26 anni, in lista con +Europa nel Collegio Nord Ovest, è tra le candidate più giovani. La nostra intervista
Giovane, è giovane. Soprattutto per un Paese abituato a eleggere sessantenni. Ma questo non la rende meno agguerrita. Martina Riva (qui il sito della candidata), 26 anni, una laurea in Giurisprudenza all’Università Statale di Milano e un percorso da giurista che l’ha portata a essere praticante all’interno del dipartimento Banking and Finance dello studio legale Ashurst. «Sono un po’ impegnata», ci dice subito al telefono durante il nostro primo contatto per fissare l’intervista, «perché ok la campagna elettorale, ma nel frattempo continuo a lavorare».
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Una passione per la collettività che nasce fin dalla tenera età, quando era capo scout e che l’ha portata a essere oggi Consigliera Municipale nel Municipio 7 di Milano. Ma, soprattutto, una passione per i diritti: Martina è tra le promotrici del progetto “Vocabolario della Democrazia” all’interno delle carceri milanesi di Opera e di Bollate. Si è anche occupata di reati sessuali con il Centro Italiano per la Promozione della Mediazione.
Membro della Direzione nazionale di +Europa, abbiamo deciso di chiederle qual è l’Europa che sogna per lei e per i suoi coetanei.
L’intervista a Martina Riva
StartupItalia: Cosa proponete di fare, in Europa, per avvantaggiare l’ecosistema delle startup e per agevolare l’iniziativa imprenditoriale privata, soprattutto in campo giovanile?
Martina Riva: Ad oggi, il dato più allarmante è quello della pressoché totale assenza di interlocutori che valorizzino le competenze e le idee dei giovani. La cultura imprenditoriale italiana è molto radicata, ma siamo nettamente indietro con i finanziamenti alle startup e alla ricerca. Vanno potenziate le linee di finanziamento rivolte a chi si addentra per la prima volta nel mercato del lavoro; attraverso l’alta formazione, poi, va favorito l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro.
StartupItalia: Come?
Martina Riva: Occorre aggiornare gli strumenti a disposizione dei giovani imprenditori: l’accesso al credito nel mondo bancario è una missione quasi impossibile per chi vi si rivolge per la prima volta e i fondi di venture capital sono ancora pochi e sprovvisti di risorse sufficienti. In questa situazione, è troppo alto il rischio di vanificare le aspirazioni dei giovani intraprendenti. Bisognerebbe snellire la burocrazia che opprime chi si trova ad avviare una attività e abbassare i costi del lavoro, oggi troppo alti per chi vuole assumere nuovo personale; vanno inoltre rafforzati gli incentivi fiscali per le assunzioni di personale giovane e qualificato all’interno di realtà innovative.
Occorre rafforzare il rapporto, oggi largamente assente, tra università, centri di ricerca e nuove imprese sia in fase iniziale sia in fase di sviluppo e crescita.
Inoltre, penso che l’iniziativa imprenditoriale privata vada agevolata a partire dal percorso universitario; gli studenti con idee innovative dovrebbero essere incentivati a svilupparle: dare vita a una startup dovrebbe essere messo sullo stesso piano di uno stage in un’azienda e oggi, purtroppo, nella maggior parte degli atenei, questo ancora non succede.
StartupItalia: Avete iniziative per stimolare il sistema di credito o rendere maggiormente accessibile il sistema di tutela di marchi e brevetti?
Martina Riva: Nel breve periodo, il nostro programma propone l’istituzione di un “Assegno Europeo”, un fondo pubblico europeo che sostenga le nuove e buone idee con un meccanismo semplice: investire un importo pari a quanto concesso alle imprese da fondi di venture capital e private equity, selezionati tra quelli che rispondono a determinati criteri di solidità finanziaria. In questo modo, si lascia al mercato e agli esperti del rischio d’impresa la selezione dei progetti da finanziare, sottraendola a burocrazie non sempre capaci di individuare l’innovazione, e si “raddoppia” con le risorse pubbliche quelle dell’investitore privato.
L’obiettivo, in sinergia con il programma “InvestEU” recentemente emanato, è quello di ampliare le opzioni di finanziamento non bancario per le startup, soprattutto quelle che nascono nelle aree più periferiche d’Europa e mostrano maggiori difficoltà di accesso al credito.
StartupItalia: Lavoro e politiche sociali. L’Ue registra un totale di 3,3 milioni di disoccupati nella fascia 15-24 anni e 5,5 milioni di Neet, con un tasso di disoccupazione giovanile al 15%: quali sono le vostre proposte per combattere questo fenomeno?
Martina Riva: Purtroppo non esistono formule magiche. Uno dei problemi fondamentali del nostro continente (e dell’Italia in particolare) è proprio la scarsa attenzione che la politica riserva ai giovani e quindi al futuro. I pochi investimenti e la spesa pubblica in generale vengono concentrati sulle generazioni ormai improduttive e si cerca di risolvere la situazione dei Neet con insufficienti sussidi o assistenza, invece di puntare a strategie di sviluppo. L’Europa avrà un futuro solo se torna a investire sui propri giovani, sulla cultura del rischio e sull’intrapresa privata. I posti di lavoro non si creano per legge, ma un sistema di regole chiaro e incentivante può aiutare i giovani a crearsi da sé il proprio lavoro mettendo in pratica le proprie idee. Il mondo delle startup, che in Europa spesso lavora “nonostante tutto”, in modo quasi miracoloso, deve essere integrato, finanziato e culturalmente incentivato. Per fare questo, un piano di investimenti finanziato direttamente dalla UE per sostenere le nuove imprese, potrebbe consentire al nostro continente di tornare al centro della rivoluzione dell’innovazione.
Occorre inoltre un nuovo quadro istituzionale federale europeo per realizzare un’effettiva politica del lavoro, che infonda nei giovani il senso di appartenere ad una comunità europea. Occorre che la migrazione interna sia incentivata e non scoraggiata. Occorre un assetto federale che consenta di spostare tempestivamente risorse dai Paesi più solidi finanziariamente a quelli meno solidi eliminando il fenomeno del dumping sociale e aumentando la solidarietà tra gli Stati membri.
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StartupItalia: Green economy: siamo all’alba di una nuova era. C’è l’esigenza di riconvertire la produzione industriale senza danneggiare l’economia già precaria del Vecchio Continente e senza infierire sull’occupazione. Qual è la vostra ricetta per affrontare la transizione?
Martina Riva: La sfida ambientale è tra le priorità dell’agenda di Più Europa, e li rimarrà finché il problema non sarà risolto. Voglio dirlo ai miei coetanei, che oggi troppo spesso sono spettatori di una politica che non reagisce. Nell’epoca in cui viviamo, salvare l’ambiente vuol dire mettere le basi affinché ciascun diritto umano venga rispettato: la sostenibilità deve indirizzare ogni scelta politica, economica e industriale. L’ambientalismo tendenzialmente chiede discontinuità, se non addirittura un’inversione di tendenza. Non abbiamo bisogno di decrescita felice: per risolvere il problema ambientale vi è innanzitutto bisogno di tecnologia.
È fondamentale implementare una transizione energetica, che abbia come obiettivo l’indipendenza energetica, la sicurezza dell’approvigionamento e l’efficienza economica.
StartupItalia: E sul fronte dell’agricoltura, cosa proponete?
Martina Riva: La sfida dello sviluppo sostenibile deve essere colta anche dal mondo dell’agricoltura: occorre una Politica Agricola Comune che promuova l’uso sostenibile delle risorse, a cominciare dalla terra coltivabile, senza dimenticarsi della produttività delle imprese. È necessario promuovere l’innovazione in ogni fase del processo produttivo e rimuovere gli ostacoli alle tecniche di coltivazione che consentono maggiori rese, riducendo così l’impatto ambientale. Il vero biologico è tecnologico.
Occorre addebitare il costo dello smaltimento dei rifiuti sui produttori, incentivare le bioplastiche e sviluppare una vera economia circolare.
La sfida ecologica è innanzitutto tecnologica: la decrescita è senz’altro insostenibile, oltre che la politica peggiore che ci possa essere.