Dopo l’exploit durante la pandemia, le aziende di consegna di cibo cercano nuove strade per reinventarsi: dall’outsourcing tecnologico ai tagli delle spese di marketing e personale, qual è la soluzione giusta?
AAA nuova strategia cercasi. Il settore del food delivery vuole reinventarsi, dopo l’accelerazione vissuta durante la pandemia e la successiva frenata dei profitti. Per soddisfare la domanda di nuovi utili da parte degli investitori, però, servono nuovi clienti. Come fare? Un’idea, che si sta facendo strada in questi mesi negli Stati Uniti, potrebbe essere quella di vendere il proprio software come servizio ad altre aziende. Sarà la soluzione giusta?
Food delivery: sofferto ritorno alla normalità
Per rispondere bisogna prima fare un passo indietro e capire meglio qual è la situazione attuale. L’emergenza Covid-19 è stata una vera manna dal cielo per questo settore: i cittadini di tutto il mondo, che hanno approfittato della comodità e della rapidità della consegna di pasti pronti a casa, ora stanno tornando a godersi il piacere di un’uscita al ristorante. E così colossi e startup del food delivery stanno soffrendo il ritorno alla normalità, anche per via degli importanti investimenti, dal personale alla logistica, che sono stati fatti negli ultimi due anni per supportare l’aumento della domanda.
Per esempio, ad agosto Deliveroo ha comunicato una perdita ante imposte di 147 milioni di sterline nella prima metà dell’anno rispetto ai 95 milioni di sterline del 2021. La crescita del valore lordo delle transazioni su base annua è rallentata dal 12% nel primo trimestre al 2% nel secondo. Per correre ai ripari la società ha annunciato il lancio di una piattaforma pubblicitaria e la chiusura delle attività nei Paesi Bassi.
Per DoorDash nel secondo trimestre la crescita dei ricavi è stata del 30% su base annua contro l’83% dello stesso periodo l’anno precedente, mentre il margine di profitto lordo si è ridotto al 43% dal 53% del 2021. La perdita netta trimestrale è stata di $ 263 milioni rispetto ai $ 102 milioni dell’anno prima, a causa dei pesanti investimenti nell’espansione internazionale e nelle categorie non alimentari.
E così Uber Technologies ha dichiarato che i ricavi della sua divisione di consegna, che include Uber Eats, sono aumentati del 37% a 2,7 miliardi di dollari su base annua nel trimestre terminato a giugno, rispetto alla crescita del 122% nello stesso trimestre 2021.
Nuove strategie per fare profitto
Consapevole che eguagliare la rapida espansione degli ultimi due anni sarà sempre un compito arduo, il settore cerca nuove idee per far fronte al rallentamento. Un passo verso la redditività è sicuramente quello di tenere a freno la spesa per il marketing o le assunzioni, ma bisogna anche trovare nuove fonti di guadagno. Per esempio, permettendo ai ristoranti di fare pubblicità sulle piattaforme, soluzione con cui Uber spera di aumentare le entrate della divisione di sette volte entro il 2024, arrivando a un miliardo di dollari.
Eppure la strada principale che si sta aprendo non è questa, come spiega anche l’agenzia Reuters: dagli Stati Uniti all’Europa, per ridurre i costi e migliorare l’efficienza bisogna puntare su una grande quantità di nuovi clienti, per esempio offrendo la proprie funzionalità di consegna rapida come servizio ad altre aziende. Con un abbonamento mensile, supermercati o altri rivenditori possono utilizzare il know-how dei colossi del delivery per tenere traccia di prezzi e driver, eventualmente offrendo una parte degli ordini ai fornitori di tecnologia.
Outsourcing tecnologico: soluzione giusta?
Oltre 100 rivenditori, tra cui Apple e Walmart, hanno già costruito questo tipo di legame con Uber, mentre DoorDash sta fornendo magazzini ed autisti a Loblaw, il più grande negozio di alimentari del Canada. In Italia Esselunga si sta muovendo verso un rapido home delivery grazie alla partnership con Deliveroo Hop, attualmente ancora in fase di testing: un servizio di consegna a domicilio veloce è attivo per i negozi laEsse a Milano.
Sfruttando una tecnologia già esistente, quesa soluzione dovrebbe offrire maggiori margini di profitto. La speranza arriva anche dal confronto con i giganti degli abbonamenti software, da Salesforce a SAP, che hanno circa il 70% di margini di profitto lordo, contro il 40% di società di consegna come Deliveroo-Amazon. Questo porta anche a valutazioni più ottimistiche da parte degli investitori: in media, le aziende di software vengono scambiate a quasi 7 volte i ricavi del 2024.
Se Uber, ad esempio, riuscisse a generare il 5% delle sue entrate previste per il 2024 attraverso l’outsourcing tecnologico, il suo fatturato crescerebbe di oltre 700 milioni di dollari, secondo le stime degli analisti raccolte da Refinitiv. Con un multiplo di tipo software, questo vale circa 5 miliardi di dollari al giorno d’oggi, quasi un decimo del valore attuale di Uber.