Ignite, acceleratore inglese, prevede dei programmi per aiutare i founder di startup a sfogarsi e a parlare dei loro problemi, a metà tra ritiri spirituali, riunioni di alcolisti anonimi e incontri di psicoterapia.
Ansia e depressione sono comuni tra gli startupper. Non è facile mantenere l’equilibrio sotto la pressione, la velocità del business dell’hitech. Anche se nessuno è disposto ad ammetterlo. Per questo Ignite, acceleratore inglese, prevede dei programmi per aiutare gli startupper a sfogarsi e a parlare dei loro problemi, a metà tra ritiri spirituali, riunioni di alcolisti anonimi e incontri di psicoterapia.
Il Founders Club dove gli startupper si sfogano
L’idea è di George Bettany, program director, dell’acceleratore. Il progetto è figlio di una sua esperienza quando lavorava in una startup a Newcastle. Bettany racconta a The Next Web che l’azienda condivideva spazi comuni con altri startupper: «Tutti dicevano che le cose andavano alla grande, nascondendo la verità» spiega Bettany che allora ha fondato un Founders Club, una sorta di spazio dove ogni startupper poteva sfogarsi in libertà: «Tutti hanno iniziato a raccontare di quanto fossero stressati, dei problemi nel team, quelli personali. Qualcuno ha pure pianto» racconta. E pare che il club avesse giovato ad abbattere la depressione e l’ansia di molti di loro.
Il programma di Ignite
Appena entrato nell’incubatore Bettany ha voluto replicare l’esperienza. Questa volta in modo più organizzato. Gli startupper dell’incubatore vengono mandati in montagna, scenari bucolici, dove un psicoterapeuta li invita a parlare dei loro problemi personali: «All’inizio erano un po’ sorpresi. Forse si aspettavano di mangiare pizza e bere birra. Poi è bastato che uno dei founder iniziasse a parlare per far partire un bel dibattito sugli stress legati alla loro vita» racconta Bettany.
D’altronde il problema della salute mentale di un imprenditore è una questione che “sta diventando sempre più di primaria importanza e gli acceleratori dovrebbero occuparsene seriamente” spiega The Next Web. Quello di Bettany per ora è solo un esperimento anche se vuole trasformare il “ritiro per founder” in una consuetudine per l’incubatore:
«Tutti parlano di andare sempre più veloce, battere i competitor, ma pochi si soffermano a pensare a quanto sia dura la vita degli startupper. Bisogna liberare il campo da tutte le sciocchezze che si raccontano e informare su ciò che accade realmente nel nostro settore» conclude.