Dei 954,7 miliardi di euro che sarebbero dovuti entrare a fine 2019, solo 79,6 miliardi hanno concreta probabilità di arrivare davvero nelle casse dello Stato
Soltanto qualche ora fa scrivevamo che la Francia è riuscita ad accordarsi con Facebook per avere fino all’ultimo centesimo di tasse e sanzioni non pagate. Il Fisco italiano, invece, per usare una espressione molto popolare, continua a essere “forte con i deboli e debole con i forti”. All’aumentare delle cartelle esattoriali diminuiscono infatti le possibilità di riscossione, fatto che dovrebbe far sentire parecchio sciocchi e frustrati i contribuenti onesti, che sbiancano alla notizia di un accertamento o alla prima messa in mora. Lo certifica la Corte dei Conti nel giudizio di parificazione su dati dell’Agenzia entrate-riscossioni.
Corte dei Conti: fisco “coniglio” con i grandi contribuenti
Nel documento dei giudici contabili si legge infatti che, quando lo Stato deve recuperare le tasse non pagate dai grandi contribuenti (cioè chi è destinatario di cartelle superiori ai 100mila euro), l’incasso medio del Fisco si ferma ad appena il 2,7 per cento.
Un Fisco colabrodo
Una debolezza storica, che fa sì che dei 302,9 miliardi di imposte da riscuotere coattivamente nell’ultimo decennio, lo Stato ha incamerato solo 8,2 miliardi. Dentro le somme inesigibili ci finisce un po’ di tutto, a iniziare dalle imprese fallite (per la precisione, si legge nel dossier, 153 miliardi sono debiti con l’erario mai saldati da società decotte; 118,9 riconducibili a cittadini deceduti e ditte cessate; 109,5 in capo – non si sa come – a nullatenenti; 68,8 per ‘scarico sospeso’, cui sommare i 410 miliardi che riguardano cartelle riferibili a contribuenti che nel passato erano già incappati in procedure coattive e ora sono gravati da nuovi debiti), ma il dato che rileva riguarda appunto che la difficoltà aumenta all’aumentare delle dimensioni del contribuente (o della cartella, perché non sempre a una grande cartella corrisponde una azienda di grandi dimensioni, se viene consentito protrarre simili debiti). E ovviamente qui non si parla delle big del tech ma di semplici contribuenti furbetti. Insomma: il Fisco plana come un avvoltoio sulle prede piccole mentre troppo spesso tende a chiudere un occhio su quelle di maggiori dimensioni, senza nemmeno riuscire ad accordarsi per altre somme.
E ciò che dovrebbe far incavolare i contribuenti seri è che il colabrodo del Fisco negli ultimi anni ha allargato persino le proprie maglie. All’inizio degli anni 2000 l’Agenzia delle Entrate riusciva a malapena a recuperare il 28% del dovuto, poi piombato drammaticamente al 4,97 e, infine, all’1,88% del 2018 e del 2019. Per la verità gli ultimi numeri potrebbero essere adulterati dalle nuove possibilità di rateizzazione offerte ai contribuenti. Insomma, quell’1,88% potrebbe salire se tra i cattivi pagatori si annovera chi ha comunque intenzione di pagare a rate. Ma intanto si è diffusa l’idea che non pagare le tasse più che un reato può essere una opportunità…