Con il ceo di SocialFare, programma dedicato ai progetti innovativi a impatto sociale, un bilancio sul terzo batch di accelerazione (in attesa del Social Impact Investor Day), con uno sguardo sulla prossima call, su come sta cambiando il welfare. E non solo
L’Investor Day è sempre un momento speciale per una startup. Di solito è il momento in cui si chiude un percorso di accelerazione e ci si presenta agli investitori. Succede anche alle startup a impatto sociale. Anche ai 5 progetti di di Foundamenta#3, che il 7 luglio sono impegnati nel Social Impact Investor Day. «II programma di accelerazione per startup a impatto sociale lanciato già nel 2015 da SocialFare» ci aveva detto Laura Orestano, ceo di SocialFare, al lancio della call. E aveva aggiunto: «Cerchiamo e selezioniamo soluzioni innovative e imprenditoriali nelle aree tematiche impact sulle quali è attiva la call Foundamenta#3 2017: impact education, co-production, welfare, city.-boost, silver economy, destinations2grow». Ecco, su StartupItalia! siamo entrati nel dettaglio della call e dei progetti selezionati. Ma, alla fine del percorso, il bilancio lo facciamo con Laura Orestano. E proprio mentre è in rampa di lancio Foundamenta#4.
Orestano, siamo al Social Impact Investor Day di Foundamenta#3. Facciamo un bilancio?
«Bilancio positivo: esiste una domanda che ha bisogno di offerta specializzata per accompagnare le startup a impatto sociale ad un migliore raffinamento del proprio prodotto e del servizio, ad un rafforzamento del proprio modello di business e ad una preparazione attenta e di dettaglio verso gli investitori. SocialFare sta sviluppando un’offerta unica a livello nazionale per cogliere la domanda e crescere con le startup e gli impact investor che ci vorranno accompagnare con visione e coraggio».
I progetti di questo batch rispetto a quello precedente.
«I progetti di questo batch sono interessanti perché affrontano sfide non affrontate nelle selezioni precedenti: trasparenza della pubblica amministrazione, mobilità urbana condivisa, recupero degli avanzi della ristorazione, servizi fisioterapici per i soggetti con difficoltà motorie. Sono tutte innovazioni che possono davvero migliorare la qualità della vita e sviluppare scenari di consapevolezza e coesione sociale. Tutte hanno un modello di business scalabile, alcune stanno già fatturando e alcune già raccogliendo investimenti».
Startup a impatto sociale: come si convince un investitore ad mettere risorse in mercati ad impatto sociale e sostenere il valore sociale dei progetti?
«L’investitore sensibile e direi pionieristico che investe in mercati a impatto sociale comprende che ci sono opportunità di crescita e di ritorno sull’investimento: ormai, in altri paesi partiti prima del nostro, c’è evidenza di questo. Inoltre,
l’arretramento del welfare pubblico e le nuove competenze digitali possono creare una convergenza unica per sviluppare nuovi prodotti e servizi con mercato e quindi attrattivi per gli investor
Direi che si convince un investor su tre evidenze: rischio non superiore all’investimento tech, evidenza di ritorno su investimento e sviluppo di nuovi mercati. Inoltre, l’impact investor ha una marcia in più: vuole investire in qualcosa che non abbia solo ritorno economico-finanziario ma generi una ricaduta positiva sulla società in termini di coesione sociale e sviluppo di soluzioni innovative alle sfide sociali contemporanee».
Che cosa l’ha colpita di più della crescita dei progetti?
«Mi ha colpito la dedizione, la passione, la perseveranza dei team: il grande lavoro fatto, davvero di accelerazione. Le metriche, le sperimentazioni, il continuo perfezionamento, senza risparmiarsi. Ci credono e vogliono giocarsela fino in fondo. Innovazione sociale come energia rinnovabile per la società».
https://www.facebook.com/socialfaretorino/videos/1609552155742935/
Foundamenta quarto capitolo: novità?
«Novità importanti ma dovete aspettare ancora qualche giorno per scoprirle live».
Cresce Foundamenta e anche SocialFare, un acceleratore di startup a impatto sociale: come si tengono in equilibrio profitto d’impresa ed esigenze sociali?
«E’ una bella sfida, continua. Le esperienze simili attive in altri paesi ci rimandano ad una sostenibilità fragile degli acceleratori a impatto sociale. Credo però che si debba iniziare a considerare anche un modello “misto” per la loro sostenibilità: mi riferisco al ruolo della filantropia che in questi casi può giocare un ruolo importante investendo nella struttura, nell’organizzazione degli acceleratori, portandoli così a sviluppare e consolidare la propria professionalità, disseminare conoscenza e accelerazione d’impresa; inoltre, penso che valga anche la pena iniziare a misurare l’impatto sociale degli stessi acceleratori di startup a impatto sociale. Noi lo stiamo facendo e i dati quali-quantitativi sono davvero rilevanti. Non solo nuove imprese ma coesione sociale, nuova finanza, ibridazione di know-how, creazione di comunità per il cambiamento, conoscenza diffusa. A vision with a purpose, un modello da replicare e scalare, anche per costruirne sostenibilità».