«Polonia. È questa una delle soluzioni che hanno trovato a Mirafiori Carrozzeria per fare lavorare, su base volontaria una decina di operai, carrellisti, per un periodo di 7/14 giorni». È quanto riporta un volantino della Fiom ripreso quest’oggi dal Corriere della Sera. «Per il resto si rientrerà lunedì sia su 500 che su Maserati ma non si sa per quanto. Nel frattempo noi con stipendi decurtati assistiamo attoniti al duello tra governo ed azienda, e saremo gli unici a perdere».
Va all’attacco Francesco Prudenzano, Segretario Generale di Confintesa: «Questo è l’inizio di una strategia volta a spostare la produzione ex Fiat in Paesi europei dove la tassazione è notevolmente inferiore rispetto a quella italiana. Siamo ormai di fronte a una concorrenza sleale sul piano fiscale tra Paesi membri dell’Unione Europea».
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Per questo Prudenzano anziché rivolgersi alla dirigenza Stellantis fa appello alla Ue: «Cosa fa l’Europa ‘Unita’ per contrastare queste manovre che penalizzano i lavoratori italiani? Perché la Commissione Europea, invece di concentrarsi sulla spartizione delle poltrone, non promuove una politica fiscale comune e unitaria?»
«Confintesa – conclude Prudenzano – chiede un intervento immediato della Commissione Europea per uniformare le leggi fiscali degli Stati membri dell’UE. Altrimenti, lo spirito dell’Unione Europea voluto dai Padri Costituenti sarà vanificato, lasciando il posto allo spirito delle multinazionali e delle banche, che fanno pagare la crisi mondiale del lavoro solo ai cittadini».
L’allontanamento di Stellantis in numeri
Nel primo semestre 2024 Stellantis nel nostro Paese ha prodotto 303.510 auto e furgoni contro le 405.870 unità del 2023. Un crollo del 35,9%. Se a questo si aggiunge che il gruppo franco-italo-italiano di John Elkann e guidato da Carlos Tavares ha messo in cassa integrazione Mirafiori e Atessa, a fine 2023 ha recapitato migliaia di lettere ai dipendenti perché accettassero buonuscite, ha ridotto la produzione di Maserati tanto che ora nubi oscure si addensano sul futuro del Tridente mentre Fiat produce la Grande Panda, la 600e e la Topolino rispettivamente in Serbia, Polonia e Marocco, si comprendono i timori di chi pensa Stellantis possa abbandonare il nostro Paese.
Produzione giù, cassa integrazione su
I sindacati sgranano le situazioni emergenziali nei vari impianti: «A Torino i volumi produttivi misurati nel I° semestre 2024 sono pari a 19.510 unità rispetto alle 53,330 rilevate nel 2023 (-63%). Il 90 % dei volumi dello stabilimento torinese, pari a 17.660, sono rappresentati da 500 bev, il restante è rappresentato dalle produzioni Maserati con 1.850 unità. Quest’ultime ben lontane dalle 10.000 unità prodotte negli anni di punta delle produzioni Maserati. La situazione è in peggioramento e per i prossimi mesi non si vedono segnali di miglioramento».
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A Cassino la produzione nel I° semestre è stata di 15.900 unità, determinando una flessione negativa del -38,7% rispetto al 2023. «Un dato semestrale tra i peggiori nella storia dello stabilimento di Cassino. Da gennaio lo stabilimento è organizzato su un solo turno, mentre per gran parte dello scorso anno la produzione aveva la doppia turnazione». E l’elenco sarebbe lungo, come la gragnuolata di numeri negativi.
Ultimatum di Urso a Stellantis
Lo scorso 22 agosto, dal Meeting di Rimini, il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, aveva ribadito che è «Stellantis che deve dare una risposta e la deve dare anche a breve. Se in queste ore – l’ultimatum del MIMIT -non ci risponde positivamente sul progetto della gigafactory a Termoli, le risorse del Pnrr saranno destinate ad altri. Non possiamo perdere le risorse del Pnrr perché Stellantis non rispetta gli impegni e la scadenza è nelle prossime ore». Il titolare delle Imprese e del Made in Italy aveva quindi chiosato: «Tocca oggi a Stellantis rilanciare l’auto in Italia e noi aspettiamo queste risposte da troppo, lungo tempo. Il governo – ha chiosato – ha fatto la sua parte, l’azienda no».