Intervista al Ceo Giuseppe Colombina, che ricopre anche il ruolo di responsabile dell’Innovation Hub Comau a Pontedera
«L’esoscheletro indossabile ha una varietà di applicazioni praticamente infinita. Il nostro è in commercio dall’inizio del 2019 e il tutto è nato per supportare gli operatori che lavorano spesso con le braccia alzate». Giuseppe Colombina è responsabile dell’Innovation Hub Comau a Pontedera (in provincia di Pisa) e Ceo di IUVO, startup specializzata nella robotica indossabile. Ci ha spiegato come la tecnologia in questione si sia diffusa in vari campi per migliorare la postura delle persone e rendere più sicuri tutti i movimenti, che si debba sollevare qualcosa da terra, oppure lavorare sotto la scocca di un’auto. Di recente Comau – società parte di Stellantis e tra i leader nello sviluppo di sistemi e prodotti avanzati per l’automazione industriale – e IUVO hanno iniziato a lavorare per lo sviluppo di una soluzione di robotica indossabile per migliorare l’ergonomia degli operatori impegnati nella movimentazione manuale dei carichi del Gruppo Esselunga.
La startup e la joint venture
La storia di questo esoscheletro parte da una startup, come ci ha spiegato Colombina (che non è tra i founder, ma ricopre il ruolo di amministratore delegato). «A un certo punto Comau ha riscontrato un gap tecnologico in questo specifico ambito. Così la strategia è stata quella dell’open innovation: abbiamo fatto scouting di aziende, fino a che abbiamo raggiunto la collaborazione con la Scuola Sant’Anna di Pisa e con uno dei suoi spin-off. IUVO, all’inizio, aveva esperienza in ambito medicale». Ad oggi Comau ha una quota di maggioranza della startup e ha anche siglato una joint venture con Össur, azienda attiva nel campo delle soluzioni protesiche.
Esoscheletri indossabili: cosa non fanno
Al momento Comau – che gestisce la produzione degli esoscheletri – ne ha in catalogo due tipi. «Abbiamo quello per gli arti superiori, già sul mercato, e quello lombare, in fase di sviluppo – ci ha spiegato Colombina -. Il primo scarica lo sforzo dalle braccia e serve per alleviare lo stress sulle spalle. Fornisce un supporto per operare in maniera più corretta. La soluzione lombare, invece, è utile quando bisogna raccogliere pacchi da terra e per operazione di movimentazione». Per evitare dubbi o fraintendimenti, nessuna di queste tecnologie indossabili è in alcun modo capace di aumentare la forza di un operatore. La sua funzione è focalizzata sulla postura e sul benessere fisico.
«Se vuoi aumentare la forza della persone con un esoscheletro – ha aggiunto il Ceo di IUVO – allora bisogna scaricare a terra il carico, ma è estremamente complicato. Negli USA stanno investendo da anni su esoscheletri per creare il cosiddetto super soldato, eppure, per quanto è dato sapere, ancora non ci sono riusciti. Richiede un’altra tecnologia e un altro design». Oltre agli esoscheletri, il rappresentante di Comau ci ha dato infine un ulteriore spunto per inquadrare le possibili evoluzioni della robotica all’interno di una fabbrica.
Robot collaborativi
«Con gli esoscheletri andiamo a coprire quelle azioni dove l’automazione non è potuta intervenire. Ma non è tutto: abbiamo sviluppato un robot collaborativo ad alto carico, da 170 kg, utilizzato prevalentemente in ambito automotive – ha concluso Colombina – ed uno a basso carico, per molteplici settori. Entrambi lavorano a fianco dell’operatore (si possono vedere nelle due foto qui sopra, ndr). I robot che attualmente si vedono nelle linee di assemblaggio automotive sono perlopiù industriali e chiusi in ambienti sicuri, dove non possono interagire con le persone. Il robot collaborativo rappresenta invece un cambio di paradigma, perché può lavorare a fianco dell’uomo».