E Gentiloni frena l’entusiasmo italiano sulla possibilità di usare quei soldi per tagliare le tasse: “Le proposte saranno valutate dalla Commissione. Ora è prematuro alzare bandierine su questo o quell’obiettivo”
In Italia c’era già chi, dalle parti della maggioranza, aveva stappato lo spumante, annunciando che i soldi di Bruxelles (che ancora non abbiamo in tasca perché, come anticipavamo ieri, siamo solo all’inizio dell’iter di approvazione del Recovery Fund) sarebbero serviti per tagliare le tasse. Niente di più sbagliato. Se l’Unione europea sborserà, lo farà in cambio di una agenda politica seria: niente mancette dal sapore elettorale, niente fondi a pioggia per pagare con le tasse di altri contribuenti europei le imposte italiane. E infatti sul tema sono prontamente intervenuti il numero 2 della Commissione Valdis Dombrovskis e il commissario all’Economia Paolo Gentiloni.
© Paolo Gentiloni – Twitter
Gentiloni: “Prematuro parlare di tagli alle tasse”
L’Italia “dovrà utilizzare questa opportunità per concentrarsi su alcuni grandi obiettivi” come “la sostenibilità sociale, la modernizzazione del Paese”, cioè rendendo più efficienti “burocrazia e giustizia civile”, e per le “grandi transizioni verso il digitale e quella ecologica”, lo ha specificato Gentiloni parlando dei limiti di applicazione dei soldi del Next Generation Eu – Recovery Fund. “L’Italia – ha aggiunto il commissario – farà le sue proposte e noi della Commissione le valuteremo, è prematuro alzare bandierine su questo o quell’obiettivo”, come il taglio delle tasse.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte
Il controllo della Commissione
Questo perché i soldi non potranno essere spesi ad libitum, ma rispettando gli indirizzi della Commissione, che materialmente staccherà l’assegno, come ha spiegato Gentiloni: “Spetta ciascun Paese stabilire quali sono le priorità, e alla Commissione verificare che siano coerenti con un disegno complessivo”. Quindi Gentiloni ha ribadito che si tratta di un’occasione “storica per l’Italia, che ha l’occasione per costringere se stessa a concentrarsi su alcune priorità strategiche”. Il Recovery Fund “è uno strumento per consentire ai Paesi alle prese con grandi emergenze di guardare al medio periodo, che sono le vere priorità, non solo rispondere alle necessità del momento”.
Dombrovskis: “Soldi in cambio di riforme”
Secondo quanto trapelato, se il Next Generation Eu della Commissione andasse in porto (ma Frugal Four e Gruppo di Visegrád sono già al lavoro per far saltare la trattiva), a Roma spetterebbero 82 miliardi in contributi a fondo perduto e 91 in prestiti per un totale di 172,7 miliardi (circa un quarto dell’ammontare complessivo). Ma prima di spenderli dovremo soddisfare condizioni (o condizionalità) molto simili a quelle del MES light: soldi in cambio di riforme.
Valdis Dombrovskis
Lo ha spiegato il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis: “L’esborso delle risorse del Recovery Fund avverrà dopo il raggiungimento di milestones, macro-obiettivi fissati nei piani nazionali per la ripresa”. “Prima – ha continuato – i Paesi che intendono accedervi dovranno fissare punti fermi sulle riforme e poi il denaro sarà distribuito”. Insomma, bisognerà fare i compiti a casa, sotto la vigilanza della Commissione: “il denaro sarà distribuito in base ai progressi nell’implementazione”.
La differenza con il MES light
La sola differenza con il MES light è che le “milestones” di cui oggi ha parlato Dombrovskis, vale a dire pietre miliari dell’iter di riforma, “saranno gli Stati membri a proporle” come proporranno “gli obiettivi per l’implementazione” e non verranno imposte dall’Unione europea. Anche se, bisogna precisare, dovranno comunque stare all’interno dei desiderata di Bruxelles: sanità, sviluppo sostenibile, giustizia civile efficiente, occupazione, sburocratizzazione e sviluppo tecnologico. La ratio della Commissione europea è ampiamente condivisibile: rafforzare gli Stati più deboli e fare in modo che le loro economie reggano meglio alle venture crisi economiche. Perché l’Unione non intende certo farci da balia e soccorrerci nuovamente al prossimo inciampo: questa volta è andata così, la prossima volta saremo da soli.
“La nostra intenzione non è farne un esercizio burocratico pesante”, ha comunque specificato il numero 2 di Ursula von der Leyen. Poi ha spiegato l’origine del nome: Next generation Eu: “in quanto guarda al futuro”, ricordando che il Fondo “aiuterà gli Stati a finanziare le riforme per la crescita e la coesione sociale. Le riforme sono necessarie”. “Lo strumento di recupero e resilienza guarda al futuro – ha detto il vicepresidente della Commissione Ue – aiuterà l’Europa a riprendersi da questo shock, ma anche a fare un balzo in avanti accelerando le transizioni verde e digitale. Fornirà un sostegno finanziario su vasta scala alle riforme e agli sforzi di investimento degli Stati membri in linea con le priorita’ specifiche per paese individuate nel semestre europeo”.
Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni
Aiuti in tre tranches, stop per chi non spende bene
Da un punto di vista più materiale, il Recovery Fund – Next Generation Eu sarà elargito in tre rate. Ogni anno gli Stati dovranno presentare a Bruxelles le proposte di riforma, che dovranno essere prima validate. Se si è indietro con la realizzazione del piano precedente, il nuovo assegno non sarà staccato. Se si è troppo distanti dai suggerimenti della Commissione, gli aiuti non verranno elargiti. Insomma, il governo italiano è libero di proporre a Bruxelles di voler usare i soldi comunitari per l’abolizione dell’IMU o il dimezzamento dell’IRPEF, ma dovrà essere molto convincente sul perché permetteranno di aiutare lo sviluppo green del Paese, l’industria 4.0, la sanità o gli altri punti saldi su cui la Commissione non vuole discutere.