Abbiamo incontrato la scrittrice che che attualmente è impegnata nella promozione del suo libro su Bookabook
Scrivere un libro non è qualcosa di semplice. Quando lo si fa per i più piccoli, la sfida diventa ancora più ardua: serve molta creatività, la capacità di esprimersi in un linguaggio chiaro e semplice, doti di progettazione strategica.
Abbiamo incontrato Livia Marin, attualmente impegnata nella promozione del suo libro “Betta la strega distratta” su Bookabook. Dopo la laurea in fisica presso lʼUniversità di Trieste, l’autrice ha ottenuto il Master in Comunicazione della Scienza della SISSA. È attualmente direttrice responsabile di OggiScienza e si occupa di giornalismo ed editoria scolastica.
L’intervista
Livia, ci puoi raccontare com’è nata l’idea per il libro “Betta la strega distratta”?
Tutto è partito da un nome buffo che il mio compagno continuava ad usare riferendosi al nostro cane, “patatroccolo”. Ho iniziato a giocare con questa parola, l’unione di patata e anatroccolo, perché la trovavo buffa. Ho cominciato poi a pensare ad altri mix di parole che potessero essere l’unione divertente di ortaggi- frutti e animali. Sono così nati il meleone, il capodaglio e tutti i protagonisti del libro che ho scritto.
C’è anche Betta – la strega distratta – però. In che contesto è stata aggiunto questo personaggio?
Bisognava creare un contesto, una storia, nella quale inserire logicamente queste creature magiche. Betta è una strega distratta, che crea animali domestici su misura per le persone a partire da quello che ha in casa. Il più delle volte la strega sbaglia qualcosa nelle sue ricette e crea animali che i clienti non vogliono più. Del resto, un cliente che aveva chiesto un orso potrà mai accontentarsi di un pomodorso?
Come si passa dall’idea al progetto concreto di un libro?
Io, per esempio, sono partita dagli animali: ho creato delle liste di frutta- ortaggi da una parte e di animali dall’altra. Ho poi cercato parole che potessero funzionare come “patatroccolo”; le idee più brillanti, però, non mi sono venute davanti a un foglio bianco, ma mentre guidavo o ero in giardino.
Sono poi passata ai disegni; anche in questo caso, preparavo lo schizzo dell’ortaggio e quello dell’animale e giocavo finché non riuscivo a trovare qualcosa che potesse soddisfarmi. La melanzara è stata la mia prima creatura. Dai disegni sono passata a creare le schede scientifiche di ogni animale: nel libro non sono infatti presenti solo racconti, ma le caratteristiche proprie di ogni specie fatata: habitat, nome della specie e della famiglia, abitudini e alimentazione.
Quali sono le caratteristiche vincenti perché un libro per bambini possa avere successo?
Credo che non esista una ricetta vincente. Anzi, se la conoscessi avrei risolto tutti i miei problemi!
Alcuni libri che hanno avuto successo forse sono arrivati nel posto giusto al momento giusto, quando ad esempio c’è stato un ritrovato interesse per una data tematica.
Io ho puntato sulle illustrazioni, le volevo buffe e dai caratteri vivaci. Dal mio punto di vista, un elemento importante è senz’altro l’originalità, legata però a elementi che i bambini vivono nel quotidiano. Nello specifico, in “Betta la strega distratta”, l’elemento legato alla vita di tutti i giorni è il rapporto con gli animali domestici e le cose buffe che possono succedere in casa. Il tutto ribaltato in un mondo magico.
Quanto a lungo e con quanto impegno bisogna lavorare a un libro?
Ovviamente dipende molto dal progetto. Io ho lavorato ad altre idee, che mi hanno richiesto mesi di lavoro. Il progetto deve continuare a convincere l’autore anche quando si passa alla progettazione: ci si può infatti rendere conto di alcune criticità e si deve spesso tornare indietro, modificando l’idea originale.
Con il libro di Betta, invece, tutto è stato molto fluido: ho lavorato al libro dal giorno successivo all’idea e sei mesi dopo tutti i materiali erano pronti. Quando ho dovuto inviare il progetto a una casa editrice, ho chiaramente dovuto strutturare meglio quanto prodotto, realizzando un corpus più organico.
Che strumenti hai utilizzato per la realizzazione del libro?
Gli animali sono stati realizzati con Illustrator, non disegno su carta. Ho poi continuato a giocare con animali e ortaggi finché non sono arrivata a risultati soddisfacenti. Ancora oggi, però, apporto lievi modifiche a qualche animale, come la ravanessa che ho migliorato proprio oggi.
Promuoverai il libro?
Sto utilizzando i miei canali social e ho organizzato alcuni eventi programmati in librerie per ragazzi: il 14 giugno sarò a Udine alla libreria Pecora Nera e l’8 o il 9 giugno sarò invece a Milano, alla libreria Aribac. Sto cercando di organizzare alcuni incontri nelle località balneari del Friuli Venezia Giulia, in modo da poter presentare il libro a famiglie e bambini che sono lì in vacanza.
Ho inoltre realizzato un video che a breve metterò sui social e sto lavorando a un’app a tema, un gioco grazie al quale i bambini potranno trasformare gli ortaggi in animali.
Perché hai scelto la piattaforma Bookabook e come funziona?
Avevo provato a mandare il progetto a case editrici tradizionali, ma non ho avuto risposte positive. Bookabook punta sugli esordienti: per pubblicare, bisogna riuscire a ottenere interesse da parte del pubblico.
L’autore deve inviare a Bookabook un progetto già finito, bisogna poi passare due selezioni, e a questo punto ha inizio la campagna online. Bookabook fornisce alcuni preziosi consigli su come comportarsi sui social e creare eventi anche offline.
Qual è il messaggio che i bambini possono portare a casa dalla storia di Betta?
È una domanda difficile… Da un lato sicuramente è una celebrazione della diversità perché tutti gli animali incantati, con le loro necessità e abitudini convivono nello stesso spazio e trovano un modo per autoregolarsi e convivere in pace. Dall’altro, secondo me, restituisce l’idea che gli animali perfetti per noi non esistono e che ognuno è perfetto così com’è, pregi difetti e abitudini buffe!