Non siamo ancora nella fase di emergenza. Intanto in settimana ci sarà una riunione al ministero della Transizione Ecologica
La questione del gas russo continua a rimanere in cima all’agenda del Governo italiano, al punto che nei giorni scorsi, a seguito di un’ulteriore decisione di Mosca di tagliare le forniture, il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha dovuto rassicurato i cittadini rispetto all’ipotesi di un razionamento in arrivo. Nulla di tutto questo all’orizzonte, ha detto il rappresentante dell’esecutivo. A giudicare però da altre fonti coinvolte in prima linea nel settore dell’energia non sarebbe ancora scongiurata la soluzione di un utilizzo ridotto e contingentato di gas nei prossimi mesi. Su questo vi suggeriamo l’intervista a Formiche.net rilasciata da Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. «Sugli stoccaggi – ha detto – bisogna fare chiarezza. Rappresentano uno strumento che andrebbe sempre utilizzato al suo massimo, andrebbero riempiti non solo per le emergenze. E in questo momento non li stiamo riempendo velocemente e questo è un problema. Non riusciamo a fare le scorte necessarie in modo sufficientemente veloce».
Razionamento e piano di emergenza
A decidere sul razionamento del gas, nell’ipotesi in cui questo dovesse succedere, sarà il ministero della Transizione Ecologica, ovviamente in accordo con il governo. Secondo il Piano di emergenza del sistema italiano del gas naturale (aggiornato nel 2020 e disponibile sul sito del ministero dello Sviluppo Economico), sono tre le fasi che definiscono una crisi: preallarme, allarme ed emergenza. “Il livello di preallarme – si legge – sussiste quando esistono informazioni concrete, serie ed affidabili secondo le quali può verificarsi un evento che potrebbe deteriorare significativamente la situazione dell’approvvigionamento e che potrebbe far scattare il livello di allarme o il livello di emergenza”.
Proseguendo nell’analisi delle varie situazioni “il livello di allarme sussiste quando si verificano una riduzione o interruzione di una o più delle fonti di approvvigionamento o una domanda di gas eccezionalmente elevata, tali da deteriorare significativamente la situazione dell’approvvigionamento, ma alle quali il mercato è ancora in grado di far fronte senza dover ricorrere a misure diverse da quelle di mercato”. Sembra a tutti gli effetti la situazione attuale, nella quale la Russia ha effettivamente tagliato le forniture di gas in risposta alle sanzioni occidentali dopo l’invasione dell’Ucraina in febbraio. D’altra parte il governo italiano sembra ancora ottimista, soprattutto alla luce di accordi commerciali chiusi con altri paesi che hanno visto aumentare le importazioni di gas da altri canali, come quello algerino. Dal paese nordafricano sono più che raddoppiate le forniture a 64 milioni di metri cubi come ha spiegato l’ad di Eni, Claudio Descalzi.
Infine c’è la situazione di emergenza: “Consegue – si legge nello stesso documento – ad una domanda di gas eccezionalmente elevata o ad una alterazione significativa dell’approvvigionamento o ad una interruzione dell’approvvigionamento, nel caso in cui tutte le misure di mercato siano state attuate ma la fornitura di gas sia ancora insufficiente a soddisfare la domanda rimanente di gas e pertanto debbano essere introdotte misure diverse da quelle di mercato allo scopo di garantire l’approvvigionamento di gas ai clienti protetti”. Nel documento non si fa mai cenno esplicito al razionamento del gas, ma è una misura sulla quale si sta discutendo.
Le contromisure
Il documento ufficiale spiega anche quali sarebbero le operazioni da attuare in caso di emergenza gas. Si va dalla “applicazione di regole di dispacciamento della produzione di energia elettrica per limitare l’uso di gas per la produzione di energia elettrica non necessaria alla domanda del sistema elettrico italiano”, fino alla “riduzione obbligatoria del prelievo di gas dei clienti industriali”. In settimana è intanto prevista una riunione presso il ministero della Transizione Ecologica. Quella del gas, purtroppo, non è l’unica situazione critica. C’è anche il capitolo crisi idrica, con una siccità che dura da tempo e che, ad esempio nel nord Italia, vede il livello del Po scendere sempre di più. Anche in questo caso sulla stampa si leggono proposte di razionamento. A livello individuale, la miglior pratica possibile è quello di ridurre i consumi in maniera intelligente. Abitudine da mantenere anche in tempi migliori.