«Fallire non è un opzione» così diceva in un video ai suoi dipendenti, Dan Wagner Ceo di Powa, unicorno nel payment finito senza un soldo in cassa. La clip postata su YouTube è stata mandata allo staff all’inizio del 2015 quando le prime nubi iniziavano a cadere su quella che veniva considerata tra le star del fintech mondiale.
Numeri incredibili, fine ingloriosa
A parlare sono i numeri, incredibili: 2,7 miliardi di valutazione, 220 milioni di dollari di finanziamento dal 2013. 50 milioni investiti nel 2015. Tutto poi bruciato rapidamente: 250mila dollari rimasti in pancia, 16,4 milioni di debiti. Eppure nel video, inviato agli inizi di dicembre 2015, come confermato da Business Insider, Dan appare perfettamente a suo agio: sta comunicando ai suoi dipendenti che non potrà pagare loro i bonus promessi e che ha deciso di annullare il party natalizio. Ma lo fa con il sorriso sulle labbra: «Il 2016 sarà un anno di straordinaria crescita del nostro business» esordisce per poi ricordare i grandi traguardi raggiunti come l’accordo con China Union Pay, l’unico emettitore di carta di credito autorizzato nella Repubblica Popolare Cinese.
«È tutto in Cina (il business)». Ma siamo sicuri?
Per rassicurare i dipendenti sul futuro glorioso dell’azienda, Dan fa più volte riferimento alla Cina. Qualche mese fa aveva dichiarato alla BBC: «Perché Union Pay ha deciso di fare un accordo con un’azienda hi-tech britannica? Perché qui abbiamo già sconfitto ApplePay e il resto del mondo».
Peccato che su quella partnership, nella quale Union Pay avrebbe dovuto offrire ai suoi 1,3 miliardi di clienti la soluzione di mobile commerce PowaTag per un periodo di 10 anni, ci siano molte ombre. A gettare un po’ di luce è un’inchiesta del Financial Times che è andato a indagare sulla reale natura dell’accordo.
Union Pay un corno, era una piccola azienda
Sempre secondo il Financial Times, la partnership alla quale Powa affidava le sue sorti, era in realtà siglata con CN2Pay, una piccola realtà hitech di mobile payment. Insomma, “uno specchietto per le allodole” come scrive la rivista di business britannica. Non è un caso che il 21 dicembre del 2015 China Union Pay abbia inviato una lettera di diffida attraverso lo studio legale King & Wood Mallesons, nel quale chiedeva delle prove di un accordo tra China Union Pay. Prove che a quanto pare non esistevano. Eppure il comunicato sembra abbastanza chiaro e si vedono anche i loghi rispettivi figurare uno accanto all’altro.
“Dan, un irresponsabile”
Con il senno di poi emergono le dichiarazioni di chi aveva già previsto tutto. Come Steven Prowse, 3 mesi come Cfo presso Powa, il quale a fine febbraio non parlava troppo bene (per usare un eufemismo) del management di Powa, e in particolare di Dan: «È un venditore ossessionato dalla sua immagine» scrive sul suo profilo Linkedin. Un irresponsabile che, sempre secondo la sua testimonianza, parcheggia nei posti riservati ai disabili, usando un documento riservato a uno dei suoi genitori». Lo stesso Steven ha poi svelato una email nella quale Dan appare divertirsi mascherato da David Bowie. La email risale al 12 gennaio, nel mezzo della crisi dell’azienda, mentre gran parte del team non veniva pagato.
Giancarlo Donadio
@giancarlodonad1