ll Garante della Privacy ha indetto una consultazione pubblica «sulla congruità del termine di conservazione dei metadati degli account dei servizi di posta elettronica dei lavoratori». Sul sito ufficiale dell’ente si legge che i datori di lavoro «avranno a disposizione 30 giorni, a partire dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, per inviare al Garante le proprie osservazioni, i commenti, le informazioni, le proposte e tutti gli elementi ritenuti utili».
E-mail dipendenti: perché le aziende non sono d’accordo sui nuovi limiti?
A inizio febbraio il Garante della Privacy ha pubblicato un documento imponendo regole stringenti alle aziende in materia di conservazione dei metadati delle mail dei dipendenti (data, ora, oggetto, mittente, destinatario, dimensione): sette giorni è il limite di tempo massimo per conservare i metadati.
Secondo ricerche effettuate dal Garante della Privacy diversi software in commercio attivi nelle aziende non consentirebbero di disabilitare la raccolta dei metadati o di ridurne il periodo di conservazione. L’ente ha specificato che i sette giorni sono prorogabili con altre 48 ore in caso di comprovata necessità.
Leggi anche: Quanto sono digital le PMI del nostro Paese? Il rapporto dell’Istat
Da parte delle aziende c’è però la preoccupazione di tempi così corti, oltre al fatto che si parla di informazioni importanti per la gestione interna. Le proteste hanno spinto così il Garante a sospendere l’entrata in vigore delle norme «e promuovere una consultazione pubblica di 30 giorni sulle forme e modalità di utilizzo che renderebbero necessaria una conservazione dei metadati superiore a quella ipotizzata nel documento di indirizzo». Senza i metadati è impossibile rintracciare mail inviate o ricevute dai dipendenti e dal momento che si tratta di strumenti di lavoro il rischio è rendere più complicata l’operatività.