Chiara Ferragni, l’imprenditrice digitale da mesi al centro delle polemiche per via del Pandoro-gate e della scarsa trasparenza su diverse operazioni di beneficenza, è riuscita a ottenere la chiusura dell’istruttoria dell’Agcm rispetto al caso delle uova di Pasqua. Le sue società TBS Crew Srl e Fenice Srl verseranno una donazione minima di 1,2 milioni di euro all’associazione I Bambini delle Fate. Le aziende destineranno all’impresa sociale nell’arco di tre esercizi finanziari «almeno 1,3 milioni (ovvero il 5% dei rispettivi utili distribuibili, con un minimo complessivo di 1,2 milioni per il triennio, da parte delle società Fenice e TBS; 100.000 euro da parte di Cerealitalia)», come si legge sul sito dell’Antitrust.
I piani di Chiara Ferragni per uscire dalla crisi
Pochi minuti fa sul sito ufficiale di Chiara Ferragni è stato pubblicato un comunicato. «Con specifico riferimento all’attività di comunicazione relativa a iniziative benefiche – si legge – le Società (Fenice e TBS Crew, ndr) hanno deciso di separare nettamente le attività commerciali da quelle benefiche, impegnandosi ad astenersi dallo svolgimento di operazioni in cui attività commerciali siano connesse ad attività benefiche e, con specifico riferimento a quest’ultime, a darne illustrazione in apposita sezione dei rispettivi siti web di prossima creazione».
La stessa Ferragni si impegna «all’adozione di un’autoregolamentazione interna relativa alle attività di comunicazione e marketing, anche ispirata alle più recenti best practice in materia, munita di presidi che ne garantiscano l’enforcement e accompagnata dall’organizzazione di training periodici a beneficio dei dipendenti».
Come abbiamo scritto negli ultimi mesi su StartupItalia, la situazione per quella che rimane la più famosa influencer italiana resta complicata, con una crisi reputazione ancora difficile da risolvere. La somma di 1,2 milioni di euro in beneficenza concordata per chiudere l’istruttoria è stata motivata così dall’Agcm: «Si tratta di una misura idonea a ristorare i consumatori che, acquistando il prodotto, volevano fornire un contributo economico a I Bambini delle Fate»