Guida il team che disegna la strategia di innovazione del gruppo. Ma soprattutto, racconta a StartupItalia, il suo obiettivo è tenere viva la curiosità e la passione di 70.000 colleghi
“Mio figlio ha 5 anni ed è pieno di curiosità”: esordisce così Alex Goryachev, 15 anni di Cisco alle spalle e oggi alla guida degli Innovation Center dell’azienda e a cui fa capo anche il gruppo che contribuisce a definire la strategia di ricerca e sviluppo della società. Il richiamo al figlio è frutto di una riflessione sull’età e le fasi della crescita, messe in parallelo con la nascita e la crescita di un’impresa: “Ogni azienda all’inizio è stata una startup innovativa” mi dice. Ma quando si va oltre, quando si raggiunge la piena maturità, allora subentrano altre dinamiche. Che però non devono schiacciare la spinta verso la ricerca di nuove idee.
Parte così una chiacchierata che toccherà diversi aspetti della vita di una grande azienda: che continua a crescere, a mutare, per adattarsi al mercato e alle sue richieste, e che deve quindi cambiare al suo interno di conseguenza per essere sempre un terreno fertile. E deve farlo sempre più in fretta, perché altrimenti la sua aspettativa di vita si farà fin troppo breve. “La cultura startup è nella cultura di Cisco da sempre: proprio ieri con i miei colleghi riflettevamo su questo aspetto, da noi può succedere che chi ha un’idea possa proporla, mettere in piedi un vero e proprio pitch, raccogliere i fondi necessari e trasformarla in un prodotto. Il bello di Cisco è anche questo”.
Evoluzione costante
Le startup, dice Goryachev, sono “motore di idee”: per questo in Cisco esiste una spinta dall’interno verso l’esterno per promuovere la contaminazione tra questi due mondi, con programmi appositi per consentire ai dipendenti di diventare mentor di nuove imprese e tenere vivi quei valori di imprenditorialità e di creatività che sono tanto importanti per la cultura aziendale. “L’innovazione non è solo creare nuovi prodotti o servizi: è anche legata a nuovi processi, è questione di come costruiamo un portfolio prodotti e di come facciamo le cose. Cerchiamo anche di avere sempre una visione a 360 gradi, e in alcuni casi possiamo anche pensare a delle acquisizioni: sono state oltre 200 in 30 anni, sono servite per accelerare il nostro ingresso in mercati specifici”.
L’acquisizione non è però l’unico strumento adottato per evolvere. Ci sono anche le partnership e programmi appositi per co-creare (co-develop, co-innovation, o più semplicemente collaborazione: potete chiamarla come volete) insieme ad altri player del mercato, come nel caso di DevNet che si rivolge agli sviluppatori: “Ormai tutto è interconnesso, nessuno può fare tutto da solo: in questa catena di valore tutti hanno un ruolo da giocare, ma non tutte le idee sono destinate ad arrivare realmente in un prodotto sul mercato. Le startup sono il motore delle idee, le grandi aziende sono molto brave a far scalare quelle idee: oppure può essere utile avere l’aiuto di una startup per coprire l’ultimo miglio in una specifica area geografica o in un verticale preciso”.
Così facendo, negli anni Cisco ha sviluppato una cultura specifica legata alla cosiddetta “execution”: qualsiasi idea, anche se valida, senza una competenza adeguata a trasformarla in un prodotto rimarrà solo un’idea. L’impegno di Goryachev e dei suoi colleghi è legato anche al continuo affinamento di questa cultura dell’execution a regola d’arte: la leadership, i manager, istruiscono una visione a lungo termine che indica qual è la direzione in cui muoversi in modo strategico, e tutta l’azienda rema assieme in quella direzione. “Ma tutti i dipendenti hanno una voce che viene ascoltata: questo – puntualizza Goryachev – questo è ciò che conta di più nel grande schema”.
Innovare con uno scopo
È una linea sottile quella che separa le idee fini a sé stesse e la vera innovazione: “L’innovazione deve avere uno scopo, essere misurabile” dice Goryachev, che a più riprese mi ribadisce il suo mantra “l’innovazione è evoluzione costante”. È una frase che contiene al suo interno diversi livelli di significato: c’è quello relativo all’evoluzione dei prodotti, quindi al tipo di offerta che si propone al pubblico, ma anche il concetto stesso di processo che porta all’aggiornamento del portfolio e alla sua messa in opera. “È anche questione di come facciamo le cose” ribadisce, sottolineando il “come” nella frase: non basta dire ai dipendenti di essere innovativi, occorre anche fornire loro gli strumenti per poter fare realmente la differenza nell’immediato e a lungo termine.
È questione di centrare il proprio impegno su chi innova, sugli innovatori, più che sullo sfuggente concetto di innovazione che può rischiare di essere relegato in un ghetto formato dagli innovation team. Per questo Cisco ha dato vita alla Innovate Everywhere Challenge a cui hanno già partecipato la maggioranza dei suoi oltre 70.000 dipendenti: non si tratta di un gioco, ma di un concreto strumento per valutare se un prodotto o un servizio ha le carte in regola per arrivare sul mercato e per essere sviluppato. Anche l’organizzazione interna fa parte di questo percorso: “Non cerchiamo semplici idee, cerchiamo chi abbia voglia di rimboccarsi le maniche: e creiamo team cross-funzionali che negli anni hanno dato prova di essere una vera forza, sfornando brevetti, prodotti vincenti e facendoci crescere sul mercato”.
Ascoltare e adattarsi
Alex Goryachev si vede un po’ come il depositario di questa cultura dell’innovazione secondo Cisco, ma bada bene a ergersi a sacerdote unico del credo: “La cultura delle startup e dell’innovazione è uno sport di squadra, non individuale” ci tiene a ribadire. A lui e ai suoi colleghi spetta il compito di impedire che questa cultura finisca per stallare, per diventare un meccanico ripetere gli stessi passaggi senza lasciar spazio all’iniziativa e alla creatività individuale.
Per farlo ha in mente un programma preciso: “Dobbiamo aumentare il nostro coinvolgimento con l’ecosistema, spingere sempre più colleghi a diventare mentor di una startup così da far crescere il tasso di contaminazione tra i due mondi”. Alla fine, conclude, è con l’attenzione per l’individuo che Cisco punta a fare la differenza: “La domanda che ci poniamo è: come facciamo a mettere in condizione i nostri colleghi di dare vita alle loro idee, di dare sfogo alle loro passioni? Come facciamo a creare un impatto sociale positivo? Il nostro lavoro è cambiare – conclude – cambiare costantemente. E per farlo dobbiamo ascoltare e adattarci, sempre”.