La Casa nipponica abbandona la Spagna. Protestano i 3mila operai. L’Eliseo promette 8 miliardi al settore dell’auto per investimenti green ed elettrici
Si aggrava la situazione del mercato dell’auto e iniziano a registrarsi le prime ripercussioni anche a livello occupazionale. In cattive acque non c’è più solo Renault, ma pure Nissan che, a quanto pare, ha deciso di chiudere lo stabilimento spagnolo di Barcellona. Da un’altra casa nipponica, Toyota, arrivano numeri poco rassicuranti sulle immatricolazioni in aprile. Ma andiamo con ordine.
Nissan lascia a casa oltre 3000 spagnoli
Pochi minuti fa il Governo spagnolo ha confermato l’indiscrezione già trapelata dai media secondo cui il gruppo automobilistico giapponese Nissan, per dare attuazione al piano di rilancio post Covid-19 e attenuare le gravi perdite, intende chiudere lo stabilimento di Barcellona: “Ci dispiace questa decisione di Nissan, che lascia non solo la Spagna, ma l’Europa, un mercato di 700 milioni di consumatori e di concentrare le sue attività in Asia. E questo nonostante gli enormi sforzi permessi dal Governo per mantenere lo stabilimento in attività”, ha detto la ministra degli Esteri, Arancha Gonzalez Laya, parlando alla radio nazionale.
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Le parole della ministra hanno subito portato gli operai in piazza per protestare contro la decisione della dirigenza. Alcuni di loro hanno incendiato diversi copertoni di fronte ai cancelli. A rischio oltre 3mila posti di lavoro. Ma Nissan, che ha accusato una perdita netta di 671 miliardi di yen nell’esercizio 2019-20, al 31 marzo scorso, contro un utile di 319 miliardi nel precedente, non sembra intenzionata a tornare sui propri passi. Sebbene questa sia la prima volta da 11 anni a questa parte che la casa automobilistica giapponese chiude i conti annuali in rosso, la diminuzione del fatturato, diminuito del 14,6% a 9.878,9 miliardi, è un chiaro campanello d’allarme che la dirigenza nipponica non intende sottovalutare. In più, la nuova alleanza con Renault e Mitsubishi (ne parliamo subito sotto) la spingerà a focalizzare la produzione unicamente in Asia.
La perdita operativa ammonta a 40,5 miliardi contro un utile di 318,2 miliardi nel 2018-19. “La pandemia di Covid 19 ha avuto un impatto rilevante sulla produzione di Nissan, sulle sue vendite e su altre attività in tutte le regioni e l’impatto si riflette sui conti annuali dell’esercizio fiscale 2019”, è quanto ha diffuso la società in un comunicato. Le vendite, si apprende, sono “diminuite del 10,6% durante l’esercizio a 4,93 milioni di veicoli e la quota di mercato è rimasta al 5,8%”. Per il 2020 Nissan prevede un volume totale globale dell’industria dell’auto in calo del 15-20% rispetto all’anno precedente. Naturalmente il principale colpevole della situazione è la pandemia di Coronavirus e i lock down che sono seguiti e stanno ancora impedendo a buona parte della popolazione mondiale di muoversi.
© Toyota
Toyota: ad aprile vendite dimezzate
C’è un altro gruppo giapponese in forte difficoltà. Toyota, che in patria aveva deciso il blocco della produzione non per motivi di sicurezza (il Giappone è stato solo sfiorato dalla pandemia) ma perché altrimenti non avrebbe più saputo dove stoccare i veicoli realizzati, in mattinata ha reso noto che nel mese di aprile le immatricolazioni a livello globale sono scese del 46,3% a 423.300 unità, mentre l’output è dimezzato del 50,8% a poco più di 379.000 autoveicoli.
Ancora in bilico il futuro di Renault
Proprio con due giapponesi potrebbe fidanzarsi Renault nel tentativo di salvarsi dalla chiusura. La Casa francese sta infatti tessendo una nuova partnership – che non sarà una fusione, è sottolineato – con Nissan e Mitsubishi. Si tratterà di una alleanza rafforzata a tre punte, ciascuna su di un mercato. Nissan sarà il punto di riferimento per Cina, Nord America e Giappone (da qui la decisione di abbandonare la Spagna), Renault si concentrerà sul Vecchio continente, Russia, Sud America e Nord Africa, Mitsubishi Motors coprirà il Sud Est asiatico e l’Oceania.
Il governo francese interviene in soccorso dell’auto
L’Eliseo ha poi annunciato un piano di stimoli da 8 miliardi per chi si concentrerà sulla mobilità elettrica e sostenibile. Alla base di tutto, però, ci sarà il divieto di delocalizzare in Paesi in cui la manodopera costa meno salvaguardando l’occupazione all’interno dei confini nazionali. Lunedì il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, si riunirà con i vertici di Renault, i sindacati e gli enti locali: all’ordine del giorno i quattro stabilimenti francesi a rischio chiusura.