulazione degli spazi di lavoro e delle postazioni, distanziate;
- la previsione di orari differenziati;
- il ricorso allo smart working da “favorire” anche nella fase di riattivazione del lavoro con il supporto del datore di lavoro (assistenza nell’uso delle apparecchiature, modulazione dei tempi di lavoro e delle pause).