La pandemia è un capitolo chiuso, anche per quanto riguarda il lavoro da remoto. Lo smart working non è più un’opzione in moltissime aziende dell’ambito tecnologico. L’ultima in ordine di tempo ad aver dato l’addio al lavoro da casa è Amazon: dal 2 gennaio 2025 la multinazionale ha previsto il rientro in ufficio cinque giorni a settimana per tutti i 350mila dipendenti impiegati soprattutto negli Stati Uniti (solo alcuni potranno avere deroghe stabilite da contratto). Per il milione e mezzo di lavoratori in tutto il mondo – attivi tra magazzini e logistica – lo smart working non è ovviamente mai stato un’opzione.
Perché Amazon dice addio allo smart working?
L’obiettivo della società guidata da Andy Jassy è proseguire nella mission del fondatore, Jeff Bezos: far sì che la Big Tech resti la più grande startup del mondo. Per farlo il lavoro da remoto non viene dunque più inteso come funzionale allo scopo. La cultura che permea la multinazionale è quella del cosiddetto Day One: ogni giorno va inteso come il primo, tra entusiasmi e ambizioni anche se sei la quinta società per maggiore capitalizzazione al mondo (quasi 2 trilioni di dollari).
Negli ultimi anni sono diverse le società che hanno cambiato politiche interne sul remote working, come Rockstar Games, la software house che sta sviluppando il videogioco del decennio, GTA 6. Se durante gli anni della pandemia e dei lockdown il mondo del lavoro è stato investito dalla rivoluzione dello smart working, si è capito che per molti manager si trattava soltanto di una rivoluzione temporanea.