«Il tribunale di Milano con un’importante decisione ha stabilito il carattere antisindacale della condotta di Uber Eats Italy S.r.l. e che la multinazionale americana del food delivery non poteva disconnettere dalla piattaforma i propri ciclofattorini, circa 4mila persone, senza prima avviare con le organizzazioni sindacali le procedure di informativa e confronto previste in caso di delocalizzazione». Così i sindacati NIdiL, Filt e Filcams Cgil hanno commentato quanto accaduto nelle scorse ore.
Il giudice del lavoro del Tribunale di Milano Riccardo Atanasio ha infatti respinto l’appello di Uber Eats, il cui comportamento era già stata definito antisindacale a settembre. Come hanno riportato le organizzazioni che tutelano i lavoratori, la società deve ripristinare le condizioni lavorative e dare il via a un tavolo di confronto con i sindacati per consentire ai rider di accedere agli ammortizzatori sociali.
Cosa ha fatto Uber Eats
Uber Eats è una delle app verticali del food delivery. Nell’estate 2023 aveva deciso di abbandonare il mercato italiano con una mossa criticata da più parti, soprattutto perché ha lasciato a casa migliaia di rider senza tutele. «In questi anni, purtroppo, non siamo cresciuti in linea con le nostre aspettative per garantire un business sostenibile nel lungo periodo – era la motivazione con cui Uber Eats si congedava dall’Italia -. Ecco perché oggi siamo tristi di annunciare che abbiamo preso la difficile decisione di interrompere le nostre operazioni di consegna di cibo in Italia tramite l’app Uber Eats».
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Secondo il tribunale di Milano l’azienda non si sarebbe comportata in modo corretto abbandonando l’Italia e lasciando senza garanzie i 4mila rider che per anni hanno servito sulle strade delle città. Durante la pandemia i ciclofattorini sono stati decisivi non soltanto per locali e ristoranti che potevano rimanere aperti soltanto per asporto o domicilio, ma anche per molte persone isolate in casa in lockdown.
La condanna per caporalato nel 2021
Come si legge su Repubblica l’intenzione di un gruppo di rider è quella di riunirsi in una class action per fare pressione su Uber Eats e la Cgil pare intenzionata a chiedere risarcimenti milionari per le migliaia di persone un tempo attive nella flotta aziendale. Non è la prima volta peraltro che la giustizia italiana si occupa di Uber Eats: nel 2021 l’azienda ha subìto la prima condanna per caporalato del settore food delivery.