Le piccole e medie imprese rappresentano la maggioranza delle realtà imprenditoriali italiane. Microsoft permette loro di simulare delle possibili rivoluzioni digitali e individuare le aree di cambiamento sulle quali investire. Il tutto grazie al cloud
Affacciarsi alla prospettiva della digitalizzazione per una piccola e media impresa italiana può sembrare una missione difficile. Ma oggi più che in passato gli strumenti per farlo si sono moltiplicati e ci sono importanti operatori che si mettono a disposizione delle realtà più piccole per accompagnarle nel processo dell’innovazione. Uno di questi è Microsoft. Il suo ruolo a sostegno delle imprese non è solo tecnologico. E lo spiega a Startupitalia! Vincenzo Esposito, direttore della divisione Pmi e partner di Microsoft Italia.
Una realtà fatta di Pmi
A cosa è dovuto l’interesse di Microsoft per le piccole e medie imprese italiane?
«L’interesse per le Pmi ha per noi un significato strategico visto che l’Italia è un paese fatto in larga misura da aziende che spesso non superano i cinque dipendenti. Inoltre, con l’esplosione del cloud negli ultimi cinque anni, abbiamo visto maggiori opportunità per queste realtà che possono sfruttare un importante abilitatore di tecnologia a prezzi contenuti, con un modello a consumo che non richiede un grosso investimento iniziale. Questo è un elemento di democrazia che aiuta le piccole realtà a dotarsi di strumenti tecnologici avanzati, fino a poco tempo fa appannaggio delle grandi aziende. Nel concreto, da un lato presentiamo sul mercato dei prodotti, dall’altro abbiamo una rete di 9mila partner che ci aiutano a rendere rilevante sul territorio la nostra tecnologia».
C’è un caso in particolare che può servire da esempio di questa collaborazione positiva?
«È sempre difficile individuare una singola realtà da citare, ma il caso Minerva è molto significativo: si tratta di un’azienda che produce macchine e sistemi per la conservazione dei prodotti alimentari. Grazie alla tecnologia offerta da Solair, la prima startup acquisita da Microsoft in Italia, ha potuto integrare nel suo processo produttivo l’Internet of Things.
Una cultura da cambiare
Cosa manca alle piccole e medie imprese italiane per innovarsi davvero?
«C’è ancora molto da lavorare sull’aspetto culturale: le aziende fanno ancora fatica ad abbracciare la tecnologia perché c’è ancora paura. Il paradigma del cloud viene capito da alcuni, ma meno da altri. Spesso si parla dei potenziali problemi che il cloud può portare più che delle possibilità che può offrire. Questo discorso varia comunque a seconda dei settori, della geografia dell’azienda e dell’età media che c’è all’interno dell’impresa».
Cosa fa Microsoft per colmare questo gap culturale?
«Noi parliamo al mercato comunicando i nostri progetti e collaborando con le realtà del territorio come ad esempio le università. Dove non arriviamo noi direttamente, ci serviamo dell’ausilio dei nostri partner che concretamente portano la trasformazione digitale all’interno della piccola e media azienda. Inoltre, nel mese di febbraio 2017 abbiamo inaugurato una nuova sede a Milano, la Microsoft House, che si propone di essere una casa e non un ufficio. La caratteristica di questa sede è quella di avere quasi due piani e mezzo dedicati al cliente, alle scuole, alle startup con aree di coworking. In questo modo vogliamo far capire agli imprenditori che è necessario cominciare il prima possibile a raccogliere e analizzare i dati anche senza un’idea chiarissima di cosa ci faranno in futuro».
L’opportunità di simulare il cambiamento
Che cos’è il Microsoft Technology Center?
«All’interno della Microsoft House di Milano esiste un’area che noi chiamiamo Microsoft Technology Center nella quale invitiamo il cliente a toccare con mano la nostra tecnologia e pensare insieme a noi e ai nostri partner in che modo arrivare alla digitalizzazione di un settore specifico dell’azienda. Per noi è quindi un laboratorio di innovazione che abbiamo aperto a chiunque voglia conoscere la nostra offerta. L’interesse nei confronti di questa struttura è molto elevato e ci permette di presentare anche le soluzioni elaborate dai nostri partner su tecnologia Microsoft. La piattaforma che noi offriamo è Azure, tra le più potenti al mondo. Inoltre, noi accompagniamo le aziende nel ridisegnare i processi, nell’implementare la tecnologia, nel trasformare in senso digitale alcune aree».
Cosa cerca un’azienda che si rivolge a voi nel Microsoft Technology Center?
«Nel Microsoft Technology Center abbiamo un approccio molto pragmatico anche perché il cliente vuole vedere un ritorno sull’investimento che sia abbastanza rapido. Una piccola azienda non può permettersi di investire molto denaro senza avere la certezza che funzioni. Ha bisogno di capire in fretta qual è l’area in cui migliorarsi e rivoluzionare il proprio business, simulare questo cambiamento e implementarlo per avere un ritorno veloce. Oggi con il cloud è possibile verificare in un tempo ridotto e a costi contenuti se dai dati raccolti e analizzati si possono ricavare delle informazioni utili allo sviluppo aziendale. Nella maggior parte dei casi si riesce sempre a individuare un settore sul quale investire per innovare. E anche laddove i segnali non siano così evidenti da portare l’imprenditore a lanciarsi nella trasformazione, c’è sempre qualcosa che si può fare, anche se non in questo particolare momento storico. Alla fine, comunque, le aziende sono fatte da imprenditori e bisogna sempre considerare quanto questi siano disponibili ad assumersi un rischio».
In questo senso che valore ha la collaborazione con Coop nella realizzazione del supermercato del futuro?
«Il supermercato del futuro presentato a Expo Milano 2015 è un tentativo di ridisegnare in chiave digitale un’esperienza comune come quella dell’acquisto. La particolarità di questo progetto è che Coop è riuscita a prendere pezzi di questa tecnologia e li ha implementati in un punto vendita reale, a Milano Bicocca. Queste soluzioni potrebbero trovare applicazione anche in settori tradizionali come l’agricoltura che sta vivendo una delle disruption digitali più significative. Non si è trattato solo di una vetrina, quindi, ma di un approccio concreto e virtuoso che io consiglio a qualsiasi azienda per superare l’idea dell’innovazione a tavolino, maturata solo attraverso i processi lunghi della ricerca e sviluppo».
L’interesse per le tecnologie distruttive
Microsoft è interessata oggi alle imprese italiane anche in prospettiva di acquisizione?
La Microsoft Corporation acquisisce ogni anno molte aziende, dalle più grandi – Linkedin, Skype, Nokia – a quelle più piccole come Solair. Il mio auspicio è che ci siano sempre più aziende italiane nel mirino. Per essere tenute in considerazione, però, c’è bisogno di tecnologie distruttive che attirino l’attenzione e che siano in grado di competere su mercati in espansione.