Il più grande mercato online del vino raccoglie denari preziosi per affinare i suggerimenti su misura, incrementare la presenza nei mercati principali (Italia inclusa) e sbarcare in nuovi paesi
Tolti gli astemi, per gli amanti del vino ci sono ben poche che danno maggiore soddisfazione di stappare e degustare una buona bottiglia di rosso. O bianco, dipende dai gusti, dall’occasione e dalle sensazioni del momento. Scommettere sul vino, favorendo il riconoscimento della bottiglia che si ha tra le mani e suggerendo quale scegliere in relazioni alle singole preferenze è la missione di Vivino, l’app nata quasi per gioco nel 2010 e diventato il mercato online più grande del mondo. La conferma è arrivata dal fresco round di Serie D con cui la startup danese ha raccolto 155 milioni di dollari.
Un salto triplo dopo un decennio di lavoro
Guidato dalla svedese Kinnevik e con la partecipazione di Sprints Capital, GP BullHound e Creandum, già investitore della prima ora, la cifra del round è superiore al doppio di tutti i finanziamenti ottenuti nel corso dell’ultimo decennio (il totale è di 221 milioni di dollari) e, manco a dirlo, è stato favorito dall’impennata registrata durante l’ultimo anno, con la pandemia che ha chiuso i locali e favorito l’acquisto online della stragrande maggioranza dei prodotti, incluso il vino. “Si tratta della testimonianza del grande lavoro fatto finora dal team per costruire un business straordinario e finora inesistente, perché non c’erano dati aggregati sul consumo e sulle preferenze di chi ama il vino, mentre ora noi abbiamo 1,5 miliardi di immagini di etichette e una massa di dati strutturati frutto di 10 anni di lavoro e di crescita costante”, spiega Heini Zachariassen, fondatore e Chief Executive Officer di Vivino.
Un 2020 da record
L’imprenditore nativo delle isole Faroe che ha messo il vino al centro della sua vita per caso, cioè per porre rimedio all’impreparazione che tornava ciclicamente a possederlo ogni volta che doveva acquistare una bottiglia per una cena con gli amici, ha le idee chiare sul futuro, anche grazie a un settore in forte ascesa nell’ecommerce, con le stime di vendita digitale degli alcolici per il 2024 che profetizzano un volume di affari superiori ai 40 miliardi di dollari. Vivino vuole assicurarsi una fetta della torta e i numeri dell’ultimo anno promettono bene: vendite per 265 milioni di dollari, con una crescita del 103% rispetto ai dodici mesi precedenti (quando il dato si fermò a 130 milioni di dollari), oltre 48 milioni di utenti che utilizzano la piattaforma per cercare suggerimenti su misura per gli acquisti e che hanno prodotto nel tempo quasi 200 milioni di valutazioni e circa 75 milioni di recensioni sulle bottiglie degustate. Numeri di assoluto rilievo che sono il pane per l’intelligenza artificiale deputata a consigliare il vino giusto per ogni singolo utente. “Così creiamo più valore per la nostra comunità, quindi più valore per l’azienda e più in generale per il settore”, ha dichiarato Zachariassen.
La priorità è affinare i consigli personalizzati
Il piano di crescita per incrementare il business seguirà diverse direzioni, partendo dagli investimenti per affinare la tecnologia della piattaforma al fine di migliorare i consigli personalizzati per eventuali acquisti, da completare via app. In tal senso l’obiettivo primario è proseguire lo sviluppo di Personal Match, la funzionalità che Vivino prova a diffondere ricalcando in buona parte i principi usati da Netflix per agevolare la scelta dei contenuti da vedere da parte degli spettatori. In questo caso, si passa dagli acquisti precedenti, dalle preferenze e dalle varietà predilette, tenendo sempre a mente le informazioni condivise dall’utente su ogni bottiglia di vino, così da proporre un indice relativo alla corrispondenza invece di una scelta dettata dalle valutazioni complessive di un vino. In sostanza, quindi, più bottiglie si valutano e maggiori sono le possibilità di ricevere poi abbinamenti centrati sui propri gusti. Niente di nuovo come processo, qualcosa di inedito a livello di vini, poiché non ci sono competitor in grado di attingere a una mole di dati come quelli che ha a disposizione adesso Vivino.
Maggiore presenza nei mercati strategici e sbarco in nuovi paesi
Altri passi obbligati riguardano l’ampliamento dell’organico, con gli attuali 200 dipendenti che dovrebbero diventare almeno 300, e una maggior profondità nei mercati che fanno registrare gli incrementi più evidenti, come Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Italia, stringendo relazioni con le aziende che vendono vini sulla piattaforma per ampliare il catalogo e offrire diverse iniziative che possano solleticare l’interesse degli utenti. E lavorare anche sul marketing puro, aspetto finora solo sfiorato da Vivino, con azioni più strutturate mirate ad ampliare la platea di potenziali utenti-acquirenti.
Premesso che lo stesso Zachariassen ha rinviato al futuro la possibilità di quotarsi in borsa, un altro fronte caldo riguarda i nuovi mercati in cui Vivino punta ad entrare nel breve-medio periodo, con i primi della lista che sono Messico, Portogallo, Polonia e Giappone.