Tra le attuali esenzioni ci sono anche associazioni e società sportive dilettantistiche che nel periodo precedente abbiano conseguito proventi da attività commerciali per un importo non eccedente i 65mila euro
La fatturazione elettronica potrebbe presto essere estesa alle partite Iva del regime forfettario che, dopo l’allargamento della platea fino a 65 mila euro disposto dal governo Conte I, conta ormai 1,5 milioni di contribuenti. Ad annunciare che il governo sarebbe intenzionato a muoversi in tal senso, Il Sole 24 Ore di oggi.
Un modo per estendere i controlli fiscali “in tempo reale” alla fascia che era stata esclusa da tale innovazione, ma anche per ricomprendervi le partite Iva più recenti, nate a seguito della pandemia. Tra aprile e giugno sono state infatti create 147.153 partite iva: +54,1% sui numeri registrati nel secondo trimestre 2020. La maggioranza delle partite iva del boom post pandemico, pari al 65,6%, è stata aperta da persone fisiche, mentre il 21,1% riguarda le società di capitali.
La ripartizione territoriale colloca il grosso delle nuove aperture al Nord con il 47,4%, seguono Sud e Isole al 31,6% e chiude il Centro al 20,3%. La crescita è concentrata in Friuli Venezia Giulia e in Veneto, dove si registrano in entrambi casi oltre il 110% di nuove aperture. Fanalino di coda il Molise (+18,9%). Il 24,8% del totale è aperto nel comparto del commercio, seguono le attività professionali con il 16,2% e l’agricoltura con l’11%.
In generale, rispetto al secondo trimestre 2020, le riaperture post Covid hanno permesso il riavvio della attività di intrattenimento (+103%), alimentato il commercio (+98,8%) e il settore immobiliare (+90,4%). Il 41,6% del totale delle nuove Partite Iva (61.153 soggetti) 2021 ha optato per il regime forfetario, segnando un aumento del 36,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ulteriore elemento di analisi è l’elevata percentuale di giovani imprenditori under 35. Il 47,5% delle nuove aperture effettuate da persone fisiche è dovuto a under 35, mentre la fascia tra i 36 anni ed i 50 anni raggiunge circa il 31%.
“Da un lato – si legge sul quotidiano di Confindustria -, l’audizione della scorsa primavera della direttrice generale delle Finanze aveva reso nota la richiesta avanzata dall’Esecutivo per ottenere il via libera da Bruxelles sia sull’estensione temporale dell’obbligo fino al termine del 2024 sia dell’allargamento della platea ai forfettari. Dall’altro, le commissioni Finanze di Camera e Senato hanno messo nero su bianco nel documento di fine giugno con gli indirizzi sulla riforma fiscale «la chiusura del perimetro dell’obbligo di fatturazione elettronica, estendendolo a tutti i soggetti attualmente esentati e l’esclusione di possibili eccezioni all’obbligo di memorizzazione elettronica e trasmissione telematica dei corrispettivi giornalieri (che sostituisce gli obblighi di registrazione dei corrispettivi)»”.
Insomma, l’anno nuovo per i forfettari potrebbe aprirsi con un onere ulteriore (il programma messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate per redigerle non è dei più semplici, mentre quelli automatici sono su abbonamento). Non è la prima volta che si parla di estendere l’obbligo di fatturazione elettronica anche ai forfettari, ma come nota giustamente Il Sole 24 Ore “Stavolta si potrebbe andare fino in fondo in nome della digitalizzazione sia nel contrasto all’evasione sia come filo rosso che accompagna il Pnrr”.