Le origini mediorientali, la passione per la musica, l’allergia agli studi, le uscite pubbliche poco fortunate, le accuse di molestie sessuali contro la sua azienda. Ecco chi è il cofondatore e presidente dell’app di dating più famosa al mondo
Oltre 50 milioni di utenti in 195 paesi. Circa 26 milioni di “match” al giorno e 1 milione e mezzo di appuntamenti alla settimana. Il tutto per un valore stimato in 1,2 miliardi di dollari. Sono i numeri di Tinder, l’app di dating più usata al mondo. E dietro tutto ciò c’è un uomo: Sean Rad, 32 anni, californiano nato da genitori iraniani.
Le origini ebreo-iraniane
Nato nel 1985, le origini di Sean, come detto, sono ebreo iraniane. Vista la più che difficile situazione politica attuale tra Stati Uniti e Iran, in particolare dopo l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca e la minaccia di annullamento dell’accordo sul nucleare, chissà se i genitori di Sean avrebbero potuto trasferirsi negli Usa al giorno d’oggi.
La passione per il rock
Durante la sua adolescenza trascorsa nel Sud della California, Sean coltiva soprattutto l’interesse per la musica. Suona infatti la chitarra elettrica in una rock band. Poi, però, la passione per la tecnologia sorpassa quella per la musica. Una passione trasmessagli dal padre, che gestisce un negozio di prodotti elettronici insieme alla moglie. Secondo le testimonianze dei genitori, Sean da piccolo si divertiva a smontare e rimontare telefoni cellulari, ben prima di possedere il suo primo smartphone.
Niente studi, meglio le startup
Si iscrive a un corso di imprenditoria e business ma prima di terminare gli studi fonda la sua prima startup. Si tratta di un servizio di mailing, chiamato Orgoo, che però non ha grande successo. Il secondo progetto imprenditoriale di Sean va decisamente meglio. Si tratta di Adly, un servizio che mette in contatto brand con celebrità di Twitter. Con la cessione delle quote di Adly mette da parte il denaro necessario per dare vita all’idea che gli cambia la vita: Tinder.
L’idea alla base di Tinder
La curiosità, il desiderio, soprattutto la paura del rifiuto. Tinder gioca su tutti questi sentimenti per basare il suo (enorme) successo. L’idea di Rad e dell’amico Justin Mateen è folgorante: dare la possibilità di entrare in contatto con le persone in un raggio prestabilito di chilometri. Per farlo basta mettere un “like” in forma anonima e sperare che anche il destinatario ricambi il favore. Solo in quel caso si può entrare in contatto e chattare con l’altro utente. Sean ci crede tantissimo, tanto da mettere 50 mila dollari di tasca sua per il lancio dell’app. E i risultati gli danno ragione, con un milione di match realizzati dagli utenti in meno di due mesi. Oggi 1 milione circa di utenti paga per i servizi aggiuntivi, mentre il resto usa l’app in maniera gratuita ma generando comunque introiti più che importanti per la società.
Le accuse di molestie sessuali
Ma non è tutto rose e fiori. Nell’estate del 2014 la dipendente Whitney Wolfe lancia pubblicamente una causa contro Tinder, denunciando Mateen (suo ex fidanzato) di molestie sessuali. Tinder viene descritto come un luogo nel regna la misoginia. Il danno d’immagine è grande, tanto che Rad viene sollevato dal ruolo di ceo, poi ripreso dopo qualche mese per poi essere nuovamente lasciato nel 2016, quando Sean assume la carica di presidente dell’azienda, ormai di proprietà del colosso Match Group.
Uscite poco fortunate
Lo stesso Sean ha spesso alimentato le polemiche con alcune dichiarazioni poco misurate. Un esempio su tutti, la sua “celeberrima” intervista del novembre 2015 al London’s Evening Standard. Tra le altre cose, Rad affermava che una top model “famosissima” lo aveva scongiurato di fare sesso, tanto da disturbarlo quasi al limite dello stalking. Dimostra anche di non conoscere alcuni termini “tecnici”, confondendo “sodomia” con “sapiosessuale”. Ma molte altre volte Sean si è lasciato andare a commenti poco diplomatici, in particolare sul mondo femminile.
L’ossessione per la sua creatura
Sean ha più volte dichiarato di amare Tinder e addirittura di esserne dipendente. Non a caso ha incontrato la sua ex proprio sull’app da lui inventata: si tratta di Alexa Dell, figlia del miliardario Michael Dell (uno dei principali produttori di personal computer al mondo). Poi tra i due l’amore è finito. Molto probabilmente per colpa di… Tinder. Sean ha ammesso di non aver mai cancellato il suo account nemmeno mentre era fidanzato. E non è certo l’unico, visto che circa il 12 per cento degli utenti dell’app sono già coinvolti in una relazione sentimentale.