Regione Lombardia ha lanciato una propria piattaforma per la tracciabilità tramite blockchain di carne e latte. E ora apre una consultazione pubblica per aprirsi a terzi
Avere informazioni certificate e sicure sui prodotti che si mettono in tavola sembra essere una delle priorità dei consumatori europei. Finito il tempo del mantra ‘qualunque provenienza purché sia a buon mercato’ si sta facendo strada l’esigenza di avere prodotti sicuri e genuini.
Per venire in contro alle esigenze dei consumatori e offrire un nuovo strumento di comunicazione alle aziende, Regione Lombardia ha deciso di lanciare una propria blockchain per la tracciabilità dei prodotti agroalimentari.
Si è partiti lo scorso anno con la carne del Consorzio lombardo produttori carne bovina e con il latte della Latteria Sociale Valtellina. I consumatori che troveranno questi prodotti nei supermercati potranno risalire alla storia della confezione semplicemente scansionando il QRcode stampato sull’etichetta. Si apriranno quindi delle pagine informative che conterranno i dati oggi in pancia alla pubblica amministrazione e alle aziende stesse.
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La PA si apre alla blockchain
Ad esempio per un litro di latte si potranno conoscere gli esiti dei sopralluoghi degli ispettori sanitari regionali presso gli allevamenti (uso di farmaci, sanità dei capi, igiene delle strutture, etc.) e presso gli impianti di trasformazione. Senza contare i controlli di società terze per quanto riguarda ad esempio il benessere animale.
La piattaforma blockchain sviluppata da Aria, la società in house di Regione Lombardia per la trasformazione digitale, aggrega questi dati a quelli provenienti dalle aziende stesse (il Consorzio e la Cooperativa). Rimanendo nell’esempio del litro di latte si potrà dunque sapere qual è l’allevamento che lo ha prodotto, dove si trova, le caratteristiche della materia prima e tanto altro ancora.
Blockchain a servizio di consumatore e aziende
Si tratta di un’iniziativa vincente sotto diversi aspetti. Primo perché valorizza dei dati oggi in pancia alla Pubblica amministrazione e a privati che fino a ieri erano inutilizzati. Secondo perché mette a disposizione informazioni ai consumatori e aiuta a cementare la fiducia in un settore delicato come quello agroalimentare. Terzo perché offre alle aziende una leva di marketing da utilizzare nei confronti del consumatore.
Infine c’è un aspetto di certificazione del dato che spesso viene sottovalutato. Ci troviamo infatti in un momento di grande proliferazione di blockchain private in cui la singola azienda si dota di questo strumento inserendo in prima persona i dati all’interno della piattaforma. Dati che tuttavia nessuno ha certificato come veri, ma che si basano sulla buonafede dell’operatore. Nel caso della blockchain di Regione Lombardia invece i dati inseriti, resi immutabili dalla blockchain, sono genuini e certificati dalla stessa Pubblica amministrazione, oppure dalle aziende che ritirano e lavorano le materie prime.
Carne e latte rappresentano solo l’inizio perché dalla Regione vogliono estendere questa sperimentazione anche ad altre filiere. Ma non solo, è stata infatti lanciata una consultazione pubblica (aperta fino al 14 febbraio) per tastare il polso del territorio riguardo alla tracciabilità agroalimentare tramite blockchain.
E tramite il portale di Open Innovation la Regione ha già aperto la sua piattaforma a soggetti terzi interessati ad unirsi al progetto. L’obiettivo è quello di attirare aziende del territorio intenzionate a valorizzare le proprie produzioni offrendo una piattaforma su cui sviluppare i propri progetti di tracciabilità blockchain.
D’altronde in un contesto di mercato difficile, in cui ai produttori sono riconosciuti margini sempre più ristretti, avere la possibilità di offrire un valore aggiunto al consumatore rappresenta un vantaggio competitivo nei confronti della concorrenza, magari di origine estera, che produce con altri standard e che arriva sul mercato italiano giocando soprattutto sul basso prezzo.