In questi giorni di tensione i greci hanno smesso di comprare il pesce fresco al mercato, quello del supermercato però si vende ancora bene. Cosa fa la differenza? I negozi ambulanti non accettano i pagamenti con le carte di credito, i centri commerciali sì. E i contanti – si sa – scarseggiano, meglio quindi usarli il meno possibile.
Mai come nel caso della crisi greca i pagamenti elettronici hanno avuto un ruolo così importante. E mentre sale la febbre dei Bitcoin (che però potrebbero risolvere la situazione solo fino a un certo punto) e su IndieGoGo è stata lanciata una “coraggiosa” campagna di crowdfunding per trovare 1,6 miliardi di euro per i greci, gli sportelli delle banche greche continuano ad essere chiusi, insieme a quelli di Western Union:
@westernunion currently shut down in #Greece amid #economic turmoil. Tough to get #remittances into the country. http://t.co/tjdpvrgU66
— WireCash (@wirecash) June 30, 2015
Cosa sta succedendo in Grecia
A mezzanotte è scaduto il termine per il rimborso degli 1,6 miliardi di euro che Atene deve restituire al Fondo monetario internazionale e che per ora non intende ripagare, diciamo quindi che attualmente la sua situazione nei confronti della Troika (Commissione Ue, Bce ed Fmi) può essere definita di “arretrato” e dura almeno un mese dalla scadenza del debito. Se la Grecia continuasse a non pagare, si parlerebbe quindi di un vero e proprio default con tutte le conseguenze del caso (è la prima volta che succede per un Paese avanzato, qui dieci cose da sapere). Il Parlamento greco ha convocato un referendum che si terrà domenica 5 luglio per far decidere direttamente ai cittadini se il piano di salvataggio proposto dai creditori internazionali va accettato oppure no. Se dovesse vincere quest’ultima alternativa, si andrebbe con molta probabilità verso la Grexit, appunto l’uscita della Grecia dell’Euro. Se fino a domenica, invece, i leader europei riuscissero a convincere il loro collega greco ad accettare un accordo con i creditori, lo stesso referendum perderebbe significato.
Ecco il testo del referendum. Fermo alla proposta del 25 e il primo che vedo dove il NO arriva prima del SI #Grecia pic.twitter.com/lfRC36N9hW
— Giovanna Pancheri (@giopank) 29 Giugno 2015
Nelle ultime ore di ieri sera sembrava che il dialogo fra la Grecia e l’Unione europea fosse pian piano ripreso. Il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker – come riporta l’Ansa – aveva messo sul tavolo del premier greco una nuova proposta tesa ad avvicinare ulteriormente le posizioni, visto che comprendeva anche una soluzione per il debito, in cambio del sostegno del governo al sì per il referendum sul nuovo piano. Offerta alla quale il governo greco ha risposto con una controproposta (altre ne verranno presentate oggi) in cui si chiedeva l’avvio di un programma di salvataggio (il terzo a questo punto) dell’Esm della durata di due anni e una ristrutturazione del debito che è stata poi discussa e rifiutata in una riunione straordinaria dell’Eurogruppo che verrà riaggiornata oggi. Da Berlino, Angela Merkel ha fatto sapere che spazi per nuove trattative prima del referendum non ce ne sono: Atene può solo accettare le proposte dei creditori. Intanto, L’agenzia Fitch ha tagliato ieri sera il rating della Grecia a ‘CC’ da ‘CCC’, sottolineando che un default sul debito in mano ai creditori privati è probabile.
Limiti ai prelievi dai bancomat, ma non per i turisti
Naturalmente fra i cittadini ha iniziato a diffondersi la psicosi da contanti e proprio per evitare una crisi di liquidità, il governo greco ha deciso che per tutta la settimana, fino ai risultati del referendum, la Borsa e le banche greche resteranno chiuse.
Da qui, le famose “code agli Atm” comprese quelle dei parlamentari ellenici allo sportello automatico installato nel Parlamento. Ai cittadini greci è stato imposto un limite ai prelievi di 60 euro giornalieri, una misura che non vale però per i turisti e per chi possiede carte di credito e bancomat stranieri – emessi cioè da banche con sede all’estero – come ha precisato un decreto emesso dal governo greco. In questo modo si è cercato di favorire (o almeno di non svantaggiare troppo) l’industria del turismo che per l’economia greca vale il 18% del Pil, soprattutto nel pieno della stagione turistica. Ecco perché il vice ministro del turismo greco Elena Kountoura, si è affrettato a diffondere un comunicato stampa in cui ha rassicurato gli operatori: “i turisti stiano tranquilli, le misure non riguardano carte e bancomat stranieri. Continueremo a garantire elevati livelli di qualità”.
Una soluzione che però lascia il tempo che trova. Le banche sono comunque chiuse, gli atm non vengono ricaricati e, anche senza limiti di prelievo, se lo sportello è vuoto i soldi non ci sono per nessuno (ecco cosa succede a un italiano che prova a prelevare da un bancomat nel centro di Atene)
Al Sole24Ore, Gaetano Stea (Destination manager di Nicolaus Tours, 40 milioni di fatturato, in Grecia da un anno) ha spiegato però che la zona centrale del Paese (come Atene o Salonicco) è diversa dalle isole: “Qui le banche sono chiuse ma a Rodi e Creta non ci sono file agli sportelli. Né dei cittadini ellenici, né dei turisti”.
I consigli del nostro ministero degli Esteri ai turisti italiani restano comunque quelli di verificare che, nei periodi previsti per il proprio soggiorno in Grecia, i servizi siano regolari in porti, aeroporti, ferrovie, banche e ospedali.
Apertura straordinaria delle banche per i pensionati
Il problema però è anche quello di chi la tessera del Bancomat proprio non ce l’ha, cosa che molto spesso capita agli anziani. L’inviato ad Atene di Repubblica, Ettore Livini, ha raccolto diverse testimonianze fra cui quella della 72enne Maria Metaxas: “Me l’aveva detto mia figlia che avrei dovuto imparare a usarla quella benedetta targhetta”, confessa. Non l’ha fatto (“non l’ ho nemmeno ritirata…”) ed è pentita: “In casa mi sono rimasti pochi euro. Se non riaprono la banca, mi tocca andare a casa di mio genero” Per gli “esodati del bancomat” come lei il governo ha disposto un apertura straordinaria delle maggiori banche greche, che giovedì pomeriggio “terranno aperti gli sportelli di 840 filiali solo per servire i pensionati allergici agli Atm. Anche se i prelievi – la legge è uguale per tutti – saranno contingentati a 240 euro”.
Se al referendum vince il Sì
Come testimonia la scelta di mettere sulla scheda del referendum prima il No e dopo il Sì, il governo greco si è schierato sin dall’inizio con il fronte del No. Con la vittoria dei nai, dei “sì” – come riporta Internazionale – comincerebbe quindi una fase caotica dal punto di vsta della politica interna: Tsipras e il ministro delle finanze Yanis Varoufakis, si potrebbero dimettere perché sconfessati dai loro stessi cittadini, ma andrebbero comunque a Bruxelles a siglare il nuovo memorandum di sacrifici con i creditori. Il premier Alexis Tsipras, infatti, è stato chiaro: “Rispetteremo la volontà dell’elettorato, anche se io non sono un uomo per tutte le stagioni”. Con il sì, i greci accetterebbero le proposte rese pubbliche da Jean-Claude Juncker e riportate da Repubblica: “nuovi tagli alle pensioni, obiettivi rigidi di avanzo primario, una dura riforma fiscale, tagli alle spese militari, privatizzazioni e liberalizzazione del mercato del lavoro. I creditori a quel punto dovrebbero sbloccare gli aiuti necessari per saldare i debiti di Atene: l’ultima tranche da 7,2 miliardi del piano di assistenza da 240 miliardi e gli 11 miliardi nel fondo salva banche. Quanto basta per rimborsare gli 1,6 miliardi di prestiti già scaduti dell’Fmi e i 7 circa dovuti alla Bce tra luglio e agosto”.
Se vince il No
Se i cittadini greci decidono per il no, vorrà dire che lo Stato non potranno rimborsare i creditori e a quel punto sarebbe costretto a battere una moneta propria, che potrebbe anche tornare ad essere la vecchia dracma. Le ipotesi sul tavolo, sempre riguardo Livini su Repubblica, sono due: “o una valuta parallela che tenga in corso (pur svalutandosi del 30-40%) l’ euro, o la dracma, segno dell’ addio definitivo alla moneta unica. Le conseguenze sociali ed economiche (fallimento e nazionalizzazione delle banche, choc sull’ economia) sarebbero tragiche e facili da immaginare. Specie per un paese che ha già perso il 27% del Pil in cinque anni d’ austerity”.
Cosa significherebbe tornare alla Dracma
Secondo Dimitrios Giokas, un analista finanziario greco che scrive per l’Huffington Post, ci sarebbero almeno dodici “conseguenze devastanti” se la Grecia tornasse a utilizzare la sua moneta nazionale. Questa infatti verrebbe immediatamente e gravemente svalutata rispetto all’euro, portando di conseguenza a un’inflazione vicina al 40% con seri problemi al potere d’acquisto ellenico. Si innescherebbe poi una fuga di capitali, insieme a un congelamento dei salari e delle pensioni con tutti i disordini sociali che questo potrebbe scatenare. Il Pil si ridurrebbe in maniera importante e il debito pubblico greco raggiungerebbe livelli altissimi (già adesso è a 322 miliardi di euro). Infine, l’isolamento diplomatico ed economico della Grecia non potrà creare le giuste condizioni per far fronte alle evoluzioni geopolitiche della regione ed alle pressioni dei paesi circostanti.