Abbiamo intervistato il vicesegretario del PD sull’agenda di lavoro che i Dem vogliono portare in Europa
Mancano solo 24 ore alle elezioni Europee e i partiti sono ormai alla resa dei conti. La campagna elettorale è stata intensa e StartupItalia l’ha seguita da vicino interpellando i rappresentanti dei partiti principali sui temi che più ci stanno a cuore: innovazione, startup, imprenditoria giovanile e green economy. Qui è possibile spulciare tutte le nostre interviste. Il Partito Democratico ha alcuni focus fondamentali, tra questi c’è la revisione del pacchetto clima-energia verso obiettivi ambiziosi. Andrea Orlando, deputato e vicesegretario del PD, ha risposto a StartupItalia sull’agenda di lavoro che i dem propongono per l’Europa.
La proposta green del PD
“È una campagna elettorale dove la carta che si giocherà sarà più integrazione o meno integrazione. Nell’ambito dell’ambiente l’integrazione è assolutamente essenziale”, ci ha detto Orlando. “Noi parliamo sempre male dell’Europa, in questi anni sparare in direzione di Bruxelles è diventata una moda. L’Europa, invece, è stato il vero stimolo al cambiamento sul fronte delle politiche ambientali. Gran parte delle trasformazioni messe in moto in questi anni – ha sottolineato l’esponente Dem – sono state possibili solo perché l’Europa è stata, a livello globale, un punto di riferimento, ad esempio nella lotta ai cambiamenti climatici e nella difesa delle acque e del suolo”.
“E questa scelta si può rafforzare solo se costruiamo una Eu che abbia gli strumenti per essere incisiva. Credo che per fare un salto di qualità sostanziale verso la Green Economy abbiamo bisogno di una Europa che riallinei le diverse fiscalità del continente e che sia in grado di definire gli obiettivi non solo a valle del sistema produttivo, ma dentro lo stesso sistema, cioè una innovazione che non sia mirata solo al miglioramento delle competitività ma anche a quello della sostenibilità”.
Su imprese e innovazione tecnologica
“L’Europa può giocare un ruolo su questo terreno. Le reti dell’innovazione tecnologica superano i diversi confini nazionali. Continuare a pensare che con dei muri, degli steccati e dei dazi si possa continuare a guidare questi processi è come svuotare il mare con un cucchiaio. Serve – ha aggiunto il numero 2 del PD – non solo una dimensione prescrittiva, ma anche il fronte degli incentivi e delle politiche industriali. L’Europa deve assumere un ruolo di guida che oggi ha solo sul tema della regolazione del mercato. Deve puntare a politiche industriali omogenee. Questo è un pezzo della sfida che abbiamo davanti nelle elezioni europee. Chi propone di chiudersi nella dimensione nazionale, e sono in molti, non dice che le politiche nazionali non sono in grado di affrontare questi cambiamenti adeguatamente”.