Un esperimento negli Usa spiega perché una settimana lontani dell’ufficio permette ai capi di capire meglio i dipendenti, e a loro come essere creativi nei propri progetti: ecco la Work from anywhere week
«L’ufficio è un compromesso. Funziona per tutti, ma non è perfetto per nessuno». Mike Del Ponte, fondatore dell’azienda americana di filtri per l’acqua Soma, ha una sua filosofia sulla vita in ufficio. Se alcuni leader di azienda – come la Ceo di Yahoo Marissa Mayer – sostengono che condividere uno spazio di lavoro comune e interagire con i colleghi ogni giorno sia fondamentale e altri, come Matt Mullenweg di Automattic, sostengono che dare ai dipendenti la libertà di lavorare da dove preferiscono sia la scelta più produttiva, Del Ponte sta esattamente a metà. A Soma si lavora tre settimane in ufficio e una «da ovunque».
Lavorare a pieno regime in qualsiasi parte del mondo
Si chiama “Work from Anywhere Week”, la settimana in cui si lavora da ovunque, e, secondo Del Ponte è un modo per dare ai dipendenti dei giorni in cui sviluppare «creatività e produttività senza interruzioni». E dare una spinta anche all’ispirazione.. L’idea è nata quando era in viaggio a Tokyo per una settimana. Cercava di immergersi nella cultura del luogo e di vivere come un vero giapponese. Però doveva anche lavorare e aveva bisogno di un caffè che avesse il wifi e che gli permettesse di inviare qualche email e fare delle telefonate in tranquillità. In quella settimana ha realizzato di essere perfettamente in grado di lavorare a pieno regime anche in una città che si trova dall’altra parte del mondo rispetto al suo ufficio. In più, aveva la possibilità di usare il proprio tempo libero per esplorare un posto nuovo e ricaricare la mente come in vacanza. Una volta tornato ha deciso di provare la “Work from Anywhere Week” per tre mesi e di coinvolgere tutti i suoi dipendenti nell’esperimento.
I vantaggi immediati per i dipendenti, e le loro vite
I vantaggi, stando ai feedback dei lavoratori, sono stati parecchi. Innanzitutto in termini di flessibilità. Ognuno ha potuto programmarsi la giornata come preferiva. Mattina di lavoro a casa, pranzo fuori, pomeriggio in un caffè con un progetto preciso da portare a termine, per esempio. Mike Del Ponte ha deciso di fare un viaggio a Melbourne, in Australia, dove lavorava in un caffè dalla mattina presto fino a pranzo, poi cambiava caffè e lavorava ancora fino alle 3 del pomeriggio. A quel punto staccava, prendeva la bici o faceva lunghe passeggiate per la città e finiva la giornata con una cena.
Positivi sono stati anche i benedici all’ispirazione. Quando ha proposto la Work from Anywhere Week, Del Ponte ha calcolato che i lavoratori potessero essere il 20% meno produttivi rispetto alle giornate in ufficio. Dall’altra parte, però, avrebbero portato nuove idee, prospettive, si sarebbero ricaricati e questo sarebbe stato un aspetto importante per l’azienda.
Infine per la produttività. Rispetto ai calcoli i risultati in termini di produttività sono stati stati sorprendenti. Non solo non è diminuita, ma nella maggior parte dei casi è aumentata. Il fatto di poter scegliere il luogo e i tempi per lavorare hanno messo i dipendenti a proprio agio e li hanno allontanati dalle distrazioni dell’ufficio – il telefono che squilla, prima di tutto. Inoltre, tutti non vedevano l’ora di finire il lavoro per godersi la giornata in libertà. E questo ha fatto essere tutti molto più produttivi.
Una settimana per essere produttivi nei propri progetti personali
I tre mesi di prova, ovviamente, non sono stati perfetti. L’alternanza delle tre settimane di lavoro in ufficio e di quella “libera” ha senso solo a determinate condizioni. «Pensavo che il modo migliore per essere produttivi fosse quello di mantenere lo status quo di una normale settimana di lavoro», ha detto Mike Del Ponte a FastCompany, ma «è stato un errore perché settimana in cui si lavora da ovunque serve per essere produttivi nei progetti personali». Per questo una delle prime regole da osservare nel corso della settimana è quella di cancellare tutti gli incontri che non sono assolutamente necessari. Se l’esperimento nasce per evitare le interruzioni che ci sono in ufficio allora le riunioni non devono farne parte.
I capi capiscono valori e ruoli dei dipendenti, i dipendenti sono più creativi
Questo consente di avere lunghi blocchi di tempo da usare come ognuno preferisce, gestendo al meglio le ore per raggiungere i propri obiettivi. Non significa interrompere del tutto le comunicazioni con i colleghi, ma ridurle e specificare, magari, quando si è disponibili a parlare e quando no. La Work from Anywhere Week è un modo per incoraggiare l’iniziativa nel lavoro e dare la possibilità ai leader di capire meglio qual è il ruolo di ognuno e ai dipendenti di concentrarsi su progetti personali. Bilanciando anche le ore passate in ufficio lavorando in team. E «smettere di lavorare da azienda con il pilota automatico», osserva Del Ponte.