Appena 310mila immatricolazioni a febbraio. Il rischio depressione globale investe anche il mondo delle quattro ruote
La Cina è il primo paese a essersi ripreso dal coronavirus. Wuhan, la città che tutto il mondo ha conosciuto come primo focolaio del Covid 19, sta lentamente tornando alla normalità. Ma proprio questa normalità ha appena presentato il conto drammatico della quarantena e del blocco dell’economia: a febbraio le immatricolazioni delle automobili sono state appena 310mila, cifra che non si vedeva dal lontano 2005, quattro anni dopo l’ingresso della Cina nella World Trade Organization. Mentre l’Italia affronta un periodo di isolamento, primo paese in tutto l’Occidente, i numeri e le informazioni da Oriente possono suggerire quali saranno gli scenari che i governi dovranno affrontare una volta rientrata l’emergenza pandemia.
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Cina: la prima tessera del domino
Il mercato d’auto cinese è il più grande in tutto il mondo. Il crollo delle vendite di febbraio ha raggiunto la cifra record di -79%, un livello mensile mai raggiunto. Secondo l’agenzia Reuters, che ha raccolto le dichiarazioni della CAAM (China Association of Automobile Manufacturers), il mese di marzo vedrà un ritorno graduale alla normalità, che dovrebbe esser comunque raggiunta nel terzo trimestre di quest’anno.
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Ma per quanto la Cina potrà sforzarsi di inseguire numeri soddisfacenti per il mercato dell’auto, il resto del mondo deve ancora fare i conti con l’urto. FCA ha annunciato proprio ieri che i propri stabilimenti resteranno chiusi per evitare qualsiasi forma di contagio e molte altre case automobilistiche potrebbero presto assumere decisioni simili all’estero. Nel frattempo il Paese governato da Xi Jinping, usando le parole dello stesso leader, sarebbe «vicino alla vittoria», ma le ricadute sul mercato non saranno morbide.
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Che fine farà l’elettrico?
La mobilità elettrica, il trend dell’anno confermato dai recenti annunci nell’insolita edizione online del Salone dell’Auto di Ginevra, ha già subito delle perdite in Cina. Secondo il Financial Times, a gennaio le vendite sono crollate del 54% (un dato peggiore rispetto ai veicoli diesel o benzina). Tra le zone più colpite è stata la provincia di Hubei, dove si trova la città di Wuhan, uno dei centri industriali più importanti del paese (il 10% delle auto si produce in queste zone). Una volta rientrata l’emergenza, saranno le case automobilistiche cinesi e non a fare i conti con gli investimenti (e i tagli) necessari per risollevarsi.
Come stava il mercato dell’auto prima del Covid 19?
Lo scorso è stato un anno di calo generale del mercato dell’auto a livello mondiale. La Cina che, fino a pochi mesi fa, produceva 2 milioni di veicoli al mese (più o meno quelli che in Italia si producono in un anno intero), ha registrato il secondo segno meno consecutivo dopo vent’anni di crescita. In tutto il mondo il 2019 ha visto 93 milioni di macchine vendute e circa un terzo di queste (28 milioni) sono state incassate nel Paese del Dragone. In Europa si sono acquistati 17,7 milioni di veicoli, negli Usa 17,3. Mentre l’Italia e il mondo sono nel pieno dell’emergenza pandemia, i timori sull’imminente depressione globale investono anche il mercato delle quattro ruote.