Secondo i dati diffusi da GoodHabitz, 6 stagisti su 10 credono che la formazione sia una responsabilità condivisa tra datore di lavoro e dipendente, ma molti ritengono che l’organizzazione non investa equamente nelle risorse
Oggi 10 novembre ricorre la Giornata internazionale degli stagisti, nata con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le aziende sulla necessità di migliorare l’accesso dei più giovani alle opportunità di lavoro e di sensibilizzare sulla precarietà degli stagisti, per la promozione di soluzioni volte a garantire percorsi di qualità e contrastare gli stage non retribuiti. la ricorrenza è stata istituita per la prima volta nel 2014 da un consorzio di realtà internazionali a difesa dei diritti degli stagisti, si chiamava “European interns’ day”, per poi diventare “International interns’ day”. Oggi gli stagisti extracurricolari in Italia, secondo quanto affermato da Eleonora Voltolina, fondatrice della Repubblica degli stagisti in un’intervista ad Adnkronos, sono circa mezzo milione all’anno, mentre è incerto il dato che riguarda gli stage curricolari, svolti in concomitanza di un percorso formativo, che non vengono registrati e che dunque possono solo essere stimati. Se, da una parte, i tirocini possono rappresentare un’opportunità preziosa per proiettarsi nel mondo del lavoro, allo stesso tempo possono introdurre i giovani in un circolo vizioso di lavoro sottopagato. E che la situazione sia in peggioramento lo evidenzia anche il Rapporto Mondiale sulla Gioventù delle Nazioni Unite, che già nel 2016 rilevava un aumento degli stage di bassa qualità e senza indennità mensile. Che cosa chiedono, quindi, i giovani d’oggi?
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I dati di GoodHabitz
Secondo una ricerca di GoodHabitz, piattaforma internazionale che promuove la formazione continua, 6 stagisti su 10 credono che la formazione sia una responsabilità condivisa tra datore di lavoro e dipendente, ma molti ritengono che l’organizzazione non investa equamente nelle risorse, soprattutto sulla base del livello (38%) e del team di appartenenza (41%). Le competenze sulle quali è utile focalizzarsi variano a seconda dell’età: gli under 35 tendono a considerare importanti le competenze trasversali legate alla salute e al benessere mentale e identificano tre modi migliori in cui i datori di lavoro possono aiutare i propri dipendenti a sviluppare nuove competenze: dedicare del tempo per la formazione durante l’orario di lavoro (41%), proporre nuove opportunità di formazione che si adattano a specifiche esigenze di apprendimento (40%) e, al 30%, una migliore qualità dell’offerta formativa.