“Un exchange di crypto tutto italiano”: ci vuole coraggio, visti i grandi protagonisti del mercato. Coinbase ha una valutazione di mercato di 1,6 miliardi, mentre nuovi arrivati come Binance hanno raccolto finanziamenti per ben 10 milioni di dollari.
Coraggio che non manca ad Andrea Ferrero e al team di YoungPlatform, startup incubata allo I3P di Torino. Partiti in sei, tutti amici di scuola e appassionati di crypto e blockchain, hanno dato vita al progetto che ha già raccolto un primo seed di 100mila euro da imprenditori di Alba (Francesco e Lorenzo Cordero) e ottenuto quasi mezzo milioni nella ICO, ancora in corso.
Abbiamo raggiunto su Skype Andrea che ci racconta la sua sfida.
Un mercato che non smette di stupire
La recente storia degli exchange conta casi di straordinario e repentino successo. Binance, l’exchange con a capo Changpeng Zhao e sede a Malta, nato nel luglio 2017, in soli cinque mesi è diventata una delle piattaforme di scambio top al mondo: oggi ha più di nove milioni di utenti iscritti.
Proprio al modello di Binance si ispira Young Platform che punta a conquistare il mercato, concentrandosi su due fattori: «Sicurezza e user experience. Così puntiamo a catturare un nuovo pubblico di “early majority” che si appassionano alle crypto, come ad altre tecnologie, ma non trovano sul mercato ancora mezzi immediati e intuitivi per soddisfare le loro esigenze».
Quella di provare a catturare nuovi utenti è una strategia saggia, proprio tenendo conto delle caratteristiche del mercato che cambia rapidamente. Per dire: la capitalizzazione di mercato delle crypto è passata da 17,7 miliardi a una di 613,8 miliardi di dollari in meno di un anno.
Una crescita di mercato dovuta in gran parte ai nuovi protagonisti che sono entrati nel business: secondo Statista, gli utenti di Coinbase sono passati, per esempio, da 400mila a 4 milioni in un breve arco temporale.
Sicurezza e user experience
La semplificazione dell’esperienza utente passa attraverso vari step: «Il nostro prodotto è disponibile da applicazione mobile. Contiene guide, tutorial e servizi di assistenza clienti. E all’inizio si potranno scambiare 80 monete, un numero ideale per non correre il rischio di essere troppo dispersivi».
Se il miglioramento dell’esperienza utente è un obiettivo verso i quali tendono tutti i player di questo mercato, più innovativo ci sembra il sistema di sicurezza realizzato in collaborazione con uno spinoff del Politecnico di Torino: «Grazie al brevetto che permette la cifratura delle chiavi private riusciamo a ridurre i rischi relativi ai wallet e agli account degli utenti».
L’aspetto interessante è che l’accesso al wallet è possibile solo tramite il dispositivo dell’utente (smartphone, tablet…) attraverso una tecnologia basata su sensori ottici chiamata SensorAuth: «Anche se perdessi il tuo smartphone, nessuno potrebbe accedere al tuo wallet, a meno che non ci offra tutte le credenziali e i documenti personali dell’utente proprietario per ri-accedere».
L’ICO e la Road Map
Andrea e il team sono impegnati oggi in una ICO: «Abbiamo iniziato la fase di studio dal punto di vista legale e burocratico per realizzare l’ICO in Italia, ma non abbiamo ottenuto poi l’autorizzazione. Abbiamo quindi esaminato la possibilità di farla in altri Paesi. In Svizzera i costi erano troppo alti e allora abbiamo trovato in Estonia la “nostra isola felice” per i costi e le leggi favorevoli. Abbiamo aperto una sede della società a Tallin».
Per L’ICO hanno stabilito un’emissione massima di 100 milioni di token e puntano a raccogliere oltre 1 milione e mezzo, da investire principalmente in campagne di marketing e sviluppo della piattaforma. Il token parte da una valutazione di 6 centesimi in una prima fase. Dopo l’ICO, sarà lanciata nella versione beta della piattaforma, entro marzo del 2019.
L’obiettivo è di raggiungere 29 milioni di dollari di transazioni, entro dicembre 2019. Per fare un raffronto, Binance e Coinbase Pro effettuano tra i 200 milioni di dollari e 1.500.000.000 di dollari di transazioni al giorni.
Per farlo, gli ideatori di Young Platform puntano anche sul mercato italiano che per Andrea non è più “all’anno zero”:
«L’interesse è cresciuto. A mancare è ancora la parte formativa e informativa: questa viene fatta solo dal punto di vista commerciale e da persone (vedi lato istituzionale) che non hanno spesso le competenze per parlarne. Tuttavia, il momento è favorevole anche grazie ai capitali degli investitori professionali che considerano l’investimento in crypto come un modo per diversificare il loro portafoglio», conclude Andrea.