Tutto quello che questo weekend vi impedirà di uscire e immergervi in attività sociali o all’aria aperta
Devilman Crybaby – Netflix
La storia di Devilman in 10 puntate da 25 minuti, cioè in circa 4 ore, ridisegnata e, in un certo senso, ri-raccontata. Le premesse sono sempre quelle, i protagonisti pure, la trasformazione pure: poi iniziano i cambiamenti e gli aggiustamenti.
Come spesso capita nella tradizione giapponese le stesse storie sono raccontate e ri-raccontate e ri-ri-raccontate, in formati diversi per pubblici diversi e chi le racconta le cambia sempre un po’ (già la serie animata per la TV di Devilman era abbastanza diversa dal manga originale). Questo tende a dare spesso fastidio al pubblico occidentale, che ha più a cuore la perpetrazione delle mitologia per come la ricorda. Tuttavia se ci si abitua all’idea si trova ogni volta nella nuova versione sia la parte fondamentale della vecchia (cioè ciò che costituisce il vero cuore della faccenda), sia il piacere di qualcosa di differente. Crybaby non è eccezionale ma ha un bel tratto e centra benissimo alcuni elementi fondanti del mondo di Devilman.
Electric Dreams – Amazon Prime Video
È una serie antologica tutta tratta da racconti di Philip K. Dick. Non narra quindi una storia unica lungo diversi episodi, ma ogni puntata affronta un racconto diverso. In totale sono 10 da un’ora ciascuno.
In tutto e per tutto è un esperimento simile a Black Mirror (è inglese anche questa, prodotta da Channel 4), solo non originale. Tuttavia la differenza rispetto a Black Mirror (che nel complesso è un po’ migliore) si trova principalmente nel fatto che manca quella visione nera della società e degli esseri umani. Certo essendo storie di Philip K. Dick non parliamo nemmeno di favole della buonanotte, con orsacchiotti e picnic in WiFi, sono comunque trame da un futuro distopico, condite da un buon grado di disperazione, però la razza umana ne esce un po’ meglio nel suo battersi contro un mondo completamente cambiato in cui, per un motivo o per l’altro è sempre difficile capire chi si è.
American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace – FOX Crime
Nessun italiano e un trionfo di sudamericani e spagnoli per la seconda stagione di American Crime Story incentrata su Gianni Versace (tanto questi popoli latini sono tutti uguali). Penelope Cruz con parruccone biondo fa Donatella Versace e Ricky Martin fa Antonio D’Amico.
Tutto si basa sul libro Vulgar Favors: Andrew Cunanan, Gianni Versace, and the Largest Failed Manhunt in U. S. History di Maureen Orth, che già dal titolo fa capire un po’ il punto di tutto il racconto della serie.
Ogni stagione di American Crime Story infatti racconta una trama criminale realmente accaduta differente. La prima è stata centrata su O.J. Simpson (Cuba Gooding Jr. lo interpretava) e la prossima sarà centrata sui fatti relativi all’uragano Katrina. Non aspettatevi il massimo della sofisticazione e dell’accuratezza, specie nei riferimenti alla realtà (vale la pena ripeterlo: Penelope Cruz fa Donatella Versace) ma è il primo tentativo audiovisivo di raccontare per bene quel delitto e soprattutto, come sempre, a contare è il contesto, cioè l’atmosfera, l’ambiente e tutto ciò che ha portato alla morte di Versace, il racconto di quel tempo in quel luogo preciso.