Ma l’outlook resta negativo e noi restiamo appesi a due gradini dal livello spazzatura
C’era persino chi aveva ipotizzato di sospendere, dato il periodo, il rating, ovvero le valutazioni sulla nostra solvibilità. Non pensando, probabilmente, che sospendere il giudizio sarebbe la peggiore delle recensioni che ci potrebbe toccare in sorte. E c’era pure chi, sotto sotto, si era augurato che le agenzie si mettessero una mano sulla coscienza. Come se le agenzie di rating avessero una coscienza. Non è populismo, ma affermare che i loro giudizi siano pilotabili significherebbe dar credito alla procura di Trani quando si mise a indagarle con l’accusa di aver provocato, durante l’ultima crisi economica, tra il 2011 e il 2012, «una destabilizzazione dell’immagine, del prestigio e degli affidamenti creditizi dell’Italia sui mercati finanziari nazionali ed internazionali».
© Viminale
Qual è il nostro rating?
Fatto sta che l’atteso giudizio di S&P, acronimo di Standard & Poor’s, previsto per questa sera, è arrivato. L’agenzia di rating ha lasciato invariato il rating dell’Italia a BBB, mantenendo l’outlook negativo. Insomma, non abbiamo un futuro roseo. La situazione, però, resta invariata nonostante il rapido deterioramento dell’economia nazionale e, come abbiamo visto con le stime del Fondo Monetario Internazionale, globale.
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Il ministero dell’Economia
Tre anni per risollevarci
Restiamo insomma attaccati con le unghie e con i denti al terzultimo gradino prima del livello “spazzatura”. Subito sotto c’è l‘inferno dei Titoli di Stato. A questo giro l‘abbiamo scampata, tuttavia l’agenzia di rating lancia un avvertimento che faremmo bene a non sottovalutare: «sarà possibile una revisione al ribasso del rating dell’Italia se il debito non sarà messo su una chiara via al ribasso nel corso dei prossimi tre anni e se ci sarà un marcato deterioramento delle condizioni di credito che metta a repentaglio la sostenibilità delle finanze pubbliche, per esempio a causa di misure non sufficientemente di sostegno da parte dell’Eurozona». Insomma, c’è una certa comprensione da parte del censore statunitese: la “Coronacrisis” sarà così dura che S&P non si aspetta che l’Italia rientri in carreggiata nel giro di mesi, ma ci dà comunque un ultimatum, ovvero tre anni per adempiere.
Come sono valutati i nostri titoli di Stato?
Al momento, al netto di questo giudizio invariato, restiamo dunque “BBB” con outlook negativo da parte di S&P e Fitch, cioè a due gradini dal “junk” e “Baa3” con outlook negativo per Moody’s, per la quale la spazzatura è solo a un passo.
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Perché avere BTp “spazzatura” può essere fatale
Cosa succederebbe se i nostri titoli di Stato iniziassero a essere valutati come carta straccia? Diverremmo terreno per gli speculatori, nel vero senso della parola. Investire in BTp nostrani sarebbe troppo rischioso e dunque vietato da statuto per banche e fondi privati che devono anzitutto tutelare i propri clienti evitando di mettere in cassaforte titoli ad alto potenziale cancerogeno. Senza parlare ovviamente del fuggi-fuggi degli investitori che si avrebbe nei giorni immediatamente precedenti e successivi, fuggi-fuggi che innescherebbe una spirale infernale da cui non è facile riemergere.
© Wopke Hoekstra, Twitter
Il declassamento del rating, per un Paese già sull’orlo della pattumiera, può insomma essere fatale. Se accadesse, dovremmo, in quel caso, ricorrere alla BCE, la Banca centrale europea che, in vista di quel momento (o quantomeno per non farsi trovare impreparata) ha già annunciato che accetterà, come garanzia a fronte della liquidità fornita alle banche, titoli che a seguito di un downgrade non avessero più il rating d’investimento, fino ad oggi prerequisito essenziale. La decisione al momento coprirà investimenti solo fino a settembre 2021 ma l’istituto guidato da Christine Lagarde ha annunciato che «può decidere, se necessario, ulteriori misure per continuare ad assicurare la trasmissione della politica monetaria in tutti i Paesi dell’Eurozona».
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Le stime di S&P
S&P prevede che il PIL italiano sprofonderà, per effetto della pandemia, del 9,9% nel 2020, con un rimbalzo del 6,4% nel ’21. La disoccupazione andrà invece all’11,2% mentre il deficit italiano salirà al 6,3% del prodotto interno lordo, con un debito che sfiorerà il 153%. In parte, dunque, si tratta di stime persino più ottimistiche di quelle contenute nel DEF varato oggi dal Governo.