“Si preferisce rischiare la deindustrializzazione e la chiusura di molte aziende della distribuzione”
Associazioni di categoria mai così dure con il Governo. Si sentono infatti escluse dalle misure del decreto Rilancio, questo nonostante il settore dell’automotive sia il più colpito dalla crisi post pandemica. “Abbiamo accolto con sorpresa, delusione e, soprattutto, grande preoccupazione, la scelta del Governo, nel recente Decreto Rilancio, di limitarsi al rifinanziamento del fondo per l’acquisto di autoveicoli a basse emissioni”, scrivono le maggiori sigle del comparto dell’auto, ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), FEDERAUTO, UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), in una dura lettera congiunta indirizzata all’esecutivo.
Cosa lamenta il mondo dell’auto
“Si tratta – prosegue la missiva – di un intervento poco significativo per un’effettiva ripartenza del settore automotive nel nostro Paese. Il settore automotive italiano è certamente impegnato ad incoraggiare il processo di elettrificazione della mobilità e lo testimoniano gli ingenti investimenti che la filiera italiana ed europea sta compiendo, ad ogni livello di competenza, per affrontare questa delicata transizione, di per sé sfidante in termini di risultati di mercato, raggiungimento degli obiettivi ambientali europei e tenuta dell’occupazione”.
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“Purtroppo – spiegano le tre associazioni – le condizioni non sono più quelle di qualche tempo fa, sono profondamente mutate. I numeri che raccontano l’impatto dell’emergenza Covid-19 sul settore automotive sono sotto gli occhi di tutti: i livelli produttivi dell’intera filiera in Italia – già in calo da 20 mesi a fine febbraio 2020 – sono crollati del 21,6% nel primo trimestre dell’anno, periodo in cui gli autoveicoli prodotti risultano in diminuzione del 24% rispetto a gennaio-marzo 2019”.
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“Il lockdown ha provocato – proseguono ANFIA, FEDERAUTO, UNRAE – quasi un azzeramento del mercato auto italiano (-85,4% a marzo e -97,5% ad aprile). In pratica, nel bimestre marzo-aprile 2020 le immatricolazioni di auto si sono dimezzate rispetto allo stesso bimestre del 2019 (-51%, ovvero 361.000 immatricolazioni perse) e non è andata meglio per veicoli commerciali e industriali. La riapertura dei concessionari, lo scorso 4 maggio, peraltro con centinaia di migliaia di veicoli immobilizzati sui piazzali, da sola, non basta certo a riavviare il mercato, e, con esso, la filiera produttiva automotive, data la situazione di profonda incertezza, che condiziona il clima di fiducia di cittadini e imprese, e l’indebolimento dell’economia e del mercato del lavoro, con conseguente perdita di potere d’acquisto dei consumatori”.
“L’acquisto di un autoveicolo è un investimento importante che, in questa fase, necessita di un sostegno adeguato alla realtà che stiamo vivendo, e che il mercato di oggi possa recepire positivamente. In assenza di interventi mirati, una chiusura del mercato auto 2020 con 500.000/600.000 unità in meno rispetto all’anno precedente determinerà un mancato gettito IVA di circa 2,5 miliardi di euro. Il rallentamento delle vendite – che il meccanismo in vigore di bonus-malus non è sufficiente a contrastare – sarà responsabile di un mancato rinnovo del parco circolante italiano, che, in riferimento alle autovetture, a fine 2019, per il 32,5% è ancora costituito da auto ante-Euro 4 e, dato ancor più preoccupante, per il 57% da vetture con oltre 10 anni di anzianità”.
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“Le difficoltà nello smaltimento dei veicoli in stock presso case automobilistiche e concessionari, con il mercato in stallo, impedirà alla filiera industriale di ripartire a ritmi sostenibili, un danno che per molte imprese, già fiaccate da due mesi di azzeramento del fatturato, si ripercuoterà sull’occupazione. Risulta incomprensibile come in Italia non si faccia nulla per salvaguardare la strategicità e la competitività di un comparto come l’automotive, che esporta oltre il 50% dei suoi prodotti, apprezzati in tutto il mondo per la carica innovativa e la qualità, e che in più occasioni ha dimostrato di fungere da traino per la ripresa produttiva di larga parte del sistema manifatturiero e quindi della nostra economia, e si preferisca andare incontro a un rischio di deindustrializzazione”.
“Un settore che alcuni Paesi europei, con i quali, peraltro, la nostra filiera è profondamente interconnessa, stanno mettendo al centro dei loro Piani di supporto, così da rilanciare i consumi e la transizione verso un modello di mobilità più sostenibile. Ribadiamo, quindi, che non è più rinviabile l’attuazione di un’importante campagna di incentivi per la rottamazione di auto e veicoli commerciali vetusti e l’acquisto di autoveicoli di ultima generazione, e per lo sviluppo infrastrutturale, nonché la revisione della fiscalità sulle autovetture per un adeguamento a livello europeo. Incentivi – concludono ANFIA, FEDERAUTO, UNRAE – che allarghino la platea dei beneficiari, pur nel rispetto degli obiettivi di decarbonizzazione e sostenibilità ambientale, per rilanciare davvero il mercato e la produzione”.