L’intervista a StartupItalia nei primi giorni della Fase 2. Consumi crollati ai livelli del ’99 e un milione di attività ancora chiuse
Il 31% delle piccole e medie imprese ha paura di non riuscire a risollevarsi dopo il lockdown. E intanto la Fase 2 – partita il 4 maggio – ha lasciato ancora chiuse 1 milione di attività. A fotografare il quadro dei cosiddetti negozi di prossimità è Confesercenti, nei primi giorni della nuova normalità per l’Italia. «Abbiamo compreso tutti le preoccupazioni sulle curve epidemiologiche – ha premesso a StartupItalia la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise – ma c’è anche un serio problema di serenità: chi ha un’azienda devo conoscere lo scenario per farla sopravvivere nel lungo periodo che ci separa dal vaccino». Il quadro drammatico che l’Italia ha di fronte è stato già confermato da tutte le associazioni di categoria, dall’Ufficio parlamentare di bilancio e dal Fondo Monetario Internazionale: questa recessione non ha precedenti.
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De Luise: dov’è l’aiuto delle banche?
Mentre il Governo è ancora al lavoro sul Decreto Aprile – atteso per Pasqua, ma che vedrà la luce soltanto questa settimana, se tutto fila liscio – abbiamo chiesto alla presidente di Confesercenti cosa non ha funzionato nella Fase 1, in quelle lunghissime settimane che da marzo in poi hanno sigillato le attività per fermare il contagio. «Bisognava sospendere tributi, contributi e utenze, da subito – ci ha spiegato – li avremmo rinegoziati una volta terminata l’emergenza. E poi sarebbe servita liquidità immediata, ma gli accordi con Abi, a quanto pare, non sono serviti: i 25mila euro garantiti dallo Stato non riescono ad arrivare a tutti gli imprenditori e ancora riceviamo molte richieste da parte di associati che incontrano ostacoli. Quello che più mi preme chiarire è che non chiediamo assistenzialismo, ma mantenere occupazione e vita nei quartieri».
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#Confesercenti: Una ripartenza a scarto (molto) ridotto, solo nel #commercio e nel #turismo ancora inattive oltre 1 milione di #imprese. Quadro tragico per i #consumi: quasi 3mila euro in meno a famiglia nel 2020…
➡️ https://t.co/6Cq6eSN1YE— Confesercenti (@Confesercenti) May 4, 2020
Patrizia De Luise, Presidente Confesercenti
Decreto Maggio: tre mesi di affitto basteranno?
L’Italia, intanto, è ripartita in maniera graduale come si auguravano il Governo e gli esperti del comitato scientifico. In queste prime ore di Fase 2 il settore dei trasporti sembra reggere e le filiere di produzione, edilizia e commercio all’ingrosso hanno ricominciato le attività. «Quando però tutti riapriranno dovremo fare i conti con un tessuto imprenditoriale ormai compromesso. Sarà tutta nuova povertà», ha spiegato la Presidente di Confesercenti. «Sarà impossibile assorbire l’intera perdita di fatturato, non avviene in nessuna parte de mondo», ha dichiarato in questi giorni il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Per venire incontro alle PMI Palazzo Chigi ha intenzione di garantire il pagamento di tre mensilità di affitto per quei negozi che hanno perso fatturato. «Si tratta di un passo avanti – ha chiarito De Luise – ma una volta riaperti gli affitti saranno comunque troppo alti. La nostra proposta è quella di prevedere uno sgravio per i proprietari dei muri».
Il ministro all’Economia Roberto Gualtieri
Consumi: indietro di 20 anni
Tra i dati drammatici pubblicati da Confesercenti c’è anche quello sulla stima del crollo dei consumi da parte degli italiani. “Quest’anno – si legge sul sito ufficiale – la spesa diminuirà di quasi 3mila euro a famiglia, riportandoci ai livelli del 1999″. Motivo in più per fare fronte comune tra imprenditori, grandi e piccoli. A poche settimane dalla designazione di Carlo Bonomi alla Presidenza di Confindustria, cosa ci si aspetta da Confesercenti nel campo degli imprenditori, grandi o piccoli che siano? «Innanzitutto vorrei dire che non possiamo permetterci di affrontare questa pandemia con contrapposizioni all’interno del mondo delle imprese – ha risposto la presidente De Luise – Sarebbe inutile mostrare i muscoli per far guadagnare terreno alla propria parte: ogni attore è fondamentale e collegato all’altro. Credo che il Presidente designato Bonomi abbia ben chiaro questa visione. Se da una parte ci sono le grandi imprese e l’export, dall’altra c’è un tessuto sociale ed economico indispensabile per quartieri e città».
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