L’allarme viene dall’Ufficio parlamentare di bilancio che ha pubblicato numeri allarmanti nell’ultima nota
La previsioni tracciano un presente e un futuro comparabile alla crisi del 1929. Lo ha scritto l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) nella nota pubblicata oggi, nella quale vengono elencati i dati sulla crisi economica scoppiata a seguito della pandemia di coronavirus. «Nell’insieme dei primi due trimestri dell’anno il PIL si ridurrebbe cumulativamente di circa quindici punti percentuali», si legge. Futuro sempre più incerto per l’Italia, a meno di due settimane dalla fine (ancora però non garantita) del lockdown il 3 maggio. I numeri della nostra economia vanno poi inseriti nel contesto globale: l’Upb ha citato gli ultimi dati del Fondo Monetario Internazionale, secondo il quale il calo del PIL mondiale subirà una contrazione del 3% nel 2020.
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La «voragine» del PIL
La crisi economica rappresenta secondo l’Upb uno choc «senza precedenti» per l’Italia. «La rapida diffusione dell’emergenza sanitaria, a partire dalla fine di febbraio, ha cambiato il quadro congiunturale con una velocità e un’intensità senza precedenti in tempi di pace», si legge nella nota dell’Ufficio parlamentare di bilancio. Nei giorni scorsi il Presidente designato di Confidustria, Carlo Bonomi, si è riferito alla crisi economica in corso parlando di una «voragine» del PIL a cui la politica è chiamata a far fronte con misure senza precedenti. Uno dei numeri più drammatici pubblicati nella nota dell’Upb è quello del mercato dell’automotive. «Il blocco delle vendite ha sostanzialmente annullato il mercato dell’auto, che ha registrato un calo tendenziale delle immatricolazioni mai visto prima, di oltre l’80 per cento».
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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte
Non occorrerà attendere molto prima di vedere i risultati della pandemia sull’economia: secondo l’Upb «si prefigura per la prima metà dell’anno un calo dell’attività economica di intensità eccezionale, mai registrato nella storia della Repubblica». Drammatica anche la situazione sul mercato del lavoro, investito dalla pandemia e dal conseguente lockdown. «Si stima, per la sola parte relativa alle richieste CIG, che il numero complessivo di ore autorizzate possa essere ampiamente superiore, anche triplo, rispetto ai valori massimi storicamente osservati su base mensile dalla crisi finanziaria del 2009».